"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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domenica, 18 dicembre 2016Coniugi-testimoni-officiante

Ieri Terzo e Hon si sono uniti in unione civile. Una cerimonia non dissimile dal matrimonio civile, ma quella che si è celebrata nella bella cornice di Palazzo Geremia a Trento era piena di significato per il riconoscimento ufficiale di un legame fra persone dello stesso sesso, così come previsto dalla legge sulle unioni civili recentemente approvata dal Parlamento Italiano. Devo dire che è stato un momento emozionante anche per me che insieme all'amico Beppe Ramina ero coinvolto come testimone di questo rito civile.

mercoledì, 14 dicembre 2016Razi e Soheila Mohebi al Filmfestival di Venezia

Far nascere mille fiori da questo letame.

Mentre ritorno nel cuore di una notte piena di nebbia da Pavia (dov'ero lunedì sera a parlare di Balcani), penso alla triste vicenda di Razi e Soheila Mohebi, derubati di tutto mentre andavano in treno alla Malpensa dove avrebbero dovuto prendere il volo per ritornare dopo molti anni in Iran, paese natale di Sohelia.

Li avevo incontrati qualche giorno fa in piazza Duomo a Trento alla fiaccolata per l'accoglienza. Erano al settimo cielo all'idea di poter fare questo viaggio, insieme a ritroso e oltre. Avrebbero rivisto dopo tanto tempo famigliari, amici e luoghi cari lasciati dietro di sé. Ma anche girato un nuovo film per la cui sceneggiatura Soheila ha recentemente vinto il Premio Mutti al Festival cinematografico internazionale di Venezia. Come sanno fare loro, con pochi mezzi e il genio della creatività.

Poi qualcuno alla stazione di Desenzano entra violentemente nella loro vita, la borsa con i documenti, cineprese professionali, microfoni, pc ed altro ancora sparisce. Razi e Soheila fanno in tempo a vedere la persona che scende dalla carrozza con le loro cose ma in quel momento il treno riprende la sua corsa verso Milano e così l'emozione del viaggio attraverso la loro vita improvvisamente s'infrange in un senso di profondo smarrimento, dolore e rabbia.

Dentro quella borsa non c'erano solo oggetti di un certo valore, c'era il loro mestiere e prima ancora c'era quel po' di cittadinanza che in questi anni si sono con fatica conquistata, documenti di identità, carta di viaggio (il passaporto corrisponde ad una cittadinanza, ma per chi ne è privo è un miraggio), certificato matrimoniale e quel foglio sul quale più volte abbiamo riso insieme e che attesta il loro diritto d'asilo. Per chi è “cittadino del nulla” (Razi e Soheila hanno intitolato così un lavoro cinematografico) i documenti hanno un peso specifico ben diverso rispetto alla nostra normalità.

A Milano sporgono denuncia, hanno visto in volto la persona che li ha derubati, ci sono le testimonianze di alcuni viaggiatori e ci sarebbero poi le telecamere della stazione, ma per un furto fra i tanti non si muove nemmeno un dito. E poi, chi sono questi due? da dove vengono? che lavoro fanno? … Registi? Ma che cosa registrano? Film risponde Sepanta.

Razi e Soheila non riescono a trattenere le lacrime, il loro figlio Sepanta è l'unico a mantenere la calma, ma di fronte alle forze dell'ordine che gli dicono che non c'è niente da fare rimane basito, si era fatto un'altra idea di questo paese. A Razi e Soheila non resta che ritornare a Desenzano a frugare nei cassonetti nei dintorni della stazione, dove forse l'autore si è liberato di ciò che per lui non ha alcun valore. Perché in questo mondo ormai è la vita degli altri a non averne. Ci provano a ritrovare qualche traccia delle loro cose, ma invano e così ritornano mesti verso casa, di nuovo “cittadini del nulla”.

Con Razi e Soheila Mohebi nel corso degli anni è nata una amicizia profonda. Pur nella diversità delle nostre vite è cresciuta fra noi una sintonia di sguardo sulle cose del mondo (che poi non sono “altro” rispetto alle piccole nostre esistenze) che ci ha permesso di costruire insieme un percorso come “Afghanistan 2014”, un'esperienza avviata qualche anno prima di quella scadenza che allora sembrava fatidica (l'uscita dei contingenti internazionali dall'Afghanistan) e probabilmente unica nel suo genere in Italia, improntata sulla conoscenza invece che sull'emergenza, sulla vita invece che sulla cronaca di sangue, sulla bellezza delle relazioni invece che sulla gerarchia dei donatori.

In questo percorso anche i primi due capitoli di una trilogia cinematografica che proprio in questo viaggio Razi e Soheila volevano completare, ma che qualcuno forse per quattro soldi (o magari per altri torbidi disegni) ha deciso di interrompere, insieme con quel po' di fiducia verso il prossimo che le persone per bene sono solite avere.

“Io voglio credere nell'umanità” continua a ripetere Razi ed è la condizione per sopportare l'esilio, l'infinita precarietà, le innumerevoli ripartenze, il sopruso, la cattiveria... Quell'umanità che nei giorni immediatamente successivi a questa triste vicenda si è stretta attorno a Razi e Soheila in questa nostra piccola comunità che ha imparato a sentire queste persone come parte di sé.

Così l'appello postato su facebook da Maria Rosa Mura: «Vi invito a far nascere mille fiori da questo letame. Fiori di amicizia che li possano confortare. Lancio una raccolta di fondi che permetta loro di ricomprare l'attrezzatura di lavoro, posso dare l'Iban a chi lo chiede. Non potremo riacciuffare il loro sogno, i tempi della burocrazia non lo permetteranno, ma forse qualcuno può impegnarsi ad accelerare anche questi aspetti, intervenendo di persona perché si trova nel posto adatto. Passate parola. Facciamo sentire loro che ci siamo».

E a seguire un mare di abbracci che Razi e Soheila – me ne parlavano proprio oggi – hanno accolto con commozione e perfino con imbarazzo. Ma è l'intera comunità trentina a dovervi essere vicini, nel ringraziarvi per il contributo che portate a questa terra in termini di vivacità intellettuale, capacità professionale e prestigio internazionale. E che ancora non vi ha riconosciuto l'ufficialità della cittadinanza.

Statene certi, trasformeremo questa sventura in una nuova opportunità.