"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

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Quattro libri per indagare il nostro tempo
Paul Klee

Un saggio di Ugo Morelli su "Doppiozero"

(24 febbraio 2020) Mettere in dialogo ed intrecciare le riflessioni e gli stimoli che quattro libri, molto diversi fra loro quand'anche accomunati nell'indagare questo nostro tempo, offrono ai lettori: è quanto si prefigge il professor Ugo Morelli che sul prestigioso sito “Doppiozero” posta un articolo dal titolo “Creare un mondo di molti mondi” (https://www.doppiozero.com/materiali/creare-un-mondo-di-molti-mondi) e che qui riprendiamo in versione integrale nell'allegato.

I quattro libri in questione sono quello di Geoff Mann e Joel Wainwright Il nuovo Leviatano. Una filosofia politica del cambiamento climatico” (Treccani, 2019), quello di Grammenos Mastrojeni e Antonello Pasini, Effetto serra, effetto guerra (Chiarelettere, 2020), quello di Paolo Vineis, Luca Carra, Roberto Cingolani Prevenire. Manifesto per una tecnopolitica” (Einaudi, 2020) ed infine quello uscito in questi giorni di Diego Cason e Michele NardelliIl monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite” (Bertelli Editori, 2020). Che a loro volta s'intrecciano con un'ormai vasta letteratura che prova a dare sostanza d'analisi e cittadinanza politica al nodo cruciale di un cambio quanto mai urgente del paradigma riconducibile alle magnifiche sorti progressive che ha governato questo pianeta da almeno due secoli.

Il saggio di Ugo Morelli

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Il Mose non è IN ritardo. Il Mose è IL ritardo
Foto di Gianfranco Bettin

Ieri mattina l'amico Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, ha postato su facebook questo messaggio:

Il MOSE non è IN ritardo.
Il MOSE è IL ritardo, l'errore
che lascia VENEZIA CON L'ACQUA ALLA GOLA.

Stanotte 187 cm, la seconda marea della storia, dopo il 4 novembre 1966 (194 cm).

Ora, piagnistei e alte grida di politicanti e opinionisti corrivi o ignoranti sui "ritardi" del Mose, che lascerebbero Venezia esposta.

Ma il Mose non è IN ritardo: il Mose è IL ritardo, il Mose è L'ERRORE storico che, con la prepotenza, con la corruzione, con l'insipienza, è stato imposto alla città, evitando perfino di verificare le praticissime alternative esistenti, più semplici, più efficaci, che avrebbero da anni già messo Venezia in sicurezza, senza sprecare tempo e una montagna di soldi, soprattutto senza farle correre i rischi mortali che sta correndo, che ha vissuto, di nuovo, in questa notte tragica.

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Per farsi rieleggere Trump ha dichiarato guerra all'Iran
da Famiglia Cristiana

di Fulvio Scaglione *

Per il presidente degli Stati Uniti eliminare un generale iraniano è un ottimo sistema per trasformare il tentativo di impeachment in un atto antipatriottico. Ora chi lo accusa passerà per traditore dell'America. E intanto in Libia si muove dietro le quinte Erdogan. Il Medio Oriente è ormai una polveriera

A quanto pare, nemmeno la terribile “lezione” del massacro siriano riesce a far rinsavire i potenti. Altre guerre per procura si annunciano, altre stragi di civili si preparano per un 2020 che comincia esattamente da dove era crudelmente finito il 2019. I droni americani hanno ucciso, a Baghdad, il generale iraniano Qassem Suleimani, 62 anni, che era il comandante dei Guardiani della rivoluzione ma, soprattutto, l’uomo di fiducia dell’ayatollah Alì Khamenei, la guida suprema dell’Iran, in tutte le situazioni di crisi in cui la Repubblica islamica avesse messo mano: Iraq, Siria, Libano, Yemen. Un colpo durissimo per l’Iran, perché Suleimani che aveva combattuto giovanissimo nella guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, aveva un’esperienza che lo rendeva quasi insostituibile.

 

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Reinventare la Politica, insieme
da https://pontidivista.wordpress.com

di Federico Zappini

Provo a intervenire nel dialogo iniziato da Giuliano Muzio e dal direttore Paolo Mantovan sulle pagine de Il Trentino. Mi ha molto colpito il sondaggio proposto da La Repubblica nell’edizione di domenica. Un elettore su quattro si dice attratto dal “partito” delle Sardine. Lasciando da parte qualunque tipo di speculazione, è interessante interrogarsi sul significato della rilevazione statistica offerta da Ilvo Diamanti.

Che due settimane di mobilitazioni sanamente pre-politiche determinino un tale scostamento in termini di consenso – almeno potenziale – ci dice di un tessuto sociale frammentato e incerto, di un’opinione pubblica che reagisce in maniera adrenalica e scomposta a sollecitazioni che basano il proprio successo su quella che Anne-Cécile Robert chiama “strategia dell’emozione”. Una reattività umorale che mette in secondo piano – quando non lo esclude – il tempo necessario dell’analisi. E’ il primato della percezione. Il prevalere del “sentire” sul pensare, che prende il posto di un dialogo fecondo tra ragione e sentimento, di un vicendevole – e generativo – completamento tra le componenti fondamentali dell’essere umano.

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Sfidiamoci! Per essere all’altezza della crisi che dobbiamo risolvere
Paul Klee

di Federico Zappini

Esattamente venti anni fa, a Seattle, fa la sua comparsa il movimento no-global. Nasce per segnalare i rischi della globalizzazione che – a quel tempo – contava sostenitori entusiasti e acritici tanto a destra quanto a sinistra. Ecologia e migrazioni. Giustizia sociale e femminismo. Lotta alla finanziarizzazione predatoria dell’economia e richiesta di ri-democratizzare la Democrazia. Le questioni in campo non sono cambiate. Allora erano una profezia. Oggi possiedono l’urgenza dell’ultima spiaggia.

A quella prima onda seguirono il luglio feroce (di desiderio e repressione) di Genova e il corto circuito dell’11 settembre, generatore dell’etichetta menzoniera dello scontro di civiltà. Da lì ci si è mossi scompostamente conoscendo le conseguenze della crisi globale del 2008, ancora qui a testimoniarci la sua non transitorietà.

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Il rischio di vivere al passato
I protagonisti di un ciclo concluso

Dal Corriere del Trentino di ieri 3 gennaio 2020 un commento di Simone Casalini sull'approssimarsi delle elezioni comunali a Trento.

di Simone Casalini 

Alla vigilia del 3 maggio, quando apriranno le urne per le elezioni comunali, saranno venticinque anni di governo di centrosinistra della città di Trento, trenta se si considera che Lorenzo Dellai — padre del moderno centrosinistra trentino — venne eletto sindaco nel 1990 all’età di 30 anni con una coalizione che comprendeva Democrazia cristiana, Partito socialista e Verdi (per la prima volta al governo con due assessori). Era l’epifania di un nuovo ciclo storico che si sarebbe poi trasferito in Provincia e che rappresentò anche la risposta politica a Tangentopoli e al bisogno di un rinnovamento, presto incarnato nell’area popolare e post-democristiana dalla Margherita.

 

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Non resta che il ritiro della delega?
Salvini

di Vincenzo Calì

(12 novembre 2019) Chi l’avrebbe detto, solo un paio di anni fa, che la metamorfosi di cui parla Marco Damilano (Salvini da leader estremista a capo dei moderati italiani) avrebbe dato il via anche in Trentino alla marcia trionfale della Lega?

Si avvicinano le elezioni comunali e non è difficile prevederne l’esito, con la vittoria leghista a Trento e Rovereto a coronamento dei risultati già raggiunti nelle elezioni politiche, provinciali ed europee.

A certificare il saldo insediamento leghista manca solo, in tempi di riscoperta del simbolismo religioso, la risalita in terra trentina delle tre colombe custodi dei martiri d’Anaunia, portatrici del messaggio del leggendario Alberto da Giussano.

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