"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Economia

Il rapporto Caritas 2016 sulla povertà e l'esclusione sociale
La copertina del rapporto

(17 ottobre 2016) E' stato presentato on-line oggi Rapporto 2016 di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale dal titolo "Vasi comunicanti" che affronta questi temi allargando il proprio sguardo oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte.

Il dato di aumento della povertà dal 2007 ad oggi è sconcertante: da 1,8 milioni di persone povere nel 2007 (il 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).

Come per le precedenti edizioni - questa è la quindicesima - il Rapporto è frutto dell'analisi dei dati e delle esperienze quotidiane delle oltre duecento Caritas diocesane operanti su tutto il territorio nazionale, aggiornati al 2016.

 

Dacca, orrore e falsa coscienza
Operaie al Rana Plaza

«Tempi interessanti» (49)

Il 24 aprile 2013 a Savar, nella grande periferia di Dacca (Bangladesh), crollava come un castello di carte il “Rana Plaza”, un edificio di otto piani che ospitava decine di laboratori tessili, oltre a negozi, abitazioni e una banca. Questi ultimi erano stati in precedenza evacuati per il manifestarsi di crepe nel palazzo, i laboratori no. Morirono 1129 persone, i feriti furono 2515...

... dovremmo sapere che “l'esercito invisibile che solca il mondo” di cui parlava Mario Calabresi su “la Repubblica” non è un tutt'uno indistinto, che gran parte dell'internazionalizzazione si fonda sulla deregolazione più offensiva verso i diritti della persona, che anche nella “banalità del bene” alberga l'insidia dei “civilizzatori” e che non basta aiutare una ong per togliersi di torno la falsa coscienza...

Un festival da ripensare
Il festival visto da Rudi Patauner nel 2010

«Tempi interessanti» (46)

... Come si fa di fronte all'insostenibilità di un modello di sviluppo che ha fatto della crescita il suo comandamento riproporre questo mantra come se fosse la soluzione e non invece parte rilevante del problema? Come non vedere che nel 2015 questo pianeta già a metà di agosto aveva consumato quanto gli ecosistemi erano in grado di produrre a livello globale nell'arco di un anno? Come non comprendere che il carattere limitato delle risorse (e la risposta che viene dall'asserita non negoziabilità dei propri stili di vita) è all'origine di quella terza guerra mondiale che si combatte fra inclusione ed esclusione e che invano Papa Francesco denuncia dall'inizio del suo apostolato? ...

La partita del referendum del 17 aprile.
Petrolio

 

La vittoria del SÌ al referendum del 17 aprile potrebbe dare una spallata ad un castello di bugie e mostrare che la strada verso la democrazia energetica, verso una promozione sostenibile dei talenti sani dei nostri territori (paesaggio, cultura, turismo, pesca e agricoltura sostenibili, eccellenze agro-alimentari) è segnata e che non si torna più indietro.

di Annalisa Corrado*

(31 marzo 2016) Pensavo fosse incompetenza o mancanza di visione. Fresca di laurea, folgorata sulla via dell’energia come “madre di tutte le battaglie” da combattere (contro le crisi internazionali, i ricatti dei potenti detentori delle risorse, contro le crisi sociale, ambientale e poi anche economica), ero ingegneristicamente innamorata dell’idea che sole, vento, biomassa, maree e calore della Terra, assieme alle intelligenti evoluzioni della tecnologia, avrebbero mostrato di lì a poco la via per costruire una nuova “democrazia energetica” e, ingenuamente, pensavo il freno fosse causato “solo” dalla manifesta incapacità strategica di un apparato politico/burocratico stanco, cinico e clientelare. invece sbagliavo di grosso.

 

Tra i segreti del Ttip
Manifestazione contro il Ttip in Europa

Finora massima segretezza sul trattato Usa-Ue. Nella sala di lettura allestita per l'occasione, funzionari sempre attenti che controllavano anche i suoi appunti: nessuna fotocopia, fotografia o utilizzo di computer. Tempo concesso: un'ora. Per 800 pagine.

di Giulio Marcon*

(10 giugno 2016) Lunedì 30 maggio, ore 10.00, via Veneto, Roma: sono davanti al palazzone che ospita il ministero dello Sviluppo economico. È qui che è stata allestita la Sala di lettura dei documenti della bozza di accordo del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), tra Unione Europea e Stati Uniti. Da questo accordo dipendono per i prossimi anni i commerci ma anche gli standard ambientali, sanitari e sociali e delle tutele per i cittadini.

Le trattative sono state condotte finora nella massima segretezza. Soltanto un “leak” di Greenpeace, a inizio maggio, ne ha rivelate alcune parti. Adesso, a seguito delle pressioni per una maggiore trasparenza, è stata istituita questa Sala di Lettura a cui sono ammessi solo i parlamentari e alcuni alti funzionari governativi.

Sono il primo ad arrivare. Al portone del ministero in Via Veneto mi ferma un carabiniere «Lei è nella lista?». Sì, sono un deputato. «L’accompagno al quarto piano. Sa le regole?». Le regole sono quelle stabilite dai negoziatori europei e dal governo italiano. «Gliele anticipo», dice il maresciallo: non si possono fare fotocopie, non si possono fare foto, non si possono trascrivere le pagine. Solo appunti a penna, da controllare alla fine.

Pascoli: un lungo autunno
Razza Rendena

di Giuliano Beltrami *

Uomini e animali, un rapporto millenario e leale. Ci fu un tempo... La prendiamo alla larga per dire (senza romanticismi o nostalgie. Vuoi avere nostalgia per la povertà?), ci fu un tempo, dicevamo, in cui ogni paese dell’arco alpino, in un’economia chiusa, aveva le sue malghe, sempre monticate. E i suoi riti. Come la scelta del “vachèr”, del sottoposto, del “casèr”, degli aiutanti. Per dirla in italiano, il pastore, il casaro e giù giù fino ai bocia. La strada che conduceva ai pascoli e alle malghe in alcuni paesi veniva sistemata attraverso il lavoro degli stessi allevatori, che davano le “ore” (di volontariato) in base al numero di vacche che avevano nella stalla. In quel tempo (sono passati alcuni decenni, ma nemmeno tanti) a metà stagione si faceva la pesa del formaggio, e se ne faceva una (definitiva) alla fine della stagione.

 

Festival dell’Economia e la difficoltà di una scrittura originale
Festival

di Federico Zappini

(23 gennaio 2016) Il 2016 sarà l’anno di Netflix, la società americana che offre servizi streaming on demand per la visione di film e serie tv. Presente (o in procinto di arrivare) in più di 190 paesi del mondo fonda il suo successo principalmente su due aspetti. L’accesso personalizzato all’offerta – appunto a richiesta – da un lato e, caratteristica tutt’altro che secondaria, l’alta qualità di ognuna delle proposte contenute nel suo corposo catalogo, in continuo aggiornamento. Netflix porta all’estremo la libertà di scelta per l’utente associandola alla scommessa su scritture originali, dai forti tratti di unicità. Un Festival economico – non potendo seguire fino in fondo una strategia on demand nel costruire il suo calendario di eventi – farebbe bene a concentrarsi maggiormente sulla capacità di mettere a punto la propria “sceneggiatura”.

Scrivo queste poche righe – prendendo spunto a piene mani dal mondo e dal vocabolario dei serial tv – nel giorno in cui viene svelato il titolo della prima puntata della seconda stagione del Festival più famoso di Trento. Seconda perché dopo dieci edizioni, festeggiate nel giugno scorso, era lecito aspettarsi che il comitato organizzatore sentisse il bisogno di rinfrescare un po’ lo show, lavorando su trama (contenuti), personaggi (ospiti) e format.

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