Il numero di agosto di Montagne360 torna a parlare del devastante evento meteorologico che nel 2018 ha abbattuto milioni di alberi nel Nord-Est, sottolineando ancora una volta l'importanza della sostenibilità ambientale per le scelte future. E dedica due pagine al libro “Il monito della ninfea”.
Quello che segue è il Comunicato dell'Ufficio stampa del Club Alpino Italiano
"C'è molto da imparare": inizia con queste parole lo speciale del numero di agosto della rivista del Club alpino italiano Montagne360, intitolato "La voce della natura" e dedicato alla tempesta Vaia, un tema attuale più che mai. La scelta di tornare a parlarne è spiegata dal direttore Luca Calzolari, che scrive: «ogni volta che si perde un albero non dobbiamo immaginare quella mancanza solo come una sottrazione al panorama da cartolina che tanto amiamo. Perché le implicazioni di quello schianto sono molteplici e rilevanti, da qualsiasi punto si guardi la faccenda. C'è l'ovvia rilevanza ambientale, certo. Ma anche quella economica ed ecosistemica. Preferiamo dunque non dimenticare, perché la storia è essa stessa memoria e insegnamento, e dedicare spazio al futuro, ai progetti, alle idee. E ancora una volta la parola chiave è sostenibilità».
Le due pagine della Rivista nazionale del CAI dedicate al libro
di Roberto Pinter
(25 giugno 2020) Si sa che il mondo e la vita sono lastricate di buoni propositi, come quando dopo una sbornia ci si ripromette di non farlo più ma il proposito dura fino al sabato successivo. Non era però fuori luogo immaginarsi che la ripartenza dopo il lockdown potesse essere all'insegna di una diversa consapevolezza. Non dico di un mondo diverso, ma almeno con diverse priorità. Dalla riorganizzazione sanitaria alla cura dell'ambiente, dalle risorse per la scuola alla protezione sociale.
Invece si infilano i buoni propositi nei documenti programmatici e si continua ad immaginare che ci sia un solo modello di sviluppo, che l'importante è recuperare risorse per sostenere le imprese e far ripartire gli investimenti senza scegliere la direzione. Tant'è che si rischia di trattare tutti nello stesso modo, senza scegliere l'innovazione, una maggiore giustizia sociale e il contrasto al cambiamento climatico. Nemmeno il lavoro riceve la necessaria attenzione, lasciando che in nome della flessibilità ci siano solo marginalità e precariato.
sabato, 20 giugno 2020 ore 17:30
Era già stata programmata per il 27 febbraio. Poi la pandemia ha stravolto le nostre esistenze. Ora sabato 20 giugno alle ore 17.30 ci riproviamo, questa volta all'aperto così da garantire il distanziamento dei partecipanti ma soprattutto per riprenderci gli spazi di convivialità della città. Per questo lo faremo in strada, precisamente nell'area pedonale di via San Martino nei pressi della Libreria "due punti", che promuove l'evento. E con ancora più forti argomenti, considerato che questo libro – uscito due settimane prima dello scoppio della pandemia – si rivela nelle molte testimonianze dei lettori un'utile chiave di lettura del nostro tempo.
In dialogo con gli autori, Diego Cason e Michele Nardelli, ci saranno la vicepresidente della SAT Elena Guella, il professor Ugo Morelli e l'antropologo Annibale Salsa. E le molte altre persone che vorranno partecipare, finalmente di persona, all'incontro.
Trento, via San Martino 78 (all'aperto)
Una trasmissione di Fahrenheit (RAI, Radio 3) lo scorso venerdì 13 gennaio dedicata ai temi proposti dal libro “Inverno liquido” di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli (DeriveApprodi, 2023).
Inverno liquido: paesaggio e cambiamento climatico
Alle 15: Susanna Marietti di Antigone commenta il rapporto Human Rights Watch | Alle 15.30: Parlare di paesaggio senza agire per il paesaggio, soprattutto in montagna. Con Ugo Morelli e Luca Martinelli | Alle 16: Melania Mazzucco racconta "Self-portrait", Einaudi | Alle 16.30: Fahre-scuola. Censimento dei giardini scolastici. Con Riccardo Morri, docente di geografia all'Università La Sapienza di Roma.
Che potete ascoltare al minuto 38 cliccando sul seguente link:
giovedì, 4 giugno 2020 ore 21:00
Montagna friulana tra problemi e sviluppo: giovedì 4 giugno 2020, ore 21.00
Si parlerà della montagna friulana, tra problematiche e prospettive di sviluppo, nel quinto appuntamento de “I giovedì del Patto”, la serie di eventi online settimanali organizzati dal Patto per l’Autonomia per contribuire al dibattito sulla ripresa post Covid-19 dialogando con ospiti illustri in stretta interazione con il pubblico della rete. L’appuntamento è per giovedì 4 giugno, alle 21, sulla pagina Facebook del Patto per l’Autonomia con Franco Corleone, già parlamentare e sottosegretario alla Giustizia, tra gli autori di un manifesto per la Carnia dopo la pandemia, e con Michele Nardelli, saggista e ricercatore, consigliere nazionale di Slow Food, autore con Diego Cason del libro “Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite”.
Dialogheranno con loro il segretario del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, e i sindaci di Forni Avoltri, Sandra Romanin, e di Treppo Carnico, Luigi Cortolezzis, che ha elaborato con Corleone il documento sul futuro della Carnia.
Incontro online, pagina facebook del Patto per l'Autonomia
di Alessandro Graziadei *
(4 giugno 2020) “La percezione dell’estrema vulnerabilità (e dei mezzi limitati per fronteggiare la potenza della natura) è probabilmente il più forte e duraturo lascito che Vaia ci ha messo sulle spalle. Una lezione, almeno per chi intende imparare”. Il libro di Diego Cason e Michele Nardelli “Il monito della ninfea” parte dalla tempesta che ha sconvolto le Dolomiti nel 2018 per parlarci della “cultura del limite” e lo fa con uno sguardo lungo che va ben oltre l’emergenza.
Nella sera e nella notte di lunedì 29 ottobre, in molti luoghi delle Dolomiti, a distruggere tutto è stata una tempesta che porta il nome di una signora tedesca: Vaia Jakobs. È lei che ha ricevuto la possibilità di dare il proprio nome alla bassa pressione che ha attraversato l’Europa nel 2018 e che l’Istituto Meteo dell’Università di Berlino vende dal 1950 per finanziarsi. Nonostante l’allerta meteo, pochi potevano immaginare che la signora Vaia Jakobs sarebbe stata ricordata per i venti tra i 120 e i 190 km/h e i rovesci da 700 millimetri di pioggia in 72 ore, che hanno investito 494 comuni, lasciando in eredità 8 morti (2 in Trentino) e più di 42.500 ettari di bosco schiantato (circa 8,6 milioni di metri cubi di legname). Al netto di altri disastri, visto che Vaia è stato un evento che ha inaugurato la “possibilità continua” di fenomeni tipici delle aree tropicali anche nelle Dolomiti, per rimettere tutto a posto forse non basteranno cent’anni. Solo in Trentino i danni causati da Vaia ad edifici privati e alle infrastrutture pubbliche sono stati quantificati in 360 milioni di euro, mentre altri 12 milioni e mezzo serviranno per ripristinare la viabilità forestale.
Diego Cason parla del suo ultimo libro "Il monito della ninfea" scritto con Michele Nardelli. Si tratta di un lavoro sulla tempesta Vaia, sui suoi effetti e sul ruolo dell'uomo nel determinare gli scompensi climatici che causano fenomeni devastanti quali appunto la tempesta che si è abbattuta sulla regione dolomitica a fine ottobre del 2018.
Nel video su youtube che puoi vedere qui: https://youtu.be/WzQkB3l30xI
«Tempi interessanti» (103)
... E' anche possibile che per la prima volta da quando il Global Footprint Network calcola il giorno del superamento (1970), il 2020 sia rilevato con molto ritardo (o non lo sia affatto), per quanto l'anno in corso rappresenti una particolare anomalia. Ma non per questo meno interessante se pensiamo, come ha ricordato Silvano Falocco nel confronto promosso da POP dal titolo “Una nuova generazione di idee per il mondo nuovo” (lo potete trovare sulla mia pagina facebook o su quella di POP), che nei primi quattro mesi del 2020 si è calcolato che la riduzione dell'emissione di CO2 nell'atmosfera è stata del 7,2%, un po' meno di quello che la Commissione sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite ha indicato come obiettivo annuale (7,6%) per riuscire a contenere in 1,5 gradi il surriscaldamento terrestre entro il 2030. ...
di Emilio Molinari *
Un vento a 150 km/h, lo schianto di un bombardamento e l'inimmaginabile. 42500 ettari di bosco, cancellati. Cancellata la storia di luoghi. Una cultura millenaria come quella della montagna e delle sue comunità, già spopolate o stravolte dalla modernità e dagli stili di vita consumistici, perde un pezzo, ma lo perdiamo tutti. Questo sta scritto nel libro “Il monito della ninfea” di Michele Nardelli e Diego Cason.
Perdiamo ossigeno, perdiamo lavoro di cura del territorio, perdiamo bellezza, perdiamo piaceri tutti nostri, che non si comprano in un centro commerciale, come camminare soli in un bosco, mentre il tuo cervello è libero di far volare i tuoi pensieri, perdiamo profumi, leggende, canzoni.
Sul disastro della tempesta Vaia, gli autori ci danno dati e cifre, mischiando ambiente, economia e dolorosi sentimenti. Scandagliano il disastro per andare oltre, ne descrivono le interconnessioni con il mondo globalizzato, con il clima e il riscaldamento dei mari, con i disastri precedenti e quelli che si annunciano, evidenziano quel vento, nella metafora del famoso “battito delle ali di una farfalla” che qui si vede, si materializza, si ripercuote a migliaia di chilometri, sui mercati globalizzati del legno il cui prezzo precipita e qualcuno si arricchisce a dismisura e altri si impoveriscono.
Premio Leggimontagna, le motivazioni della giuria per "Il monito della ninfea"
La sezione saggistica del prestigioso Premio Leggimontagna giunto nel 2020 alla sua diciottesima edizione ha avuto due vincitori. Il primo classificato è stato il volume edito da Einaudi "L'impero in quota. I Romani e le Alpi" di Silvia Giorcelli Bersani. Il secondo premio è andato invece ad una piccola casa editrice, la Bertelli Editori di Trento, con "Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite" di Diego Cason e Michele Nardelli. Accanto a queste opere, il riconoscimento come premio alla carriera per Annibale Salsa con il suo libro "I paesaggi delle Alpi. Un viaggio nelle terre alte fra filosofia, natura e storia (Donzelli Editore, 2019). Complessivamente le opere in concorso erano trentadue, di altrettanti autori italiani ed europei.
Forse basterebbe questo per descrivere il valore di questo riconoscimento e, insieme, l'emozione per aver raggiunto un risultato sostanzialmente inaspettato per un libro dal forte accento politico che parla della tragedia Vaia e, più in generale, dell'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo. Lo si evince anche dalle motivazioni della giuria dedicate a "Il monito della ninfea":
«Un libro documentatissimo, ma agile, dedicato al tema degli equilibri, dei disequilibri e dei limiti. Un volume militante che nasce dalla constatazione che è ormai impossibile pensare alla realtà della montagna prescindendo da ciò che è accaduto alla fine di ottobre del 2018. Vaia, infatti, non ha lasciato soltanto segni di devastazione; ha inciso in profondità anche su analisi, riflessioni, capacità progettuali, obbligando a riflettere sugli effetti diretti e indiretti del nostro stile di vita e sulle scelte economiche e politiche che lo reggono. Ogni passaggio è sorretto da cifre e statistiche e accompagnato da citazioni mai casuali che rafforzano il concetto che è necessario uno sguardo globale che superi e dia significato alle analisi specialistiche e alla quantità di dati prodotti dai diversi settori della ricerca scientifica e sappia porre le basi per offrirci la capacità di cogliere le interrelazioni fra i fenomeni che caratterizzano gli squilibri ambientali e che possono influire anche su eventi ancor più drammatici come le pandemie».
"The battle of Chernobyl" del regista Thomas Johnson
Trantaquattro anni fa. Ricordo perfettamente quei giorni, la sensazione di inquietudine mentre, nei giorni immediatamente successivi di quel 26 aprile 1986, quando il vento e poi la pioggia riversarono l'onda lunga della nube tossica nelle nostre vite e di cui oggi i ricercatori trovano tracce persistenti nei ghiacciai alpini in scioglimento.
Trentaquattro anni fa percepimmo in maniera tangibile quale fosse il significato della parola interdipendenza. Oggi, trentaquattro anni dopo, in molti ancora parlano di sovranità, senza rendersi conto che i confini sono solo una nostra invenzione. Oggi, in piena pandemia Covid 19, ancora pensiamo che il modello di sviluppo della crescita illimitata non possa avere alternative. E che possiamo farcela da soli.
La visione del documentario di Thomas Johnson "La battaglia di Chernobyl" (Francia, 94’, 2006), forse il miglior documentario sull’incidente nucleare, assai poco conosciuto e trasmesso nel nostro paese, risulta molto istruttiva per comprendere che cosa significa la cieca fiducia nel progresso.
di Francesco Picciotto
(1 aprile 2020) Figlio della mia formazione ambientale ed ecologica ho pensato per lungo tempo che il concetto di resilienza fosse un concetto esclusivamente positivo. L'idea che le comunità naturali, gli habitat, le specie, potessero reagire alle avversità recuperando, in tempi ragionevoli, salute ed equilibrio mi è sempre sembrata la via che Gaia ci indicava per dirci “ecco come si fa...imparate da me e nulla potrà farvi del male in maniera irreparabile”.
Poi ho capito che anche la resilienza stava diventando uno strumento pericoloso in mani di altri. Non ho capito bene cosa ne ha fatto la psicologia, ambito che non conosco e del quale quindi non mi sento di discutere, anche se la sensazione è che il termine in quel campo sia stato utilizzato in maniera esagerata almeno “quantitativamente” parlando.
So però, soprattutto grazie alla lettura di un libro, la sorte che è toccata alla resilienza quando si parla per esempio di cooperazione internazionale. Li il sistema è stato capace di imporre il proprio punto di vista passando da una situazione nella quale, magari maldestramente, si riusciva ad immaginare un mondo più giusto per raggiungere il quale bisognava dare a tutti le stesse risorse e le stesse possibilità ad un'altra situazione (nel tempo appunto della resilienza) nella quale il sistema si rende conto che su questo pianeta non ce ne è per tutti e invece di immaginare una rivoluzione dei consumi, un cambiamento dei sistemi produttivi e degli stili di vita, una (udite udite....che orrore!) decrescita felice, si immagina piuttosto che non è detto che “tutti possano e debbano farcela”. Così si tira fuori dalla manica la resilienza: “tu uomo o donna (meglio donna che dirlo fa figo!) di quello che non chiamo più terzo mondo (perché dirlo non fa più figo!) vuoi salire sul mio carro (ahimè sempre più stretto)? Allora devi dimostrare a me, secondo i miei parametri, che sei resiliente”. In sostanza devi dimostrarmi di essere capace di reagire positivamente ai disastri e alle vessazioni che i miei stili di vita reiterati ed imperituri hanno prodotto alla tua vita e al tuo ambiente e solo allora io ti garantirò uno strapuntino sul mio treno lanciato verso un futuro radioso.
Secondo uno studio dell’Università di Harvard condotto dall’italiana Francesca Dominici, sul lungo periodo basta un piccolo aumento nei livelli medi di polveri sottili per far salire la mortalità del 15%
di Elena Tebano *
Gli effetti di Covid-19 sono più letali nelle zone dove c’è un maggior inquinamento atmosferico da polveri sottili. È quanto emerge da una ricerca dell’Università di Harvard guidata dall’italiana Francesca Dominici, una delle massime autorità in materia. «Abbiamo scoperto che sul lungo periodo basta una differenza di un microgrammo nella media di pm 2,5, il particolato ultrasottile, per aumentare il tasso di mortalità del nuovo coronavirus del 15%» spiega la professoressa Dominici al telefono da Boston. Le pm 2,5, chiamate anche «polveri sottili» sono micro particelle inquinanti e cancerogene prodotte per esempio (ma non solo) dagli scarichi industriali, delle auto e dei riscaldamenti, così piccole che riescono a penetrare negli alveoli dei polmoni e poi nel sangue, e quindi a danneggiare l’organismo. Non è la prima volta che viene riscontrato un legame tra inquinamento dell’aria e pericolosità del Cov-Sars-2, ma lo studio di Harvard poggia su solide basi numeriche. Si tratta infatti di un’analisi di «biostatistica», la disciplina che impiega calcoli statistici su grandi quantità di dati per la ricerca medica e biologica.
sabato, 22 febbraio 2020 ore 15:00
Il coordinamento No Valdastico Nord - A31 invita al Flash Mob di questo sabato 22 febbraio in Via Garibaldi, a Trento alle ore 15.00 per ribadire ancora una volta, assieme alle ragazze e ai ragazzi di Fridays For Future Trento, il nostro netto NO al prolungamento a Nord della A31, quella che dovrebbe essere la Valdastico Nord. Un progetto assurdo ed anacronistico, mirato al beneficio di pochissimi a scapito della salute e del benessere di molti.
https://facebook.com/events/s/inizio-opere-di-costruzione-va/747776499080468/
Trento, Via Garibaldi
venerdì, 7 febbraio 2020 ore 18:00
«... resta pur sempre valido il monito espresso dall'immagine della ninfea che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni, di modo che, il giorno che precede la copertura dell'intera superficie dello stagno la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero, è portato intimamente a credere all'imminenza della catastrofe»
Si svolge oggi venerdì 7 febbraio 2020, alle ore 18.00, presso la Sala degli Affreschi di Palazzo Piloni, Sede della Provincia, in Via S. Andrea a Belluno la prima presentazione del libro di Diego Cason e Michele Nardelli "Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite" (Bertelli Editori, 2020)
Una riflessione sugli effetti sociali di Vaia, sul suo impatto e significato sui diversi versanti delle Dolomiti, sulle responsabilità nella cura dell’unica Terra che abbiamo.
A parlarne con gli autori sarà la giornalista Francesca Valente.
Belluno, Sala Affreschi di Palazzo Piloni, Via S.Andrea