
(22 marzo 2013) Questo intervento è uscito oggi, in occasione della giornata mondiale per il diritto all'acqua, sul quotidiano L'Adige. In allegato l'ordine del giorno approvato dal Consiglio Provinciale su proposta di Michele Nardelli sullo scorporo del ramo acqua da Dolomiti Energia e per la costituzione di un nuovo soggetto interamente pubblico per la gestione del servizio idrico in Trentino.
di Alessandro Andreatta e Andrea Miorandi
L'accesso all'acqua è uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Lo ha stabilito nel 2010 una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. È dunque uno dei diritti umani più recenti, frutto di una sensibilità comune che si è imposta - faticosamente - solo in questi ultimi anni. Eppure ancor oggi nel mondo circa 884 milioni di persone vivono senza acqua potabile, ogni anno 5 milioni di uomini, donne e bambini muoiono di sete e il 12% della popolazione usa l'85% delle risorse idriche del pianeta.
Sono le cifre di una catastrofe quotidiana che la Giornata mondiale dell'acqua, promossa dall'Onu il 22 marzo di ogni anno, ha il merito di riportare per lo meno all'attenzione internazionale, ma che nessuna dichiarazione formale, per quanto solenne, è ancora riuscita a scalfire. Per passare dal piano delle buone intenzioni a quello molto più concreto delle soluzioni operative, occorre concepire - e praticare, difendere - il diritto all'acqua come diritto sociale. Solo così d'altronde si possono porre le basi per una vita degna di essere vissuta. Una questione nella quale si intrecciano giustizia sociale, solidarietà e partecipazione e che rispecchia perfettamente il concetto di democrazia iscritto, con felice lungimiranza, nella stessa Costituzione italiana.
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(5 marzo 2013) "...Se si sale un po' in alto, la plaga agricola appare come un quadro di Paul Klee ove, fra traslazioni e rotazioni, spiccano in una combinazione di grande suggestione, le campiture dei vigneti e dei meleti, contraddistinte da texture e colorazioni molto variate, in funzione dell'alternarsi delle colture e delle essenze. Si leggono ancora in maniera molto netta i grandi segni territoriali, quali i paleoalvei e le trasformazioni che via via si sono sedimentate. Non vi è dubbio che un ambito paesaggistico, connotato in maniera così ricca e precisa, va conservato perché rappresenta l'elemento ordinatore e la vera struttura del tratto della valle a partire, come già detto, da Rovereto fino a Trento..."
Il documento del gruppo di lavoro che si è costituito per valorizzare e salvaguardare una fra le più importanti aree agricole della Valle dell'Adige.
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Un patto tra amministrazione, territorio e cittadini per un futuro sostenibile.
La Giunta Provinciale ha approvato il Documento finale del PA.S.SO, il patto per lo sviluppo sostenibile del Trentino
(14 gennaio 2013) Europa; comunicazione, educazione e cultura; tutela e valorizzazione della biodiversità; mobilità sostenibile, energia e lotta al cambiamento climatico; agricoltura e stili di vita: sono queste le cinque priorità per lo sviluppo sostenibile del Trentino che costituiscono i pilastri di Passo, il documento approvato oggi dalla Giunta provinciale su proposta del presidente Alberto Pacher. Partendo da una ricognizione della situazione attuale del territorio, Pa.S.So - che indica in sigla proprio il "Patto per lo sviluppo sostenibile del Trentino" - fornisce indicazioni e impegni chiari sulle strategie dello sviluppo sostenibile a livello provinciale, da qui al 2020 e oltre.

(6 febbraio 2013) Per molti secoli le popolazioni rurali hanno affidato la spiegazione delle calamità naturali e delle carestie, che ciclicamente si abbattevano sulle comunità, all'influenza esercitata da strane figure femminili situate ai margini della società e bollate con lo stigma della strega. Anche ai poteri politici del tempo faceva comodo indicare capri espiatori dagli effetti garantiti e tali da suscitare la comune riprovazione.
L'antropologa inglese Mary Douglas ricostruisce, in un suo noto saggio dal titolo Rischio e colpa, i meccanismi sottostanti ai dispositivi simbolici di attribuzione di colpa, il cosiddetto «effetto blaming». In ogni circostanza negativa, essa sosteneva, le società pre-scientifiche si difendevano istintivamente dall'ignoto, da ciò che non si conosceva o non si era in grado di sottoporre al «tribunale della ragione», mediante l'invenzione di cause e concause di cui sarebbero stati portatori individui particolari o istituzioni sgradite.
mercoledì, 9 gennaio 2013 ore 17:30
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Mercoledì 9 gennaio alle 17.30, nell'Aula magna del Museo delle Scienze, la conferenza "QUANDO HOMO SAPIENS INVENTÒ IL PAESAGGIO", organizzata dal museo assieme a STEP - Scuola per il governo del territorio e del paesaggio - proporrà un dialogo tra Telmo Pievani, curatore della mostra e Ugo Morelli, presidente del Comitato Scientifico di Step. Introduzione di Gianluca Cepollaro (Step) e conclusioni di Michele Lanzinger, direttore del Museo delle Scienze.
Trento, Museo di Scienze Naturali, via Calepina

Presentati oggi i dati sul Trentino dal 1958 al 2010 e le iniziative future della Provincia
(20 dicembre 2012) Presentati stamane in Provincia dal vicepresidente e assessore all'ambiente Alberto Pacher, assieme al dirigente della Protezione civile Roberto Bertoldi e ad alcuni ricercatori della Fondazione Mach, i risultati di uno studio che ha esaminato i dati relativi a temperature e precipitazioni in Trentino dal 1958 al 2010. Il quadro che ne risulta conferma il generale riscaldamento del clima e la sua maggiore intensità negli ultimi 30 anni circa, durante le stagioni primaverile e estiva e nelle ore diurne. Non trova conferma invece il presunto aumento dell'intensità delle precipitazioni, uno dei fenomeni che dovrebbero accompagnarsi ai cambiamenti climatici. Con l'occasione, è stato fatto il punto sulle iniziative avviate dalla Provincia sul versante sia della mitigazione, ovvero della riduzione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera, sia dell'adattamento agli effetti prodotti dall'innalzamento delle temperature. Presentato anche il nuovo sito web www.climatrentino.it
venerdì, 30 novembre 2012 ore 09:30

Immagini del territorio, osservazioni delle trasformazioni
Convegno regionale
Venerdì 30 novembre ore 9.30 - 17.30
presso il Centro Direzionale Interporto, Via Innsbruck, 15 - Trento
Con preghiera di pre-iscrizione all'indirizzo: sezionetrentino.inu@gmail.com.
Presso la stessa sede è visitabile fino all'8 dicembre la mostra "NORD DI TRENTO, A SUD DI BOLZANO" dal 3 novembre all'8 dicembre 2012 ore 09.00 - 19.00
(domenica chiuso)
Per capire quanto e come è cambiato l'uso del territorio in questa «terra di mezzo»
Ambiente Trentino | www.ambientetrentino.it e le sezioni di Trento e di Bolzano dell'Istituto Nazionale di Urbanistica www.inu.it hanno ideato una indagine fotografica e un convegno che concentrano l'attenzione su uno dei tratti più emblematici del territorio regionale, quello compreso tra le periferie nord di Trento e sud di Bolzano. Un
territorio che sfugge a classificazioni univoche e non è mai stato oggetto di uno studio
unitario, anche in ragione dei moderni confini e della separazione amministrativa legata alle due province autonome. L'evento è accompagnato dalla pubblicazione di un catalogo, bilingue, che raccoglie oltre alle immagini dei fotografi: Leonhard Angerer, Luca Chistè, Ivo Corrà, Erich Dapunt, Anna Da Sacco, Hugo Munoz, Francesca Padovan e Paolo Sandri, un saggio di Corrado Diamantini dell'Università di Trento.
Un'idea di Ambiente Trentino e Istituto Nazionale di Urbanistica, Sezioni Trentino e Alto Adige/Südtirol
Trento, Centro direzionale interporto
martedì, 6 novembre 2012 ore 20:30

6 - 24 novembre 2012. Trento
Al via la IV edizione del Festival cinematografico di Mandacarù e Altromercato sui temi del cibo, della biodiversità, della sovranità alimentare, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile.
La conferenza di inaugurazione si svolgerà martedì 6 novembre 2012 ore 20.30, presso il Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67 - Trento
LA NUOVA CORSA ALLE TERRE
Interviene Stefano Liberti, giornalista, scrittore e documentarista, intervistato da Francesco Terreri, giornalista economico del quotidiano "l'Adige"
Trento, Teatro Cuminetti

di Michele Nardelli
(24 gennaio 2017) Perché non s'impara mai nulla? Che cosa deve ancora accadere per comprendere che la natura ci sta presentando il conto?
C'è ben poco di casuale nei drammatici avvenimenti che in questi giorni riempiono le cronache italiane e sbaglieremmo a pensare che il tema sul quale confrontarci debba essere la tempestività dei soccorsi. Che pure si pone, ma è forse quello meno complicato cui dare risposta.
La questione di fondo è un'altra. O sapremo mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo, oppure dovremmo rassegnarci a considerare l'emergenza come normalità.
Purtroppo è lungo questa seconda strada che siamo incamminati. Nonostante viviamo in un'area geografica temperata che pure attenua fenomeni altrove ben più radicali, non c'è stagione che non porti con sé effetti disastrosi dovuti essenzialmente ai cambiamenti climatici, esito a loro volta di culture e prassi che non sanno porsi il tema del limite.
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I dati del Ministero
Ancora 34 mila siti da bonificare. Picco di malati atteso fra il 2015 e il 2020: 680 mila le persone che potrebbero ammalarsi. Ancora 32 milioni di tonnellate da smaltire.
Prima che entrasse in vigore la legge del 1992, che ha messo al bando l'amianto, l'Italia era uno dei maggiori consumatori di amianto in Europa. E oggi si trova quindi con un fardello di oltre 34 mila siti a «potenziale contaminazione di amianto», di cui 373 con rischi di primo livello. Un numero destinato a salire fino a 500, quando sarà completata la mappatura delle Regioni italiane. Sicilia e Calabria mancano infatti ancora all'appello, mentre in Piemonte sono censiti in maggioranza i siti che contengono amianto naturale. Sono i dati che emergono dal 15esimo quaderno del Ministero della Salute dedicato alle patologie correlate all'esposizione da amianto.
Dal dopoguerra al 1992 l'Italia ha prodotto 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo, mentre il Cnr ha evidenziato che l'amianto cemento ancora da bonificare ammonta a 32 milioni di tonnellate in Italia. Se venissero rimosse 380 mila tonnellate all'anno, occorrerebbero 85 anni per liberare il bel paese da questo materiale letale. Sul fronte della salute, questo si è tradotto in una incidenza del mesotelioma pari a 3,6 casi ogni 100 mila abitanti per gli uomini e 1,6 ogni 100 mila per le donne. Ma la latenza della malattia, oltre 40 anni, potrebbe far salire il numero dei malati, il cui picco è atteso fra il 2015 e il 2020. Sono 680 mila le persone esposte al rischio.
Il Trentino, con la LP 13/2012 di cui ero proponente, si è dato uno strumento per ovviare alle lacune della legislazione nazionale e rendere efficace e certa l'azione di bonifica del territorio. L'aggiornamento del piano da parte della Provincia Autonoma di Trento uscirà a breve e conterrà criteri, tempi e modalità dell'assegnazione del sostegno pubblico alla bonifica nonché i criteri per lo smaltimento.

Lo stato del mare sulle coste italiane secondo Legambiente
(14 agosto 2012) Secondo "Goletta verde", l'annuale rilevazione di Legambiente sullo stato del mare in Italia, ogni 62 chilometri di costa c'è un posto fuori norma: 100 dei 205 campioni hanno riscontrato concentrazioni batteriche doppie rispetto ai limiti di legge. Ecco la mappa delle località analizzate. http://www.repubblica.it/ambiente/2012/08/14/news/inquinamento_mare_la_mappa_di_legambiente-40947875/

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo
4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138 che disponeva la possibilità di privatizzazione dei servizi pubblici da parte degli enti locali, quindi anche il sistema idrico
(21 luglio 2011) La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138 (''Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo'') convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sia nel testo originario che in quello risultante dalle successive modificazioni, che disponeva la possibilità di privatizzazione dei servizi pubblici da parte degli enti locali, quindi anche il sistema idrico integrato, su cui pochi mesi prima c'era stato il referendum. Il governo insomma avrebbe cercato di reintrodurre la normativa sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali abrogata dal referendum popolare. A fare ricorso erano state sei regioni: Puglia, Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna.
Il Trentino, dal canto suo, aveva messo in campo le prerogative statutarie dell'autonomia per proseguire nella gestione diretta da parte dei comuni (o attraverso società in house interamente pubbliche) mentre prosegue il progetto di scorporo del settore acqua da Dolomiti Energia per la creazione di una società in house per il servizio idrico nei Comuni attualmente serviti da DE.
domenica, 22 luglio 2012 ore 09:00

Secondo appuntamento Domenica 22 luglio nell'ambito dell'iniziativa: "L'ascensione al limite. Appuntamenti di meditazione in quota: Codices Vacui" promossa in collaborazione con il Forum trentino per la pace.
L'incontro avverrà al rifugio Capanna a passo Valles ed avrà per oggetto "I Codici del Vuoto" La pratica meditativa che incontra le atmosfere rarefatte dell'alta montagna decrittandone l'essenza mediante una peculiare tecnologia interiore.
Rifugio Capanna, Passo Valles

(10 luglio 2012) L'orsa Danica allatta i suoi due cuccioli, ripresa dal Servizio Forestale della PAT. Immagini di grande bellezza, la più efficace risposta a chi ne sta facendo oggetto di campagna politica per eliminarli.
http://www.youtube.com/watch?v=Lb9dExSX0wI&list=UURniunpA1yh4ofEGJPMZzog&feature=player_detailpage

di Carlo Petrini
(21 giugno 2012) Venti anni fa a Rio de Janeiro si svolse la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo. Si trattò di un summit storico, che raccolse rappresentanti di primo piano da 172 paesi e oltre 2400 associazioni e organizzazioni non governative. Per la prima volta raggiunse davvero gli onori della cronaca la questione della durabilità del modello di sviluppo dominante e si parlò in maniera sistematica delle strategie per migliorare il tenore di vita di tutti i popoli senza compromettere l'ambiente del pianeta inteso come bene comune.
Fu la definitiva consacrazione di quel concetto che oggi, 20 anni dopo, purtroppo appare sempre di più come un ossimoro, molto difficile da perseguire senza un cambiamento profondo del paradigma dominante: sviluppo sostenibile. Questa sintesi, che in realtà fu elaborata per la prima volta nell'ambito del rapporto Our Common Future redatto nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (meglio noto come rapporto Brundtland), declina il concetto di sostenibilità da quattro punti di vista: sostenibilità economica, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità istituzionale.