martedì, 20 ottobre 2015 ore 18:00

Telve, Rifugio Passo Manghen
.jpg)
di Adel Jabbar
(13 ottobre 2015) Nello scorrere del tempo l'intreccio di saperi, di conoscenze e di esperienze ha spesso costituito lo sfondo alla nascita delle città. Le città rappresentano la prova delle tante storie che le hanno plasmate, lasciando tracce nello stile urbanistico, nell’arredo urbano, nel patrimonio artistico, nella gastronomia, nell’uso dei tessuti, nelle lingue e nelle credenze.
Tramite la conoscenza sedimentata nello spazio urbano è possibile indagare il passaggio e i lasciti del tempo. Le città sono come dei cantastorie narranti le vicende delle genti che le hanno abitate, attraverso i segni visibili di innumerevoli cimeli e di vaste eredità. Segni che compongono quella che viene chiamata memoria, anche se spesso tale memoria viene presentata e letta secondo interpretazioni parziali, in cui prevalgono visioni ideologiche a edificare un ben precisa coscienza collettiva, più funzionale alla congettura del presente che alla vera conoscenza della complessità della storia.
.jpg)
L'8 settembre scorso Il Parlamento Europeo, con 363 voti favorevoli, 96 contrari e 231 astenuti ha approvato la risoluzione proposta dall'eurodepuata irlandese del Sinn Fein Lynn Boylan che ha dato seguito alla petizione di iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto" (Right2Water). La risoluzione, che potete trovare in allegato, è un importante risultato a fronte di un processo di privatizzazione dei servizi idrici sempre più pericoloso e diffuso e che, nonostante l'esito referendario, investe anche l'Italia. Le considerazioni che seguono sono dell'amico Emilio Molinari proprio attorno all'approvazione da parte del Parlamento Europeo di questa risoluzione e al ruolo dei movimenti e della politica.
di Emilio Molinari
(15 settembre 2015) In questi giorni il PE ha votato una risoluzione sul diritto all’acqua che considero in netta controtendenza alle leggi del governo Renzi e sul piano internazionale al TTIP (Trattato transatlantico USA – UE). Non c’è stato nessun grido di vittoria e non so spiegarmi il perché. Pongo perciò una riflessione.
Viviamo tempi in cui sembra impossibile opporsi alla potenza dei poteri economici. Tempi nei quali la gente si sente schiacciata dall’enormità dei problemi e dalla forza di quel 1% che detta le regole nel mondo, in cui si finisce con il non credere alla possibilità di resistere.
Spesso però, siamo anche noi, parte attiva della società civile, che alimentiamo questo senso d’impotenza, non valorizzando i risultati e le vittorie che produciamo. Spesso non ne cogliamo la portata politica e quindi non seminiamo la consapevolezza dei risultati. Sul referendum dell’acqua, continuiamo a sostenere che non ha spostato di una sola virgola la realtà di questo paese e per certi versi anche noi alimentiamo la frustrazione nel popolo. Misuriamo i risultati attraverso le nostre aspettative, non valorizziamo la realtà e cioè che il referendum ha bloccato l’ingresso dei privati nelle gestioni dei servizi idrici e questo, è un elemento di resistenza che oggi viene messa continuamente in discussione dal governo.
martedì, 15 settembre 2015 ore 20:30
.jpg)
Si torna a parlare della Valdastico. Che cosa pensare e, soprattutto, che cosa fare?
Incontro pubblico con
MICHELE NARDELLI, Autostrada A31 Valdastico, un modello di sviluppo insostenibile
ROBERTO ANTOLINI, Intrecci finanziari malsani dietro l’A31
EMANUELE CURZEL, Come la Valsugana è stata convinta che l’A31 le servirà
MARCO DANZI, La rotaia come motore di sviluppo
Coordina e introduce: RENZO MOSER
Levico, sala consiliare
martedì 15 settembre, ore 20.30
Organizza: comitato Valsugana contro l’A31 Valdastico
Levico, Sala Consiliare
venerdì, 2 ottobre 2015 ore 00:00

Colloqui di Dobbiaco 2015 / 2-4 ottobre 2015
Turismo dolce. Alla fine un'illusione?
E' risaputo che il turismo, più di altri settori economici, modifica profondamente l’assetto e lo sviluppo di un territorio e anche la qualità della vita dei residenti. Proprio per questo, oggi sul turismo grava un dilemma sempre più stridente: da un lato, nelle regioni alpine come in tutto il mondo, gli operatori turistici devono far fronte a una concorrenza internazionale che li indurrebbe a creare costantemente nuove strutture alberghiere, funivie, impianti d’innevamento, centri benessere e parchi divertimento, offrendoli a condizioni sempre più vantaggiose. Dall’altro, proprio questi interventi distruggono i pregi per i quali molti turisti scelgono un luogo di villeggiatura, ossia la calma, l’atmosfera rilassata, la natura e l’autenticità. Come si può uscire da questo vicolo cieco? Quanto morbido« o »sostenibile« può essere oggi il turismo?
Dai Colloqui di Dobbiaco del 1985, dedicati proprio a quest’argomento, l’Alto Adige negli ultimi decenni ha fatto parecchia strada, assumendo un ruolo importante nel dibattito sulla nuova cultura turistica. L’edizione di quest’anno vuole quindi prendere spunto da questo confronto - da cui è nata anche l’idea di promuovere l’Alto Adige come «il luogo d’Europa» più ambito in cui vivere - per chiedersi come riuscire, nelle Alpi e non solo, a conciliare le esigenze economiche ed ecologiche, dando un futuro auspicabile e condiviso alle zone turistiche.
Dobbiaco (BZ)
lunedì, 17 agosto 2015 ore 20:45

GLI UOMINI CHE VOLEVANO BUCARE LE MONTAGNE
Dopo più di quarant’anni si torna a parlare dell’autostrada A31 Valdastico.
Che cosa pensare e, soprattutto, che cosa fare?
Un’occasione per capire di cosa si parla e come ciò ha a che fare con il nostro futuro.
Incontro pubblico con
DARIO ZAMPIERI (Dipartimento di geoscienze Università di Padova): Progettare negando la geologia nel paese del Vajont e di Stava
ROBERTO ANTOLINI (giornalista di “Questotrenti-no”): A4 e A31: l’intreccio degli interessi
EMANUELE CURZEL (consigliere CdV Alta Valsugana): A31 e Valsugana. Dati e “interpretazioni”
Caldonazzo, ex Caseificio (viale Stazione)
Lunedì 17 agosto, ore 20.45
Organizza: comitato di Caldonazzo contro l’A31 Valdastico
Caldonazzo, ex Caseificio, viale Stazione

«... Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati...»
(18 giugno 2015) Non sono credente, ma avverto una grande sintonia con le parole dell'enciclica "Laudato si'" di Papa Francesco presentata stamane, in rapporto con le grandi questioni dell'ambiente, della critica verso il modello di sviluppo dominante e della cultura del limite che sono state al centro dell'agire del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani negli anni scorsi. Il testo integrale dell'Enciclica in allegato.
(1).jpg)
(11 luglio 2015) Nell'ambito del Festival "Torino e le Alpi" si è svolto nella giornata di oggi a Torino unForum dal titolo “Le terre alte fra non più e non ancora” promosso dalla Compagnia di San Paolo che ha visto una qualificata partecipazione (fra gli altri Aldo Bonomi, Giuseppe Dematteis, Annibale Salsa, Albino Gusmeroli, Fabio Renzi, Anna Giorgi, Enrico Borghi, Lorenzo Dellai). Quello che segue è il contributo che ho portato come relatore di "territoriali#europei" al Forum.
di Michele Nardelli
Si potrebbe dire che in ogni momento siamo fra il “non più” e il “non ancora”. Ma non è esattamente così. Ci sono dei passaggi di tempo nei quali questo spazio si dilata, avvolge ogni cosa, rende obsolete categorie di pensiero fino a quel punto indiscutibili, ci costringe ad osservare in maniera diversa le cose che vediamo ogni giorno, ci chiede – come scrive Hannah Arendt – di essere presenti al proprio tempo.
Ne “L'uomo senza qualità” Robert Musil descrive con maestria questo spazio, quando il crepuscolo degli imperi lascia il campo agli stati nazionali, svanisce il monopolio della conoscenza, la guerra diventa taylorista, il Novecento si presenta nel suo delirio senza limiti.

In inglese si chiama overshoot day (letteralmente: giorno del superamento) il giorno nel quale il bilancio ecologico va in rosso.
Il Global Footprint Network, il centro di ricerca fondato da Wakernagel, ha calcolato che il primo anno nel quale la terrà è "andata in rosso" è stato il 1987 quando al 19 dicembre la popolazione terrestre aveva consumato tutta produzione degli ecosistemi della terra. Wakernagel ricorda che nel 1962, anno della sua nascita, la popolazione terrestre usava annualmente la metà delle risorse prodotte dagli ecosistemi. Dal 1987 ogni anno la giornata nella quale si consumano tutte le risorse della terra arriva ogni anno prima...

«Tempi interessanti» (37)
... alla buona notizia corrisponde una subordinata chiamata «corridoio d'interconnessione infrastrutturale fra la valle dell'Astico, la Valsugana e la Valle dell'Adige». Una formula che lascia aperta la possibilità di «un corridoio di collegamento viario» tra queste valli e di una «ottimizzazione dei collegamenti tra la statale 47 della Valsugana e la statale 12 del Brennero in prossimità di Mattarello».
Se l'esito della discussione nella Commissione istituita presso il ministero delle infrastrutture fosse che l'Autostrada della Valdastico diventa da Piovene Rocchetta verso il Trentino una superstrada a quattro corsie non credo che ci sarebbe di che cantare vittoria. E' pur vero che di questa proposta non c'è nemmeno il progetto, ma la mia sensazione è che la partita non sia affatto finita qui...
(... e purtroppo le dichiarazioni di questi giorni sia di parte governativa che da parte veneta mi stanno dando ragione!)
sabato, 2 maggio 2015 ore 19:15
(1).jpg)
«Il paesaggio viene ad animarsi e a meglio splendere nel lavorio umano che vi opera» Andrea Zanzotto, Ragioni di una fedeltà, 1967.
Nell'ambito del Trento Film Festival internazionale della montagna sabato 2 maggio alle 19.15 al Cinema Modena verrà proiettato il documentario "Contadini di Montagna", un piccolo affresco di quel grande lavorio.
Trento, Cinema Modena

di Federico Zappini *
“Il vero degrado è la vostra riqualificazione.” Così recita un tratto a bomboletta sull’intonaco all’incrocio tra via degli Orti e via Carlo Esterle a Trento. Una provocazione, certo. Un approccio estremo ma pur sempre uno spunto di riflessione, laddove non raramente le riqualificazioni urbane (così come le abbiamo conosciute negli ultimi decenni) hanno determinato fenomeni di gentrificazione e fallimentari esperimenti urbanistici.
Potrà dare fastidio – potrà anche sembrare un affronto al decoro e all’ordine – ma finché ci sarà chi scrive su un muro le proprie idee perché altri le leggano, possiamo essere certi che la città sarà ancora viva. Lo stesso accade quando qualcuno – con fatica, impegno e una buona dose di coraggio – decide di occupare uno spazio abbandonato da anni per farlo rivivere oppure organizza settimanalmente concerti negli angoli dimenticati dedicati ai musicisti di strada (come fa con grande costanza I Know a place da alcuni anni) con l’obiettivo di promuovere cultura, creatività e relazioni.
Questa premessa non suggerisce la “liberalizzazione” di ogni gesto urbano – anche il più insensato e autoreferenziale – in una sorta di giustificazione dell’estetica del gesto fine a se stessa, ma pone l’accento sulla necessità di non negare la presenza di differenti “linguaggi urbani” che dal territorio emergono costantemente. Tralasciamo allora per un momento il giudizio sui metodi e concentriamoci sul contesto in cui queste azioni prendono forma.
lunedì, 23 febbraio 2015 ore 20:30
.jpg)
L'assemblea della Condotta di Trento di Slow Food è convocata per lunedì 23 febbraio 2015, alle ore 20.30 presso il Barycentro, in piazza Venezia. all'ordine del giorno i seguenti punti:
Trento, Barycentro, piazza Venezia

di Francesco Prezzi
(19 novembre 2014) Sarebbe troppo facile polemizzare sulle convergenze che si stanno avendo in questi giorni tra Matteo Renzi, il non comico Beppe Grillo, il non imprenditore Berlusconi e l’imprenditoria pitocca. Che la politica di Matteo Renzi sia avviata ormai verso la crisi è un dato inconfutabile perché non riuscirà a risolvere nessuno dei problemi in cui l’Italia si trova (burocrazia, mancati investimenti in nuove produzioni, mafia, dissesto idrogeologico, corruzione, ecc.). Certo, si possono vincere le elezioni trovando dei nemici interni: questa tattica è vecchia come il mondo, ma quando non si ha alcuna cultura minimamente scientifica si andrà verso la catastrofe. Quando si confonde l’Economia con Tecnica bancaria e ci si affida ai Sorbonagri, ai Sorbonicoli o ai Bocconicoli... il risultato è prevedibile, ormai quasi scontato.

di Michele Nardelli
(24 novembre 2014) Aver lavorato per un paio d'anni nell'elaborazione e nella gestione dell'iter legislativo fino all'approvazione della Legge Provinciale n.5/2012 “Il Trentino libero da amianto” mi ha fatto maturare una particolare sensibilità di fronte alla moderna tragedia rappresentata dall'inquinamento da “asbesto”, un minerale il cui nome viene dal latino asbestus e dal greco asbestos, ovvero “inestinguibile”. E' probabilmente questa l'origine del termine commerciale “Eternit”, la lega di cemento e amianto che all'inizio del Novecento rappresentava uno dei simboli della modernità. Le sue qualità e la sua economicità ne facilitarono la diffusione in ogni parte del mondo (insieme ad altri composti contenenti amianto, vedi allegato), tanto da diventare tragicamente “inestinguibile”.
Nel corso degli anni venne infatti provata la relazione fra l'aspirazione anche occasionale di particelle di fibra di amianto e l'insorgere di una delle più gravi patologie cancerogene, il mesotelioma (pleurico o, più raro, intestinale). Ciò nonostante la produzione e la commercializzazione di prodotti contenenti amianto è proseguita in gran parte del mondo, tranne nei 38 paesi (i 28 dell'Unione Europea e altri dieci stati) che l'hanno messa al bando e dove pure l'utilizzo quale eredità del passato è proseguito malgrado l'asserita nocività.