
"The battle of Chernobyl" del regista Thomas Johnson
Trantaquattro anni fa. Ricordo perfettamente quei giorni, la sensazione di inquietudine mentre, nei giorni immediatamente successivi di quel 26 aprile 1986, quando il vento e poi la pioggia riversarono l'onda lunga della nube tossica nelle nostre vite e di cui oggi i ricercatori trovano tracce persistenti nei ghiacciai alpini in scioglimento.
Trentaquattro anni fa percepimmo in maniera tangibile quale fosse il significato della parola interdipendenza. Oggi, trentaquattro anni dopo, in molti ancora parlano di sovranità, senza rendersi conto che i confini sono solo una nostra invenzione. Oggi, in piena pandemia Covid 19, ancora pensiamo che il modello di sviluppo della crescita illimitata non possa avere alternative. E che possiamo farcela da soli.
La visione del documentario di Thomas Johnson "La battaglia di Chernobyl" (Francia, 94’, 2006), forse il miglior documentario sull’incidente nucleare, assai poco conosciuto e trasmesso nel nostro paese, risulta molto istruttiva per comprendere che cosa significa la cieca fiducia nel progresso.

di Francesco Picciotto
(1 aprile 2020) Figlio della mia formazione ambientale ed ecologica ho pensato per lungo tempo che il concetto di resilienza fosse un concetto esclusivamente positivo. L'idea che le comunità naturali, gli habitat, le specie, potessero reagire alle avversità recuperando, in tempi ragionevoli, salute ed equilibrio mi è sempre sembrata la via che Gaia ci indicava per dirci “ecco come si fa...imparate da me e nulla potrà farvi del male in maniera irreparabile”.
Poi ho capito che anche la resilienza stava diventando uno strumento pericoloso in mani di altri. Non ho capito bene cosa ne ha fatto la psicologia, ambito che non conosco e del quale quindi non mi sento di discutere, anche se la sensazione è che il termine in quel campo sia stato utilizzato in maniera esagerata almeno “quantitativamente” parlando.
So però, soprattutto grazie alla lettura di un libro, la sorte che è toccata alla resilienza quando si parla per esempio di cooperazione internazionale. Li il sistema è stato capace di imporre il proprio punto di vista passando da una situazione nella quale, magari maldestramente, si riusciva ad immaginare un mondo più giusto per raggiungere il quale bisognava dare a tutti le stesse risorse e le stesse possibilità ad un'altra situazione (nel tempo appunto della resilienza) nella quale il sistema si rende conto che su questo pianeta non ce ne è per tutti e invece di immaginare una rivoluzione dei consumi, un cambiamento dei sistemi produttivi e degli stili di vita, una (udite udite....che orrore!) decrescita felice, si immagina piuttosto che non è detto che “tutti possano e debbano farcela”. Così si tira fuori dalla manica la resilienza: “tu uomo o donna (meglio donna che dirlo fa figo!) di quello che non chiamo più terzo mondo (perché dirlo non fa più figo!) vuoi salire sul mio carro (ahimè sempre più stretto)? Allora devi dimostrare a me, secondo i miei parametri, che sei resiliente”. In sostanza devi dimostrarmi di essere capace di reagire positivamente ai disastri e alle vessazioni che i miei stili di vita reiterati ed imperituri hanno prodotto alla tua vita e al tuo ambiente e solo allora io ti garantirò uno strapuntino sul mio treno lanciato verso un futuro radioso.

Secondo uno studio dell’Università di Harvard condotto dall’italiana Francesca Dominici, sul lungo periodo basta un piccolo aumento nei livelli medi di polveri sottili per far salire la mortalità del 15%
di Elena Tebano *
Gli effetti di Covid-19 sono più letali nelle zone dove c’è un maggior inquinamento atmosferico da polveri sottili. È quanto emerge da una ricerca dell’Università di Harvard guidata dall’italiana Francesca Dominici, una delle massime autorità in materia. «Abbiamo scoperto che sul lungo periodo basta una differenza di un microgrammo nella media di pm 2,5, il particolato ultrasottile, per aumentare il tasso di mortalità del nuovo coronavirus del 15%» spiega la professoressa Dominici al telefono da Boston. Le pm 2,5, chiamate anche «polveri sottili» sono micro particelle inquinanti e cancerogene prodotte per esempio (ma non solo) dagli scarichi industriali, delle auto e dei riscaldamenti, così piccole che riescono a penetrare negli alveoli dei polmoni e poi nel sangue, e quindi a danneggiare l’organismo. Non è la prima volta che viene riscontrato un legame tra inquinamento dell’aria e pericolosità del Cov-Sars-2, ma lo studio di Harvard poggia su solide basi numeriche. Si tratta infatti di un’analisi di «biostatistica», la disciplina che impiega calcoli statistici su grandi quantità di dati per la ricerca medica e biologica.
sabato, 22 febbraio 2020 ore 15:00

Il coordinamento No Valdastico Nord - A31 invita al Flash Mob di questo sabato 22 febbraio in Via Garibaldi, a Trento alle ore 15.00 per ribadire ancora una volta, assieme alle ragazze e ai ragazzi di Fridays For Future Trento, il nostro netto NO al prolungamento a Nord della A31, quella che dovrebbe essere la Valdastico Nord. Un progetto assurdo ed anacronistico, mirato al beneficio di pochissimi a scapito della salute e del benessere di molti.
https://facebook.com/events/s/inizio-opere-di-costruzione-va/747776499080468/
Trento, Via Garibaldi
venerdì, 7 febbraio 2020 ore 18:00

«... resta pur sempre valido il monito espresso dall'immagine della ninfea che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni, di modo che, il giorno che precede la copertura dell'intera superficie dello stagno la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero, è portato intimamente a credere all'imminenza della catastrofe»
Si svolge oggi venerdì 7 febbraio 2020, alle ore 18.00, presso la Sala degli Affreschi di Palazzo Piloni, Sede della Provincia, in Via S. Andrea a Belluno la prima presentazione del libro di Diego Cason e Michele Nardelli "Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite" (Bertelli Editori, 2020)
Una riflessione sugli effetti sociali di Vaia, sul suo impatto e significato sui diversi versanti delle Dolomiti, sulle responsabilità nella cura dell’unica Terra che abbiamo.
A parlarne con gli autori sarà la giornalista Francesca Valente.
Belluno, Sala Affreschi di Palazzo Piloni, Via S.Andrea

Ieri mattina l'amico Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, ha postato su facebook questo messaggio:
Il MOSE non è IN ritardo.
Il MOSE è IL ritardo, l'errore
che lascia VENEZIA CON L'ACQUA ALLA GOLA.
Stanotte 187 cm, la seconda marea della storia, dopo il 4 novembre 1966 (194 cm).
Ora, piagnistei e alte grida di politicanti e opinionisti corrivi o ignoranti sui "ritardi" del Mose, che lascerebbero Venezia esposta.
Ma il Mose non è IN ritardo: il Mose è IL ritardo, il Mose è L'ERRORE storico che, con la prepotenza, con la corruzione, con l'insipienza, è stato imposto alla città, evitando perfino di verificare le praticissime alternative esistenti, più semplici, più efficaci, che avrebbero da anni già messo Venezia in sicurezza, senza sprecare tempo e una montagna di soldi, soprattutto senza farle correre i rischi mortali che sta correndo, che ha vissuto, di nuovo, in questa notte tragica.
venerdì, 29 novembre 2019 ore 09:00

«... resta pur sempre valido il monito espresso dall'immagine della ninfea che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni, di modo che, il giorno che precede la copertura dell'intera superficie dello stagno, la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero, è portato intimamente a credere all'imminenza della catastrofe...».
E' questa immagine proposta dal filosofo Remo Bodei che vorrei consegnare a questo IV Sciopero Globale per il Clima che stamane a Trento come in altre migliaia di città in ogni parte del pianeta vedrà milioni di persone chiedere un radicale cambiamento verso un modello e uno stile di vita insostenibile. Un'immagine che spiega bene l'atteggiamento che ancora prevale nell'opinione pubblica e che ancora porta i più a credere nel delirio novecentesco delle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo.
Trento, Via Verdi

«Tempi interessanti» (97)
Un anno dopo. Osserviamo in tutta l'area colpita dalla tempesta Vaia un susseguirsi di eventi per ricordare la tragedia che in una notte ha spazzato via 18 milioni di alberi e cambiato il volto di intere vallate dolomitiche. Crediamo sia bene non dimenticare. Sarebbe altrettanto necessario riflettere sul messaggio che la natura ci ha consegnato. Se riteniamo che Vaia non sia stato un evento casuale, come possiamo farne tesoro ed evitarne il ripetersi? E poi, che cosa è cambiato nei nostri comportamenti come nelle nostre scelte collettive dopo quella tragedia? In questi mesi ci siamo spesso sentiti dire che c'è un tempo per l'emergenza e uno per la riflessione. Non è così. L'emergenza non è finita e non finirà a breve. Non abbiamo il tempo di attendere che finisca per incominciare a riflettere...
sabato, 12 ottobre 2019 ore 15:45
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Nell'ambito del Festival dell'agricoltura di montagna che si svolge a Nosellari (Folgaria - Trento) sabato 12 e domenica 13 ottobre 2019, nella giornata di sabato (ore 15.45) è prevista una conversazione coordinata da Claudio Sabelli Fioretti dal titolo "Ritorno alla terra: illusione romantica o prospettiva concreta?" alla quale partecipano Michele Nardelli e Maurizio Dematteis.
Nosellari, Folgaria - Area Ranch Tatiana
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Il giorno del sovrasfruttamento delle risorse del 2019 sposta ancora la lancetta dell'impronta ecologica verso l'insostenibilità
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Il 29 luglio l’uomo avrà utilizzato tutte le risorse naturali dell’intero anno. Questo il risultato delle analisi del Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che ha avviato – e continua a portare avanti – i calcoli per la contabilità delle risorse naturali attraverso l’Impronta Ecologica. Questo indicatore tiene traccia della domanda dell’uomo per le aree biologicamente produttive che forniscono risorse naturali e servizi ecosistemici, come ad esempio cibo, legname, fibre, spazio occupato per le infrastrutture e assorbimento delle emissioni di CO2. Attualmente, proprio le emissioni di anidride carbonica costituiscono il 60% dell’intera Impronta Ecologica dell’umanità.
Il giorno del sovrasfruttamento delle risorse (in inglese, Earth Overshoot Day) segna la data in cui il consumo di risorse da parte dell’uomo eccede ciò che gli ecosistemi della Terra sono in grado di rigenerare per quell’anno. Negli ultimi 20 anni, il giorno del sovrasfruttamento si è spostato di tre mesi in anticipo nel calendario fino a cadere il 29 luglio di quest’anno, mai così presto dagli anni ’70, quando il mondo ha cominciato a sovra-sfruttare le risorse.

di Ugo Morelli *
“Io lavoro come un giardiniere”, diceva di sé Joan Mirò. Indicando che la passione per la natura parla della natura delle passioni umane. Quelle passioni possono essere generative e distruttive.
Il nostro rapporto con la natura di cui siamo parte ha visto prevalere fino ad oggi una posizione e azioni prevalentemente distruttive da parte di noi umani. Un libro postumo di Oliver Sacks, dal titolo emblematico, “Ogni cosa al posto giusto”, in corso di traduzione in italiano, evidenzia in modo magistrale il conforto esistenziale e vitale che da un punto di vista fisiologico e psicologico può venirci dalla natura. Denso di significato è anche il sottotitolo del libro: primi amori e ultimi racconti.
Una sintesi adeguata alla nostra condizione. Auspicando che il nostro amore e la nostra passione per la natura non si traducano in racconti finali delle bellezze e dei valori della natura stessa.
lunedì, 3 giugno 2019 ore 15:00

Il Museo Geologico delle Dolomiti - Predazzo è lieto di invitarLa al convegno riservato agli operatori del settore enogastronomico e stampa che avrà luogo il 3 giugno dalle 15.00 alle 18.00
Sapori, genti e storie del territorio dolomitico.
Chiavi di lettura per un patrimonio unico come risorsa per il turismo
La consapevolezza di risorse territoriali paesaggistiche e agricole uniche come leva di attrazione e volano di una solida economia turistica del futuro.
Partecipano Riccardo Tomasoni, responsabile Museo geologico di Predazzo; Paolo Endrici, Cantina Endrizzi TN; Marcella Morandini direttrice Fondazione Dolomiti UNESCO; Alessandro de Bertolini, Fondazione Museo Storico del Trentino; Giancarlo Cescatti, direttore APT Val di Fiemme; Stefano e Valentino Felicetti, Pastificio Felicetti Predazzo.
Moderatrice Aurora Endrici, esperta di comunicazione.
Predazzo, Museo Geologico delle Dolomiti

Il debito con l'ambiente calcolato in base al Global Footprint Network. Il campanello per l'Europa è già suonato il 10 maggio *
Se la Terra fosse una casa con muri e soffitto, da oggi dispensa e frigorifero a disposizione dell'Italia per il 2019 sarebbero già completamente vuoti. Siamo solo al 15 maggio e il nostro Paese ha già raggiunto l'Overshoot Day - il giorno del sovrasfruttamento - cinque giorni dopo la media dei vicini europei ma due mesi e mezzo prima di quello ufficiale al livello planetario. Il campanello d'allarme arriva dall'ultimo rapporto del Fondo Mondiale per la Natura (Wwf) e del Global Footprint Network, pubblicato a meno di due settimane dalle elezioni europee. L'Overshoot Day della Terra intera si colloca di solito nel mese di agosto, ma nei fatti ogni anno arriva sempre prima.
Nel 2019 quello della piccola Europa è arrivato ben prima, il 10 maggio, e oggi tocca proprio all'Italia. Vuol dire che lo Stivale ha già esaurito tutte le risorse naturali a disposizione sulla Terra, ledendo così alla sua biocapacità, il che vuol dire non avere il tempo necessario per rigenerare gli ecosistemi.

A sei mesi dal ciclone che il 29 ottobre ha investito le foreste dolomitiche e carniche, sradicando 14 milioni di alberi, “La Nuova Ecologia” è tornata sulle Alpi orientali. Per raccontare gli effetti del clima che cambia, anche in montagna. E capire se ci stiamo attrezzando per il futuro. Un reportage di Fabio Dessì pubblicato sull'ultimo numero del mensile di Legambiente "La Nuova Ecologia" dedicato al decimo itinerario "Esiti del cambiamento climatico" del "Viaggio nella solitudine della politica".
di Fabio Dessì
Eravamo abituati a guardarli in tv gli effetti dei cambiamenti climatici, a leggere di eventi estremi su giornali e siti internet: incendi giganteschi, uragani sempre più frequenti e violenti, piogge torrenziali. Accadevano, e continuano a farlo, dall’altra parte del mondo. Pensavamo che la faccenda non ci riguardasse in prima persona, che nella peggiore delle ipotesi se la sarebbero sbrigata i nostri nipoti. Illusioni spazzate via lo scorso 29 ottobre dal ciclone mediterraneo “Vaia”, che ha raggiunto le Alpi orientali per accanirsi sulle foreste dolomitiche e carniche. In poche ore in Trentino, Sud Tirolo, Veneto, Friuli Venezia Giulia, e in piccola parte Lombardia, sono stati strappati dalla terra in cui affondavano le radici 14 milioni di alberi, scagliati verso i paesi di fondovalle, dentro fiumi e laghi. Sei mesi dopo attraversare quelle valli e quei passi è un colpo al cuore: i boschi si sono trasformati in radure costellate da ceppaie. E in ogni area colpita dalla furia di acqua e vento sembra di trovarsi davanti a un enorme “shangai”. Perché, visti da lontano, quelli ammassati l’uno sull’altro sui versanti sembrano migliaia di bastoncini. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta invece di abeti rossi piantati dopo la prima guerra mondiale. Con loro sono venuti giù anche pini neri e silvestri, faggi, tigli, aceri, ontani, larici, querce, frassini, sorbi, betulle. Servirà grande attenzione nel rimuovere le piante schiantate, dove è possibile farlo, e tanta pazienza. Ma la sfida più dura sarà convincere i più giovani a non ingrossare le fila di chi la montagna l’ha già abbandonata.
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Il 15 marzo è stato indetto uno sciopero globale contro i cambiamenti climatici e l'immobilismo dei governi mondiali.Anche Trento partecipa con la sua manifestazione in una giornata in cui saranno coinvolti studenti e persone di tutte le età.
Ci troviamo in via Verdi alle 9.00 per partire poi in corteo. Ci sono solo tre semplici regole:
- Non portare loghi di associazioni e partiti
- Niente violenza
- Non sporcare
Ecco il nostro manifesto. Sei un'associazione o un* singol* cittadin* e vuoi aderire firmando l'appello? Scrivici a ffftrento@gmail.com o con un messaggio alla pagina FB!
Sei ancora più brav* e vuoi sostenere anche economicamente la marcia? Abbiamo un crowdfunding! Lo trovi al sito https://www.produzionidalbasso.com/project/crowdfunding-per-la-manifestazione-fridaysforfuture-trento/
Fridays For Future – Trento