"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

Nonviolenza adesso
Hebron
Incontro con il portavoce del movimento nonviolento di Hebron in colloquio con Moni Ovadia e Alberto Capannini
 
Lunedì 8 maggio alle ore 17.30 presso la sala grande del polo delle scienze umane e sociali di FBK in via Santa Croce 77 vi sarà un incontro con il portavoce del Movimento nonviolento palestinese a sud di Hebron in Palestina Hafez Huraini che dialogherà con Moni Ovadia e Alberto Capannini. L'iniziativa è promossa dall'associazione Pace per Gerusalemme.
 
Siete tutti invitati.

Referendum, la Turchia esce spaccata dalle urne
David Stephens/flickr

Il presidente turco Erdoan ha vinto il "suo" referendum con stretto margine, ma tra accuse di brogli e tensione il paese esce spaccato dall'esito del voto. Il quadro del corrispondente di Osservatorio Balcani Caucaso - Transeuropa (www.balcanicaucaso.org)

 

di Dimitri Bettoni

Una vittoria sul filo di lana per i sostenitori del Sì, che con il 51,7% dei voti superano il No fermo a 48,6%, con uno scarto di circa 1,3 milioni. Numeri che hanno gettato nel caos il paese, non tanto per il margine risicato con cui si stravolge l'architettura dello stato, quanto per il clamore dettato dallo svolgimento delle votazioni e l'accusa di un risultato falsato.

In ballo ci sono almeno un milione e mezzo di voti, forse due e mezzo, che le opposizioni sostengono siano stati illegalmente validati dal Consiglio elettorale supremo (in turco Yüksek Seçim Kurulu, YSK). Non annullati, come vorrebbe invece esplicitamente l'articolo 98 della legge in materia di elezioni, che considera nulli i voti le cui buste siano compromesse o prive del sigillo necessario.

Circolano online anche video di uomini che nei seggi timbrano con il sì i fogli di voti, uno dopo l'altro, apertamente, davanti alle riprese di telefonini e nonostante l'avviso di chi li sta riprendendo: “State commettendo un crimine”. E poi elettori che escono dalla cabina con i presidenti di seggio per imbucare voti multipli, arresti all'ingresso dei seggi, osservatori allontanati durante l'inizio dei conteggi.

L'Europa oltre gli stati nazionali
Europa sfinita

«Tempi interessanti» (63)

... E' sufficiente leggere gli appelli a sostegno di questa o quella manifestazione per rendersene conto. Quasi tutti a immaginare che l'Europa dovrebbe essere qualcosa che ti assomiglia piuttosto che un modo diverso di pensare e di pensarsi, oltre i paradigmi (e i deliri) degli stati nazionali che hanno fatto del Novecento un immenso campo di battaglia senza ancora aver capito che quelle simbologie e quei confini rappresentavano il brodo di coltura dello “spazio vitale”, dell'“über alles”, del “non nel mio giardino”, del “prima noi”...

Palestina - Israele. 70 anni di guerra
Il muro a Betlemme
A settant’anni dalla Risoluzione Onu che ha sancito la nascita dello Stato di Israele, il conflitto continua. Quali sono i nodi che lo perpetuano? Quanto il bagaglio culturale dei due popoli - storia, memoria, religioni - sono di ostacolo al dialogo? È possibile un futuro di pace? È ancora immaginabile l’opzione dei due stati?
 
Wasim Dahmash e Jeremy Milgrom saranno a Rovereto il 3 e il 4 aprile 2017. L'intellettuale palestinese e il rabbino israeliano parleranno del conflitto che da settant'anni anni coinvolge i due popoli.

Rovereto. Lunedì 3 aprile, ore 19.00, Rotary Club,  Via Carducci 23. Martedì 4 aprile, ore 20.15, Auditorium Istituto don Milani, Via Balista.
Associazione onlus "Pace per Gerusalemme - Il Trentino e la Palestina"

Balcani, quale elaborazione del conflitto?
Sarajevo, cimitero

Nell'ambito del percorso formativo per un viaggio di studio in Bosnia Erzegovina degli studenti delle quarte classi, Michele Nardelli svolgerà una lezione sul contesto balcanico a vent'anni dalla fine della guerra dei dieci anni.

Centri e periferie
La copertina della Rivista

E' uscito in questi giorni il n.113 di “Protagonisti”, la rivista storica dell'Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea. Questo numero monografico è dedicato al rapporto fra centri e periferie.

Come potete vedere nel sommario che segue, si tratta di un numero della rivista particolarmente ricco di spunti di riflessione attorno alla grande questione del futuro delle autonomie e della Regione Dolomitica. Fra i contributi anche una mia riflessione sulla questione “Interdipendenza e autogoverno” che verrà proposta nei prossimi giorni su questo blog.

 

 

 

I nostri talebani
Mostar, l'abbattimento del Vecchio

Nei giorni scorsi se ne andato l'amico Predrag Matvejevic. Dopo le parole scritte in suo ricordo, volevo omaggiarne la scomparsa con la pubblicazione del piccolo saggio che nel 2005 costò a Predrag la condanna da parte del Tribunale di Zagabria a cinque mesi di carcere. Un diario fra luoghi cari che in questi anni ho imparato a conoscere e ad amare. (m.n.)

di Predrag Matvejevic

Con una comitiva delle rete televisiva franco-tedesca "Arte", che ha realizzato una trasmissione dedicata ai Balcani, sono arrivato recentemente a Mostar. Due settimane dopo ho raggiunto Sarajevo, dove il "Centar André Malraux", francese, ha organizzato un incontro di scrittori europei. Noi, nati in quel paese, possiamo fare ben poco da soli: ci siamo accapigliati, inimicati, divisi, riducendoci alla miseria. Nel mio diario le impressioni riportate nei due viaggi si intrecciano e si accavallano.

La prima volta sono arrivato dall'Italia via mare, col traghetto Ancona-Spalato, proseguendo lungo la valle del fiume Neretva fino a Mostar. La seconda volta sono arrivato a Sarajevo passando per Vienna. E da Sarajevo, in compagnia di un centinaio fra scrittori e giornalisti, mi sono avviato verso la mia città natale - Mostar. Abbiamo viaggiato in un treno che, dopo l'ultima guerra, fa raramente la spola su quella linea ferroviaria. Una volta i vagoni, passeggeri e merci, passavano ogni giorno, e più volte al giorno.

Da studente, lavorai alla costruzione del tratto di strada ferrata fra Konjic e Jablanica con le brigate giovanili. Si chiamavano "azioni di lavoro volontario". Il nostro accampamento si trovava nei pressi di Ostrozac. Si andava al lavoro prima che il sole riscaldasse fino all'arsura la terra e l'aria; dopo mezzogiorno facevamo il bagno nei rami del fiume Neretva. Ricordo gli strani, fiabeschi colori dell'alba, il biancore della pietra che emergeva dalla notte, i cespugli bagnati di rugiada, le limpide acque del fiume, i suoi vortici, le sue sponde, le rocce carsiche dell'Erzegovina. A incoraggiarci era il sole che si levava, la luce si spandeva. "Costruiremo il nostro paese più bello di prima", dicevamo. Era il nostro sogno. Molti di noi credevano nella propria fantasia. Io compreso. Invidiavo i miei compagni più forti che erano in grado di lavorare di più e di fare meglio: quella ferrovia collegava la Bosnia all'Erzegovina, univa la Jugoslavia.

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