"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Europa e Mediterraneo

C’è un’Europa oltre Bruxelles scegliamola con il voto
Europa nella mitologia

Un appello per l'Europa apparso oggi su la Repubblica, primo firmatario Ulrich Beck

(27 febbraio 2014) Il prossimo maggio le cittadine e i cittadini saranno per la prima volta chiamati alla scelta sul futuro dell’Europa. Quale Europa vogliamo? Dal momento dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e per tutta la durata della crisi i cittadini non hanno mai avuto l’opportunità di esprimere il loro giudizio sul futuro dell’Unione Europea, in un processo di formazione democratica della volontà.

Questa volta, la novità è costituita dalla presenza di diversi candidati alla carica di presidente della Commissione europea, con la possibilità di scegliere tra diversi modelli d’Europa. È un salto quantico politico. Infatti, nel medesimo momento e in tutta l’Europa discuteremo in lingue diverse sugli stessi temi – cioè su persone e sui loro programmi. Vogliamo il “meno Europa” di un David Cameron, dettato dagli imperativi del mercato, oppure un’ “altra Europa”, che sottopone il mercato a regole democratiche, come ha in mente il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz?
I partiti anti-europei e i loro candidati vogliono essere eletti democraticamente per minare la democrazia in Europa. 

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Diventare Europa
Bergamo, un\'immagine della Conferenza

... il viaggio attraverso i luoghi sarà il nutrimento del mio sguardo. Lungo le strade dimenticate delle regioni italiane, nell'Europa che ancora non ha coscienza di sé, nel Mediterraneo da cui abbiamo appreso (quasi) tutto ma che non riesce ad affrancarsi dall'infelicità dello splendore smarrito, nei Balcani che sanno essere la sfera di cristallo dove leggere la postmodernità...

 

Bergamo, Convento di Sant'Agostino. Sabato 16 novembre 2013. E' importante che si svolga qui, in questa città ancora segnata dal rancore e dalla paura, la Conferenza internazionale "Diventare Europa". Perché ad avere bisogno dell'Europa sono in primo luogo i cittadini europei.

 

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Diventare Europa.
Vukovar, Europa

Dalla solidarietà all'integrazione europea dei Balcani e della Turchia

Osservatorio Balcani e Caucaso, Fondazione Serughetti La Porta e Cattedra Unesco - Università di Bergamo; in collaborazione con Fondazione Zaninoni, Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Moltefedi - ACLI Bergamo e Associazione BergamoeBalcani; con il patrocinio di Comune di Bergamo; con il contributo di Unione Europea e Provincia autonoma di Trento; media partner Radio Radicale, Radio Capodistria e L'Eco di Bergamo

Convegno internazionale   

L'Unione Europea, Nobel per la Pace, misura nei Balcani e in Turchia la forza del suo progetto politico. L'eredità degli anni Novanta e le sfide del presente. Ne discutono studiosi, giornalisti, politici e diplomatici. Conferenza internazionale conclusiva del progetto sostenuto dalla Commissione Europea e dalla Provincia autonoma di Trento "Racconta l'Europa all'Europa - Tell Europe to Europe"

Nel 2013, anno dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea quale 28mo stato membro, Osservatorio Balcani e Caucaso e dieci partner europei sono impegnati a diffondere la conoscenza e a stimolare il dibattito pubblico su Balcani e Turchia nell'opinione pubblica degli stati membri.

 

Gli intellettuali? Sempre contro il potere. Conversando con Elias Khoury
Elias Khouri

(18 novembre 2013) Di parole create per prestarle a chi non ne ha; di letteratura, impegno politico, coraggio e rivoluzioni. E di un libro che è diventato un villaggio. Intervista a Elias Khoury, ospite in ottobre del Festival di Internazionale. 

di Cecilia Dalla Negra e Omar Radi (da Osservatorio Iraq)

"I libri non sono di chi li scrive, ma di chi li legge. Raccontare una storia ha senso se il lettore se ne appropria, ne fa ciò che vuole, attinge, sottrae, persino la riscrive. Se i romanzi non migrano non hanno valore".

Nell'incontro ferrarese che lo ospita, partecipato ma intimo e raccolto come una lettura collettiva, Elias Khoury si muove a suo agio. Capelli bianchi, voce sommessa, una sigaretta sempre accesa, è tra i maggiori esponenti della letteratura araba contemporanea. E alle pietre miliari della tradizione più classica si ispira quando
scrive, guardando a quelle Mille e una notte che restano, a suo parere, "il più meraviglioso dei libri mai scritti", capace di reinventare il concetto di fine, in una circolarità per cui la conclusione di un racconto diventa l'inizio del successivo, rendendo il lettore autore di una storia tutta sua.

"La storia non finisce, il libro resta aperto. Forse per questo quando scrivo è la fine ad essere il mio inizio", racconta. 

Giornalista e scrittore cresciuto a Beirut in una famiglia cristiana libanese, Khoury è nato nell'anno della Nakba palestinese, il 1948. Ed è la Nakba che spesso, nei suoi romanzi, ha raccontato. Una vita di impegno la sua, che ha visto sempre affiancare il lavoro letterario alla militanza politica, tra le colonne dei quotidiani nazionali come nelle fila dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) negli anni dell'esilio a Beirut.

Mostar, il vecchio, vent'anni dopo
Il ponte di Mostar ricostruito

di Azra Nuhefendic (www.balcanicaucaso.org)

Il 9 novembre di venti anni fa l'esercito croato bosniaco distruggeva a cannonate il Ponte di Mostar, tesoro dell'architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina. La gente, quando apprese la notizia, reagì d'istinto.

"Che Dio ci salvi dall'eroismo serbo e dalla cultura croata"

(Miroslav Krleža)

"Prendi questa", mi consiglia e, per convincermi, batte con una grossa chiave di metallo contro la pietra. Il blocco di pietra risponde con un suono cristallino. "È con questa che è stato fatto lo Stari Most", mi dice l'artigiano al quale mi sono rivolta per una lapide.

In Bosnia e nei Balcani ci sono molti ponti vecchi e nuovi, belli, antichi, importanti, famosi, grandi, ma quando si dice ‘Stari Most' (il Ponte Vecchio), sappiamo con precisione che si tratta di quel solo e unico ponte: il ponte medievale di Mostar.

Lo Stari Most, costruito quasi cinque secoli fa, fu distrutto durante la guerra in Bosnia Erzegovina nel 1993. Le unità croate lo bombardarono per due giorni finché, il 9 novembre alle dieci e quindici di mattina, il ponte crollò nel fiume. La distruzione del Ponte Vecchio fu l'apice della drammatica guerra che i croati conducevano contro i propri fino-a-ieri amici, vicini e alleati: i musulmani bosniaci.

(Le immagini della distruzione del vecchio ponte http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=aiO_UqAV0Ng)

Ali Rashid, quelle ombre sulla fine di Arafat. Uno scritto del novembre 2004
Un giovane Ali Rashid con Yasser Arafat

Novembre 2004. Nei giorni successivi la morte di Yasser Arafat, l'amico Ali Rashid scrisse un importante articolo dal titolo "Le sfide del dopo Arafat", un pensiero che - alla luce di un decennio - mantiene tutto il suo valore progettuale soprattutto per quanto riguarda la dialettica politica che allora s'intravvedeva nel mondo arabo e palestinese. Parlò anche delle ombre che gravavano sulla morte del leader palestinese, ombre che in questi giorni sono state confermate dalle ricerche seguite alla riesumazione del cadavere e dalla conferma dell'uso del polonio come fattore determinante nel rapido processo degenerativo che portò alla fine di Arafat. Ecco l'articolo.

Le sfide del dopo Arafat

di Ali Rashid

Per molto tempo ancora Arafat occuperà la memoria, i pensieri, la politica dei palestinesi: anche intorno al suo letto di agonia si sono affollate le più diverse proposte di senso e rivendicazioni di eredità molto simili alle controversie che aveva suscitato da vivo, prima e durante la prigionia nella Mukata.

Primavere inascoltate e lacerate
Damasco

di Michele Nardelli

(2 settembre 2013) Forse gli strateghi occidentali che in queste ore spingono per un intervento militare contro la Siria nemmeno lo sanno. O forse è proprio per questo. Damasco è considerata la città più antica del mondo. Non l'insediamento umano, ma il contesto urbano più antico, del quale si parla in antiche tavole risalenti al 2500 a.C.

Ci fu un tempo nel quale Damasco era il centro del mondo, nell'intrecciarsi attorno ai suoi meravigliosi giardini della cultura bizantina, araba, persiana e indiana. La lingua colta che vi si parlava era il greco e proprio in quella città nacque fra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo il grande "movimento delle traduzioni" che portò - grazie alla trascrizione in arabo - alla conoscenza della filosofia di Aristotele e di Platone, della matematica di Euclide, Archimede e Tolomeo, dell'astronomia di Aristarco e dell'alchimia di Jābir ibn Hayyān altrimenti conosciuto come "Geber l'alchimnista", considerato il padre della moderna medicina.

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