
Andiamo insieme a Gerusalemme dal 10 al 17 ottobre 2009
Nei giorni scorsi il Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, ha sollecitato il mondo intero a "raddoppiare i nostri sforzi per giungere a due stati, Israele e Palestina, che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza." Lo ha fatto con un linguaggio e proposte nuove che hanno riacceso molte speranze.
venerdì, 3 luglio 2009 ore 18:00

Osservatorio Balcani e Caucaso e Nuovo Cineforum Rovereto
in collaborazione con MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
presentano
ALLA CONQUISTA DELL'IMMAGINARIO EUROPEO
USA vs URSS nelle sale cinematografiche d'Europa durante la Guerra fredda
Rovereto, Sala Conferenze del Mart, Corso Bettini 43
Uno stato fantasma nel cuore dell'Europa
Questo articolo è pubblicato nell'"Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo" a cura dell'Associazione "46° Parallelo" presentato lo scorso 20 giugno a Riccione nell'ambito del Premio dedicato ad Ilaria Alpi.
mercoledì, 10 giugno 2009 ore 17:30
Trento, Gallerie Piedicastello
Elvira Mujcic
E se Fuad avesse avuto la dinamite?
Infinito edizioni, 2009
Un giovane bosniaco vive da tempo in Italia. Torna a trovare i genitori e la vecchia nonna a Višegrad. E torna così sulle tracce del suo passato, e di quello del suo paese. "E se Fuad avesse avuto la dinamite?", il secongo libro di Elvira Mujcic. Una recensione di Mauro Cereghini.
Marco Brunazzo
Come funziona l'Unione Europea
Le istituzioni, i processi decisionali, le politiche
Laterza, 2009

Maria Todorova
Immaginando i Balcani
ARGO, 2002
Una recensione di Claudio Bazzocchi ad un libro di Maria Todorova che indaga nell'immaginario occidentale sui Balcani

di Marjola Rukaj e Davide Sighele
(da Osservatorio Balcani e Caucaso)
Nel 1989 Fatos Lubonja era in carcere, come prigioniero politico. Ha vissuto lì le prime notizie su quanto succedeva nell'Europa dell'Est. E all'inizio sembrava che ciò che stava accadendo non avrebbe avuto alcuna conseguenza in Albania. Un'intervista.

di Michele Nardelli
Ma davvero noi elettori stiamo per eleggere il nuovo Parlamento Europeo? Sarà, perché di tutto si parla in questa campagna elettorale, tranne che di Europa. Il che riflette il grado di affezione verso il progetto europeo oggi ridotto ai minimi termini. In Italia come altrove. Eppure la parabola dell'Irlanda dovrebbe pur insegnarci qualcosa sul valore dell'Europa e della moneta unica. Nei salotti televisivi e nei media proprio l'Europa è la grande assente. Ecco perché vorrei porre qualche domanda sull'Europa.
Bruno Zorzi intervista Mamadou Sow (da L'Adige del 16 maggio 2009)
Partiamo da qui: ad un certo punto il telefono di Mamadou Sow, 42 anni, senegalese, commerciante, in Italia da anni, già «ospite» delle galere di Gheddafi prima di approdare in Italia, suona. Lui risponde in un lingua stranissima e dopo un minuto mette giù.
«Questo era mio fratello. Mi chiama dal mio villaggio natale che si trova quasi in mezzo alla savana. Telefonini e televisioni in Africa le trovi ovunque, ormai anche in mezzo alla foresta, e il guaio è questo: la gente ha il mito dell'occidente.

L'esito del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo porta con sé più messaggi sui quali vale la pena soffermarsi un attimo. E sbaglieremmo nel dire che il voto europeo, più in libertà di altri, va considerato con una certa relatività.
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di Ali Rashid
Ora come duemila anni fa, in una Palestina dal volto trasfigurato alla quale si cambia perfino il nome, si intrecciano dimensioni locali, regionali ed internazionali, ingarbugliando sempre di più la matassa. Elementi religiosi e nazionali, storie e narrazioni contrapposte, fatti compiuti che esprimono il delirio della potenza accanto ad un’immane ed indescrivibile sofferenza, avvelenano l’umanità di ciascuno e mettono a dura prova la ragione, persino consigliano ai più di voltare altrove lo sguardo.

Uno sguardo attento e curioso verso l’area balcanica che nasce molto tempo fa. Da quando andavo in vacanza nella vecchia Jugoslavia ma anche per quel che essa rappresentava nel contesto regionale, ovvero un paese che aveva scelto una propria strada originale, nella resistenza al nazifascismo prima e, successivamente, nella rivendicazione della propria autonomia dall’Unione Sovietica.
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"Note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell'uomo"
(27 giugno 2013) Nell'ambito della manifestazione "L'Europa che non conosci. Viaggi, racconti e immagini tra il Trentino e i Balcani", domani giovedì 27 giugno, nel tardo pomeriggio (ore 19.00) presso il Castello del Buonconsiglio, si svolgerà un incontro dal titolo "Un caffé da Lutvo" con l'attrice Roberta Biagiarelli e il presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani Michele Nardelli. Per l'occasione lo scrittore Paolo Rumiz ci ha inviato un suo scritto inedito di grande fascino di cui verrà data lettura nella serata con l'accompagnamento musicale del violinista Mario Sehtl.
di Paolo Rumiz
Potrei parlarvi di odio e scannamenti, di profughi e kalashnikov; dirvi di una terra lacerata con l'occhio gelido della geopolitica. Invece no. Vi dirò dei suoni di un mondo inquieto, dell'acustica che nasconde l'anima dei suoi luoghi. La mia anima è piena di quelle frequenze. Essa li cerca come Orfeo e la sua cetra, gli va dietro oltre il confine del mondo dei vivi, là dove abita Persefone. Sente che quei suoni partigiani resistono alla grande omologazione globale, alla tirannia del pensiero unico.
Sono figlio della frontiera. Italiano di lingua, tedesco di cultura, slavo di stomaco e fegato, turco di canto e di cuore, ebreo di fascinazione. I Balcani abitano nel mio stesso cognome, che contiene la radice "Rum "di Rumelia, la parte europea - romana - dell'impero ottomano. Credo, di conseguenza, di avere dentro di me qualcosa che mi aiuta a sentire nel modo giusto quello spazio del mappamondo.
E allora cominciamo così a caso, là dove mi porta la memoria del lungo viaggiare. Cominciamo da due ex belle donne di Novi Sad, alte sul metro e ottanta, che si avvicinano a un fisarmonicista seduto davanti al Danubio, gli mettono in mano una banconota, gli dicono "dài, facci piangere", gli fanno spremere dallo strumento oceani di tristezza e secoli di sradicamenti, ballano e si abbracciano senza badare ai passanti.