
(18 febbraio 2016) Nei giorni scorsi ha lasciato questo mondo Salman Natur, scrittore e traduttore palestinese, autore di pieces teatrali e militante politico. Era nato a Daliyat al-Carmen, nei pressi di Haifa, nel 1949.
Riprendo qui un piccolo grande racconto di Salman Natur tratto dal libro "Memoria" (Edizioni Q, 2008).
Abu Salah
Abu Salah ha raccontato che un giorno nel suq di Nazareth ha visto un mercante di buoi di origini rumene:
- Da dove vieni, adon1 Barnabeo?
Mi guardò con sufficienza:
- Sono di Saffuria*. Tu di dove sei?
Abu Salah non esitò a rispondere:
- Io vengo dalla Romania!
Il mister si sorprese:
- Possibile?
- Ascolta, se è possibile che adon Barnabeo venga da Saffuria, perché non dovrebbe essere possibile che adon Abu Salah venga dalla Romania?
Dio ci aiuti a dire la verità.
(*Saffuria era un antico villaggio palestinese della Galilea, raso al suolo nel 1948 dai coloni israeliani. Rimangono i segni del cimitero e una piccola chiesa. ndr)
1In ebraico nel testo: “signore”.
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Riporto il saluto che oggi Claudio Magris rivolge all'amico Umberto Eco dalle pagine del Corriere della Sera
di Claudio Magris
(21 febbraio 2016) In questo momento non penso solo alla poliedrica genialità di Umberto Eco, ai suoi libri famosi in tutto il mondo, alla sua rara combinazione di creatività letteraria e acutezza analitica. Penso ai nostri incontri, soprattutto anche se non solo agli indimenticabili giorni passati insieme tanti anni fa nella devastata Romania di Ceausescu, alla nostra complicità affettuosamente gaglioffa, alla sua capacità di ricominciare, come stava accadendo con il suo impegno per la fondazione di una nuova casa editrice. Dei suoi libri vorrei ricordare uno che non è il più grande, né il più famoso, ma che mi ha segnato, “Apocalittici e integrati”, un libro scritto molti anni fa ma oggi più che mai attuale per affrontare le incredibili, sconvolgenti trasformazioni del mondo e della vita con libero spirito critico, senza ansiosi e ossessivi rifiuti, e senza servile e passiva acquiescenza. E penso a tante fraterne risate che aiutano a vivere meglio.
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Micaela Bertoldi
Persiane azzurre
Il rebus delle attese a Sansepolcro
Edizioni Del Faro, 2017
E’ un romanzo che mette in scena una giovane donna, Melania, originaria del Trentino, che compie un viaggio alla ricerca di una pausa di riflessione, utile a ridefinire il proprio percorso di vita in cui scrivere e vivere, a tratti, appaiono come azioni che si mescolano quasi senza soluzione di continuità.
Melania parte da Verona dove vive e lavora per un’agenzia viaggi insieme all’amica Pamela e si prende una vacanza; si ritrova a Sansepolcro catturata da una particolare casa dalle persiane azzurre. Ed è così che l’originale retroterra culturale trentino da cui proviene inizia a intrecciarsi con le suggestioni del Casentino, con gli eventi tragici della Storia e con l’incognita di carte ‘perdute e ritrovate’: un rebus che chiede d’essere risolto. Ne deriva un attraversamento di paesaggi di natura e di paesaggi interiori. Mete confusamente cercate emergono a poco a poco, svelando segrete attese e sguardi sul futuro, complice il sentiero degli dei con la sua centenaria vite, simbolo di forza e tenacia. Il bisogno di scrivere è una sorta di disposizione d’animo della protagonista che, quasi senza accorgersi, si è diretta nei luoghi che alla scrittura autobiografica hanno assegnato un compito di rilievo: nella vicina Anghiari, infatti, ha sede l’Università dell’autobiografia.

Walter Benjamin
Angelus Novus
Saggi e frammenti
Einaudi, 1962
Questa raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1962 da Einaudi, raccoglie i testi più rappresentativi, dai saggi filosofici Per la critica della violenza, Destino e carattere, Sulla facoltà mimetica, a quelli più letterari su Baudelaire, Kafka e Goethe: tutti scritti rivelatori di una particolare forma di saggismo in cui le "affermazioni sulla vita" non possono prescindere dall'analisi di un determinato "paesaggio culturale" ... e che mettono in luce le risorse di un laboratorio di pensiero tra i più fervidi e originali del Novecento.
Scrive Benjamin: «C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta».
venerdì, 22 gennaio 2016 ore 17:00
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"Intrecci. Stralci di narrazioni familiari sullo sfondo della “piccola” Europa" è l'ultimo lavoro editoriale di Micaela Bertoldi che sarà presentato a Trento venerdì, 22 gennaio 2016, alle ore 17.00, presso la sala dell’Associazione Culturale “Antonio Rosmini”. Ne parlerà l’Autrice in dialogo con Fausta Slanzi.
Trento, Associazione culturale Rosmini, Via Dordi

Ermanno Rea
Mistero Napoletano
Vita e passione di una comunista negli anni della guerra fredda.
Einaudi, 1995
Un libro straordinario che mi ha fatto riflettere ed amare una città che già era nel mio cuore.
«Forse questo è soltanto un libro di fantascienza. Perché parla di tempo pietrificato e di coscienze espropriate del loro diritto al cambiamento. Oppure è un libro giallo - giallo esistenziale - perché indaga su un suicidio apparentemente senza ragione. Comunque sia, comincia con una serie di rintocchi di non so quale orologio prossimo al luogo dove ho preso in affitto il mio provvisorio alloggio napoletano, rintocchi che hanno la solennità di un ammonimento: il tempo divora ogni cosa. Ma che cosa divora esattamente il tempo? Il professor Aldo Masullo, fulvo filosofo che al fattore tempo ha dedicato molta riflessione, afferma che esso è dolore, passione, cambiamento e perciò "perdita". "Il tempo - spiega - è vivere l'incessante franare del suolo su cui siamo appena passati, sì che ogni volta il presente nasce da una frattura..."...».

Uno dei grandi film, sulla shoah e non solo. Train de vie, 1999 del regista rumeno Radu Mihaileanu.
«..."Ridere è un altro modo di piangere" dice il regista, Radu Mihaileanu, la cui famiglia fu internata in un lager. Un dolore atavico il suo, un dolore che viene qua trasfigurato nella risata, ma non per questo sminuito. Nella vita è costante la compresenza di comico e tragico e l'invito pascoliano a cercare nelle cose il loro sorriso e la loro lacrima come due elementi inseparabili è poeticamente vero. Così il regista sceglie di raccontarci in altra forma la tragedia del suo popolo, in modo surreale e ironico, quasi a volerne dissacrare l'orrore. Lo fa ispirandosi all'universo onirico del concittadino Ionesco, al suo teatro dell'assurdo, i cui rimandi la critica ha intravisto, unanime, nel racconto di Mihaileanu, così come ha colto l'evidente richiamo al regista Ernest Lubitsch (ebreo dell'Est come lui) e al suo film "Vogliamo vivere", che nel '42 affrontava per primo in forma di commedia la tematica antinazista, irridendo la tragedia della Shoah...»
http://vk.com/video_ext.php?oid=225133802&id=166640866&hash=151f0c3e94a3c1c6&hd=1

Dall'album: "Da solo"
Testo e musica di Vinicio Capossela
«Vetri appannati d'America
e tutti se ne sono già andati
restano i bar vuoti, i cani e le strade
gli sgabelli, le corse e le puntate
lontano, lontano, lontano
vi scrivo da molto lontano
tra carni cadenti, stelle cadute e stellette
del cielo in terra e per terra
nel silenzio d'America
Marinai, soldati e i telefoni occupati
e non arrivo ancora a te
funerali e bande, bandiere e fanfare
d'America
sono Jim e sono unalcohol
sono John e sonooversize
e grazie Signore per il dono della sobrietà
per farmi accettare quel che non posso cambiare
per il coraggio di fare nell'unione d'anonimi
Dio salvi l'America

Jacques Derrida
Perdonare
Raffaello Cortina Editore, 2004
Nel 1971, Viktor Jankélévitch risponde alla polemica scoppiata in Francia sulla prescrizione dei crimini hitleriani: il perdono è impossibile perché “é morto nei campi della morte”. Interrogando il testo di Jankélévitch, Derrida si chiede se non sia proprio a partire da questa impossibilità che si possa e si debba pensare il perdono. Il perdono, se ce n’è, non perdona che l’imperdonabile...

Com'è possibile che l'idea di umanità, tipica dell'Illuminismo, trovi collocazione nei "tempi bui" brechtiani, in cui le guerre mondiali, i totalitarismi, la Shoah hanno decretato il fallimento dell'eredità umanistica europea? Questa domanda attraversa l'intera opera di Hannah Arendt e diventa occasione per una riflessione sul modo in cui storia personale, passione per la verità e relazioni di dialogo e di amicizia, possono fornire l'autentico contesto della politica.

Predrag Matvejevic
L'altra Venezia
Garzanti, 2003
«Una Venezia fatta di scrittura che diventa materia e sensazione, materia e sensazione che ci restituiscono quelle che riceviamo da Venezia, sensazioni di umido, di acqua, di marcio, di tempo, di bellezza, di passato, di malinconia, di miraggio, di marmo, di sabbia, di fango, di oro, di sfumato, di splendente, di torbido, di Venezia insomma, dell’indicibile Venezia».

Vincenzo Consolo
Mediterraneo
Viaggiatori e migranti
Edizioni dell'Asino, 2016
«E buttò il bastone ed ivi si fermò, come fa il viaggiatore che si consola del ritorno. Sono le eterne e sempre attuali parole, in questo nostro tempo soprattutto, in questo nostro Mediterraneo di conflitti, di spoliazioni territoriali, di negazioni d'identità, di migrazioni e di diaspore, di ognuno che, esule per desiderio di conoscenza o per costrizione, ritrova la sua terra, il suo cielo, la sua casa».
Capovolgimenti e storie sovrapposte
«... l'immigrazone dei lavoratori italiani in Tunisia continuò sempre più massiccia. Ci furono vari episodi di naufragi, di perdite di vite umane nell'attraversamento del Canale su mezzi di fortuna. La reggenza francese, di fronte a quel continuo affluire di diseredati, ricorse ai rimpatri. Nei primi cinque anni del Novecento ben 13.000 furono rimpatriati...»

Martin Pollak
Paesaggi contaminati
Per una nuova mappa della memoria in Europa
Keller editore, 2016
«Modellare il paesaggio era la motivazione, la giustificazione per il genocidio»
Quando i paesaggi idilliaci celano oscuri segreti.
sabato, 12 dicembre 2015 ore 18:00

Trento, Centro S.Chiara
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Gigi Riva
L'ultimo rigore di Faruk
Una storia di calcio e di guerra
Sellerio, 2016
«Sono quasi le 7,30 della sera a Firenze. Nessuna brezza è arrivata a dare un briciolo di refrigerio. Ai calci di rigore di consuma il destino di quella che sarà l'ultima Jugoslavia alla fase finale di una competizione mondiale».
«... Si è definito il Novecento come il secolo di Sarajevo. I cicli se ne infischiano delle cifre tonde, del tempo così come lo scandiscono gli umani. Un'epoca si esaurisce quando deve e non rispetta le date. Convenzionalmente il Novecento lo si afferma aperto il 28 giugno 1914, con gli spari di Gavrilo Prinzip all'arciduca. Nei libri di storia il rapporto causa-effetto è repentino. Gavrilo preme il grilletto e scoppia la prima guerra mondiale, muoiono quasi dieci milioni di soldati e sei milioni di civili, compreso quelli uccisi dai "danni collaterai", epidemie, carestie, fame. Altrettanto convenzionalmente il secolo si chiude a Sarajevo, emblema di tutte le guerre balcaniche degli anni Novanta. Naturalmente nessuno azzarda la semplificazione: Faruk sbagliò il rigore e la guerra fu. Suonerebbe blasfemo...»
Forse un po' "jugonostalgico" ma bello il libro che il giornalista Gigi Riva ha dedicato a Faruk Hadzibegic, il terzino e capitano dell'ultima nazionale jugoslava di calcio.