Cultura

giovedì, 15 novembre 2012 ore 18:00

Stefana. Il profumo acre dell'est
La copertina di Stefana

Enrico Franco presenta l'ultimo romanzo di Vittorio Borelli (Silvy edizioni).

Bucarest,1999. Stefana viene caricata su un'auto e rinchiusa in un ripostiglio. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno è intervenuto, "in omaggio a un cinismo metropolitano nato e cresciuto a Ovest e subito assimilato anche a Est, probabilmente". Stefana ha dodici anni ed è orfana di un giornalista di guerra americano e di una sociologa rumena impegnata nell'industria del volontariato internazionale.

Inizia così, con un colpo di scena, il romanzo-thriller di Vittorio Borelli, giornalista e scrittore con una ricca esperienza professionale che lo ha visto - tra l'altro - condirettore del Mondo e fondatore e direttore della rivista di geopolitica east. Proprio in questo ultimo lavoro si riverbera tutta la sua sensibilità di giornalista impegnato che ha visto e vissuto in prima persona i grandi cambiamenti a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. Borelli, con il linguaggio crudo, ironico e a tratti spigoloso che gli appartiene, mescola con abilità generi letterari, situazioni ed emozioni. Tra flash back, rimandi e salti temporali, si dipana la trama di questo romanzo dove non esistono certezze, dove "tutto è possibile". È il mondo post ideologico, post comunista, dell'Europa centro-orientale alla fine del secondo millennio, un mondo emotivo, smarrito in se stesso e insieme assetato di nuovi valori; un mondo contraddittorio, inquieto, dove convivono lecito e illecito, paure esistenziali e aneliti di sicurezza...

Trento, Ferrari Incontri (Cantine Ferrari)

mercoledì, 14 novembre 2012 ore 21:00

La ginestra
Ginestra

La ginestra. O il fiore del deserto. Spettacolo teatrale

Regia Michela Embrìaco - Voce Narrante: Michela Embrìaco - Voce Narrante: Tommaso Lonardi - Musica dal vivo: Corrado Bungaro - Fotografie e Flipbook: Pierluigi Cattani Faggion

"E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce".

Nel lavoro teatrale di Multiversoteatro, il testo della lirica è interpretato nella sua integrità da Michela Embrìaco e Tommaso Lonardi.  La voce e il corpo degli attori  si fanno strumenti e lavorano insieme alla musica di Corrado Bungaro e alle immagini di Pierluigi Cattani Faggion, in una partitura unica multidimensionale dove il ritmo lega la lirica leopardiana alla musica e al flipbook fotografico realizzato sull'autostrada A4. I temi del rapporto uomo-natura e del limite sono riportati in chiave simbolica nella
contemporaneità, dove il genere umano, con la tecnologia e l'industria, cerca di costruire una specie di natura 2.0, apparentemente più controllabile e meno pericolosa della natura originaria, ma nella quale vive altrettanto precariamente e che è in grado di compromettere la vita dei singoli, delle comunità e, talvolta, della natura stessa.

Trento, Spazio Off, via Venezia 5

Potere e contropotere nell'età globale
La copertina del libro

(4 gennaio 2015) Se ne è andato nei giorni scorsi all'età di settant'anni Ulrich Beck, uno dei principali pensatori del nostro tempo. Un piccolo omaggio attraverso la segnalazione di questo libro nella mia biblioteca.

 

Ulrich Beck

Potere e contropotere nell'età globale

Editori Laterza, 2010

 

«... Noi europei facciamo come se esistessero ancora la Germania, l'Italia, i Paesi Bassi, il Portogallo, ecc. E invece non ci sono più da un pezzo, poiché quelle riserve di potere che sono gli Stati nazionali chiusi in se stessi e le unità nazionali delimitate l'una rispetto all'altra sono diventate irreali al più tardi con l'introduzione dell'euro. Nella misura in cui c'è l'Europa nonesistono più la Germania, la Francia, l'Italia, ecc. (anche se questi paesi continuano a governare nelle teste delle persone e nei libri illustrati degli scrittori di storia), poiché non ci sono più le frontiere, le competenze e gli spazi di esperienza esclusivi sui cui si fondava questo mondo di Stati nazionali. Ma se tutto ciòè passato, se il nostro pensiero, le nostre azioni e le nostre ricerche si muovono all'interno di categorie-zombie, quale mondo si sta formando o si è già formato?...»

Economia a colori. Andrea Segrè nuovo presidente della Fondazione Mach
La copertina del libro
 
Andrea Segrè

Economia a colori

Einuadi, 2012
 
 

Il capitalismo, modello dominante preferito dagli economisti, è in crisi profonda. La crescita illimitata, che lo sottende, non funziona più. Diseguaglianze e ingiustizie aumentano. Prima di sbattere contro un nuovo muro, bisogna cambiare strada. Ma per andare dove?

Questo libro ci guida verso un affascinante ma concreto orizzonte. Rimescolando i colori, gli aggettivi e i sostantivi dell'economia appare un altro mondo: un caleidoscopio di molteplici combinazioni. Una piccola grande rivoluzione dove l'economia viene ridimensionata a un capitolo del libro della natura: l'ecologia. Portando, finalmente, a una diversa ricchezza per una società sufficinete e sostenibile, naturale e umana, colorata e anche allegra.

 

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Le sirene
Vinicio Capossela

Dall'album "Marinai, profeti e balene" di Vinicio Capossela (Vinicio sarà oggi a Trento in occasione dell'evento "Bekim Fehmiu, l'Ulisse venuto dai Balcani", Gallerie di Piedicastello, ore 17.00)

http://www.musictory.it/musica/Vinicio+Capossela/Le+Sirene

Le sirene ti parlano di te
quello che eri
come fosse per sempre
le sirene
non hanno coda né piume
cantando solo di te
l'uomo di ieri
l'uomo che eri
a due passi dal cielo
tutta la vita davanti
tutta la vita intera
e dicono
fermati qua
fermati qua

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Rock
Mediterraneo

di Gianmaria Testa

Ma non era così
che mi avevano detto il mare
no non era così
e poi tanto di notte
cosa vuoi mai vedere
quì c'è uno che grida
che dice ch'è tardi
e bisogna partire
qui c'è uno che grida
e si deve partire

E mio padre non c'è
è rimasto da solo a masticare la strada
perchè dice che tanto
sarà guerra comunque
e dovunque si vada
l'ho lasciato alla porta di casa
che sputava per terra
come fosse un saluto
l'ho lasciato che sputava per terra
come se fosse un saluto

Ma non era così
che mi credevo di andare
no non era così
come un ladro, di notte
in mano a un ladro di mare
e mio padre alla porta di casa
che guardava per terra
come se avesse saputo
e mio padre che guardava per terra
come se avesse saputo...

http://www.musictory.it/musica/Gianmaria+Testa/Rock

Extra muros
extra muros

Dopo il concerto di Gianmaria Testa, ieri sera a Cles su invito del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ecco qui uno dei pezzi più belli di cui ci ha fatto dono. 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Vfv-FUcwYO8

Il capitalismo in-finito. Una recensione
La copertina del libro

Aldo Bonomi

Il capitalismo in-finito

Indagine sui territori della crisi

Einaudi, 2013

 

Ciò che resta e ciò che sarà del capitalismo (finito o in-finito che sia) nell'Italia della crisi: dalla Torino postfordista ai porti della Liguria, da Milano al Veneto del modello del nordest, dall'Italia di mezzo fino al Sud, un'indagine sul declino e sulle risorse del nostro paese.

 

Non più e non ancora 

di Luca Paolazzi

Credo che la condizione indispensabile per dare soluzione all'incertezza del nostro tempo sia la conoscenza della realtà in cui viviamo. Il nuovo libro di Bonomi è innanzitutto questo, uno strumento per capire la nostra realtà, da dove veniamo e dove stiamo andando, o per dirla con l'autore, per narrare il "non più" e capire il "non ancora". Conoscere e capire sono passaggi obbligati per immaginare il nostro futuro.

 

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Il tempo degli assassini

Henry Miller

Il tempo degli assassini

SE editrice, 2004

Un incontro sul Renon, lo stupore per l’indagare sulla banalità del male, la scoperta di una lettura comune, Rimbaud. Mi arriva un plico e una dedica. Non avrei mai pensato di vivere al modo dei poeti, al tempo degli assassini…

"Ecco il tempo degli assassini" è il rintocco che chiude Mattinata d'ebbrezza nelle Illuminazioni di Rimbaud. Ed è la frase che intitola, con una polivalenza di significati, questo saggio scritto da Miller per il centenario della nascita del poeta. Che è anche un saggio critico su Rimbaud, così come i romanzi e racconti di Miller sono anche opere di narrativa... Da non perdere.

Grazie, Arlechin Batocio
Andrea Zanzotto

di Giuseppe Colangelo

C'è una figura indimenticabile, definitiva, nella poesia di Andrea Zanzotto. È quella di Nino, un contadino dei suoi luoghi prediletti che appare per la prima volta in un testo de La beltà (1968). Così: «Le profezie di Nino. (Cosa mi fai scrivere, Nino!) (E non sappiamo se oggi tutto questo possa ottenere il permesso per un - benché minimo - senso!)».

Il poeta lo fa irrompere in modo forte nei suoi versi ma rendendosi subito conto dell'oltranza semantica di quell'incipit si affretta ad attenuarne la portata. Poi però nei versi successivi lo trasforma di fatto «in mitico profeta naturale» che comprende gli arcani del tempo e della natura. Perché Nino non avendo mai abbandonato la sua terra ne conosce tutte le potenzialità, vive in armonia con essa e sa guidarla a produrre sempre migliori raccolti con metodi naturali («off limits la sofisticazione»).

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La lingua di Ana
La lingua di Ana

Elvira Muji

La lingua di Ana

Chi sei quando perdi radici e parole?

Infinito edizioni, 2012
 
 

La rabbia e la dolcezza

di Michele Nardelli

Alla presentazione del libro "La lingua di Ana" ero arrivato in ritardo. Appena in tempo per un saluto ad Elvira, acquistarne una copia, ricevere una dedica e via, verso chissà quale altro impegno. Lei avrà pensato che questi "politici" dopo un po' sono tutti uguali, lo sguardo si inaridisce, lo spazio per l'emozione di un incontro tende a svanire, figuriamoci quello per un romanzo.

Forse. O forse no, perché la sensibilità di Elvira Muji, che nei libri precedenti conoscevo un po' acerba, non è più così. La rabbia verso il mondo ha lasciato il posto alla dolcezza. La dolcezza - si badi bene - non è meno radicale, semplicemente non ti avvelena la vita. E' la consapevolezza che la verità, quella che s'incontra nella storia di Ana come in tante altre storie di vita, fra guerra e pace, fra terre di emigrazione e d'immigrazione, fra incontri ed abbandoni, come scrive Elvira "non è né triste, né felice, è semplicemente verità".

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Irpinia, Terremoto del 21 agosto 1962. Cinquanta anni fa. Una fine del mondo annunciata
Heatherwick Studio, Seed Cathedral, Shanghai Expo, 2010

di Ugo Morelli

(anticipazione dal libro di Ugo Morelli, Erba cedra e segreti amori. Il terremoto dentro, in corso di pubblicazione)

(agosto 2012) Come quercia squassata da ponente, violentata in ogni foglia, la terra sobbalzò, scommattuta, poverella, si perse, si squarciò, si aprì, ferita a morte e mostrò i danni irreparabili fatti da intere generazioni di sfruttatori incapaci di sopportarne la bellezza. Come i chichilicanti stavano su le case, in cima alle colline, e nei posti solatii, scelti dalla sapienza antica per viverci la vita propria e quella dei figli, e dei figli dei figli. Sembravano proprio quelle costruzioni che chiamavamo chichilicanti, fatte con le noci sgagnuliate e mondate con cura, per non rompere neppure un pezzo piccolo del frutto, disposte l'una sull'altra, tre alla base più una sopra, appoggiate in verticale, per giocare da bambini a farle cadere con un soffio. Tremendo fu il soffio quando il mondo tremò: niente trovò più pace. Gli uccelli persero il canto. Gli uomini la via. Non fu più lo stesso il mondo intorno a noi, lo perdemmo per sempre e, oggi, sembra il fantasma di quel che era, somigliante appena appena, solo a guardarlo da lontano. Non se ne capisce più niente. Così come non capimmo niente di cos'era un terremoto, ancora più oscure furono le cose che accaddero dopo. Tutto andò in frantumi, come le lastre delle finestre, lastre di terza scelta con gli "occhi" di fusione, che caddero in pezzi alla prima scossa.

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Il fiore del deserto, il teatro del tempo
Il folto pubblico al Museo di scienze naturali
Giovedì sera si è svolta a Trento la seconda rappresentazione de "La Ginestra. Il fiore del deserto", realizzata dalla compagnia teatrale MULTIVERSO teatro di Michela Embriaco, in collaborazione con il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, all'interno della rassegna annuale che il Forum stesso propone sulla Cultura del Limite. 

La serata ha preso avvio con la presentazione da parte degli ospiti di casa del messaggio relativo al luogo (il Museo di Scienze Naturali di Trento) in cui si è deciso di svolgere la messa in scena dello spettacolo. Di particolare interesse è stato l'intervento di Michele Lanzinger (Direttore del Museo) che ha portato una riflessione - coinvolgente - sul tema del limite secondo le angolazioni e le prospettive che la scienza è in grado oggi di offrire, anche in termini di conoscenza del mondo naturale e di come, quest'ultimo, sia in grado di difendersi (una volta oltrepassato il limite) mediante una peculiare resilienza specifica ed una capacità di assorbimento ed adattamento alla circostanze avverse.

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giovedì, 19 luglio 2012 ore 21:15

La Ginestra. Paradigma del limite.
il manifesto dell\'iniziativa

A 27 anni dalla strage di Stava

Il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, nell'ambito del percorso sulla cultura del limite (Nel limite. La misura del futuro), presenta lo spettacolo teatrale "La ginestra. O il fiore del deserto" di Giacomo Leopardi. 

La rappresentazione, introdotta da un intervento di Michele Lanzinger e di Michele Nardelli, si inserisce nell'ambito del percorso culturale "Nel limite. La misura del futuro" proposto dal Forum attraverso un itinerario di manifestazioni che ne affrontano le diverse sfaccettature, fuori dai luoghi tradizionali e dalle consuetudini.

Trento, Museo Tridentino di Scienze Naturali, via Calepina 14

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La Ginestra. O il fiore del deserto
Ginestra

di Giacomo Leopardi

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.

Giovanni, III, 19

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.

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