Cultura

Autopsia dei Balcani
Rada Ivekovic
 
Autopsia dei Balcani

Raffaello Cortina Editore, 1999



Ritrovare l’immagine dello specchio per descrivere il rapporto fra l’Europa (o meglio, quel mezzo continente che così si è autodefinito) e i Balcani (ovvero il sud est Europa) negli scritti di Rada Ivekovic, è stato emozionante. Una metafora che ho cominciato ad usare qualche anno fa, nei primi accenni di riflessione dopo l’immersione in quella moderna tragedia, e con l’andare del tempo questa immagine è divenuta via via sempre più nitida, quand’anche incompresa dai molti che hanno continuato a mantene-re verso ciò che stava avvenendo oltre l’uscio di casa un atteggiamento di rimozione oppure (o insieme) di natura emergenziale, tanto nell’intervento (diplomatico e militare) quanto nell’azione umanitaria. “Autopsia dei Balcani”, un saggio di psico-politica come lo definisce l’autrice, è un ritratto geniale del nostro tempo, di noi e del nostro rapporto con l’altro, quando ci rispecchiamo nel nostro contrario, in questo caso da una parte all’altra del mare Adriatico.

martedì, 10 giugno 2014 ore 17:30

Erba cedra e segreti amori
Irpinia, 1962

Presentazione del romanzo di Ugo Morelli, "Erba cedra e segreti amori" (Zandonai, 2014)

L'Irpinia e il terremoto. "Cambiò le persone dentro, oltre che il mondo fuori". Un gesto di amore, un grido di dolore, un atto di accusa verso una terra che non è più stata la stessa.

La presentazione del romanzo di Ugo Morelli sarà martedì 10 giugno, alle ore 17.30 alla libreria Einaudi  di Trento. Intervengono Raffaele Mauro e Michele Nardelli. Coordina Fausta Slanzi. Letture di Ester D’Amato. Sarà presentel’autore.

Trento, Libreria Einaudi, Piazza Mostra

La copertina del libro

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Ritorno nell'Europa di mezzo. Prima puntata
Blagaj (Bosnia Erzegovina)

(agosto 2014) Dal mio ultimo viaggio balcanico è passato grosso modo un anno. Non più di tanto dunque, ma nell'agosto scorso fu una veloce apparizione in occasione della conferenza sul significato del “buono, pulito e giusto” nel valorizzare l'unicità di questo pezzo d'Europa nel corso della prima navigazione danubiana di "Viaggiare i Balcani". C'era stato nel 2012, è vero, un viaggio del turismo responsabile con alcuni amici, ma in realtà sono via da queste terre che nel passato avevo tanto frequentato da un sacco di tempo.

Non è questione di nostalgia, la cosa che mi è mancata è stato soprattutto lo sguardo strabico che la precedente frequentazione mi aveva aiutato ad avere, quella lettura dell'Europa che mi faceva comprendere con maggiore nitidezza i processi della modernità che l'hanno attraversata negli anni cruciali seguiti alla caduta del muro di Berlino. Era questa, del resto, la mia risposta a quanti in passato mi chiedevano ragione di questa particolare attenzione verso i Balcani. Come spesso vado dicendo attorno al centenario dell'inizio della prima guerra mondiale, non è affatto un caso che il Novecento, il “secolo degli assassini” che ancora non abbiamo sufficientemente elaborato, sia iniziato e si sia concluso in quel di Sarajevo.

Passa da qui la costruzione dell'Europa politica. Passano da qui le forme più acute della post modernità seguita al fallimento della sperimentazione politica e sociale che è stato il comunismo reale. Passano da qui le forme più aggressive della deregolazione che poi si riverberano nel resto d'Europa nei modi più svariati, dallo sfruttamento della persona alla criminalità organizzata. Passa da qui quel processo culturale di imbarbarimento che permette di vivere tutto questo come naturale, spesso suffragato dalla più o meno consapevole adesione ideologica al turbocapitalismo.

Ecco, in questo racconto di viaggio, attraverso le immagini e le parole raccolte, vi parlerò di tutto questo.

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Storia intima della grande guerra
La copertina del libro

Quinto Antonelli

Storia intima della grande guerra

Lettere, diari e memorie dei soldati al fronte

Donzelli Editore, 2014

 

Con il dvd del film di Enrico Verra "Scemi di guerra"

 

Questo libro non è per noi. Siamo degli intrusi noi che oggi sbirciamo tra le lettere e i diari dei soldati. I loro testi erano infatti parte di una comunicazione intima, chiusa all'interno della cerchia famigliare. Se gli ufficiali colti, quando scrivono alla famiglia, scrivono un po' anche per i posteri, chi scrive queste pagine è per lo più un soldato subalterno (che prima di essere chiamato alla guerra faceva l'operaio, il contadino, l'artigiano), con l'unica ambizione di rivolgersi ai suoi famigliari, per difendere quel ponte comunicativo che il conflitto rischia di interrmpere: «Ti raccomando di scrivermi presto onde potermi rallegrare un poco, perché la mia vita di trincea è peggiore a quella dei nostri porci».

Si tratta di una ricchissima documentazione (che quasi sempre si sttrae alle norme ortografiche e sintattiche, e per questo può sembrare ingovernabile) raccolta presso il Museo storico del Trentino, e a lungo esclusa dal racconto nazionale, in quanto considerata marginale, se non conflittuale: gli autori sono infatti "tutti" gli italiani, anche quelli che un secolo fa erano sudditi dell'Austria: trentini, giuliani, triestini.

giovedì, 22 maggio 2014 ore 20:30

Marsiglia plurale. Comunità, città, culture
Marsiglia

MARSIGLIA PLURALE
Comunità, città, culture
 

Un documentario di Federico Zappini (60 min. / 2014)

Mercoledì 22 maggio 2014, ore 20.30 presso lo Studio fotografico Matteo De Stefano, in Via della Predara 25, quartiere S.Martino,Trento

Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere.
La sua bellezza non si fotografa. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi.
Essere per, essere contro. Essere, violentemente.
Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere.
E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma.
Un dramma atipico dove l'eroe è la morte.
A Marsiglia, anche per perdere, bisogna sapersi battere.

Jean-Claude Izzo
"Total Khéops"

In allegato la pagina del Corriere del Trentino che Simone Casalini ha dedicato all'evento.

Trento, via della Predara 25

Il pdf della pagina che Simone Casalini ha dedicato all\'evento

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Pensieri Europei. Autonomia e federalismo, l'Europa di Silvio Trentin
Silvio Trentin

Europa degli stati o Europa delle regioni? Nell'immaginare l'Europa politica, gli esponenti di "Giustizia e Libertà" pensavano ad un progetto sovranazionale verso il quale vi fosse una progressiva cessione di sovranità da parte degli stati nazionali e, nel contempo, di una devoluzione di poteri verso le autonomie locali, un sistema insieme istituzionale e sociale fondato su una diffusa assunzione di responsabilità.

Il federalismo corrispondeva ad un cambio di paradigma culturale e politico che si proponeva non solo il superamento dello stato nazionale ma anche una diversa organizzazione dei poteri. Era quello che scriveva dal suo esilio in Francia Silvio Trentin in “Federare e liberare”, quando indicava il federalismo come “l'ordine delle autonomie”.

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La città s'interroga per diventare città
Città invisibili

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone
Italo Calvino, Le città invisibili

di Federico Zappini (www.pontidivista.wordpress.com)  

E’ bene sottolineare una cosa. Stazione Futuro e Udu sono riusciti con il loro “Laboratorio cittadino” in una piccola/grande impresa: hanno portato a confrontarsi sul tema della città e delle sue prospettive future gli attori politici, sociali e culturali presenti sul territori. Certo mancava qualcuno ma per la prima volta – almeno che io ricordi – il tema della gestione dello spazio urbano di Trento è passato attraverso l’attivazione comune delle sue diverse anime e non dentro la classica separazione fatta di contesti d’interesse o competenza totalmente slegati tra loro. Il vigile urbano ha dialogato con lo studente, il barista con il sociologo e il promotore culturale, l’urbanista con il rappresentante dell’amministrazione comunale. Un primo passo importante verso la definizione di quegli Stati generali della città da molti invocati. Certamente uno stimolo concreto per farsi carico delle scelte che riguardano la riqualificazione urbana (e non solo) del capoluogo trentino.

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L’ignoranza non può essere chiamata libertà di opinione
Astrolabio

La lotta all'Isis si fa riconoscendo l'apporto culturale della civiltà araba

 

di Francesco Prezzi

 

(20 novembre 2015) Dopo i fatti accaduti venerdì 13 novembre a Parigi con le stragi indiscriminate contro la gente, invece di sviluppare un dibattito intelligente basato sullo studio, la conoscenza, il principio di distinzione, ci si è basati esclusivamente su un vuoto culturale, che il giornalismo servile sta diffondendo a larghe mani.

Lasciamo perdere le sciocchezze del conduttore di Porta a Porta, o la sub cultura di Matteo Salvini che non sa che nella battaglia di Legnano contro il Barbarossa c’era sicuramente un esercito di saraceni mandato da Guglielmo II di Altavilla re di Sicilia, visto che ha finanziato la Lega Lombarda; o le sciocchezze dette dal capogruppo della Lega alla Camera il quale ha inventato gli Sciiti Wahhabiti. Chiediamoci perché gli organi d’informazione continuano a diffondere una specifica interpretazione dell’idea di jiahd. Il termine non vuol dire Guerra Santa, ma Sforzo.

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Ritorno a casa
La copertina del libro

Natasha Radoji-Kane

Ritorno a casa

Adelphi, 2003

 

Halid ha molti conti in sospeso. Dalle trincee di Sarajevo è tornato con una reputazione da eroe, un incubo ricorrente e parecchio denaro di origine poco chiara. Per sbarazzarsi della prima gli basterà una battuta di caccia con due amici d'infanzia, finita sparando con armi da guerra agli unici animali sopravvissuti nei boschi intorno al villaggio – i gufi. Per non vedere più quella ragazza cadere al rallentatore, colpita a morte, sarà forse sufficiente smettere di dormire. Ma liberarsi del denaro, o moltiplicarlo – ed è il denaro con cui Halid vorrebbe riscattare il suo amore di un tempo, ora ostaggio di una donna e di una storia crudele – risulta più difficile. L'unica soluzione sarà rischiare tutto in un'estenuante partita a carte, fra puttane adolescenti e violinisti impazziti, contro l'avversario più temibile, il re degli zingari locali. Il ritorno a casa di Halid si consuma così in tre giorni freddi, fangosi e febbrili, che in questo suo primo, straordinario libro Natasha Radoji-Kane racconta attenendosi rigorosamente ai fatti e lasciando che dai gesti, dalle parole e dai silenzi dei personaggi si sprigioni il fantasma di un paesaggio – la Bosnia consumata dall'odio e da una guerra inesauribile – molto più vicino a noi di quanto vorremmo ammettere.

Scollinare il Novecento...
Angelus Novus
Giovedì 1 maggio, ore 20.30
"Scollinare il Novecento..."
Canzoni e incursioni nel secolo breve a cura della Antonio Colangelo Ensemble
Trento, Caffé Bookique, via della Predara (nel quartiere di San Martino)

 

Nella serata del primo maggio, conclusa la Tavola Rotonda "Cittadinanze. Per una nuova idea di contratto sociale. Esiste un modello sociale europeo?" ralizzata in collaborazione con le organizzazione sindacali nell'ambito delle manifestazioni del 1 maggio e che dà formalmente il via alla scuola di formazione "Territoriali ed europei", si svolgerà un evento d'eccezione.

Grazie all'Antonio Colangelo Ensemble avremo la possibilità di assistere ad uno spettacolo o, meglio, al cantiere di costruzione di un evento che se non ha ancora definiti i suoi contorni precisi ha dalla sua una grande ambizione: raccontare il Novecento. Di farlo con la musica, le immagini e la narrativa. Per comprenderne il senso abbiamo scritto il breve testo che segue.

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mercoledì, 30 aprile 2014 ore 20:30

Indebito tour
La locandina del tour

Nell'ambito della seconda edizione della scuola di formazione politica "Territoriali ed europei" arriva anche a Trento l'Indebito Tour. Andrea Segre e le musiciste Thedora Athanasiou e Maria Ploumi ci accompagneranno dentro la Grecia colpita dalla crisi economica utilizzando il cinema e il rebetiko come strumenti narrativi.

Grecia 2013. Nelle taverne di Atene e di Salonicco si perpetua l'antica tradizione dei rebetes, i musicisti che propongono il rebetiko, una forma di blues ellenico che affonda le sue radici in un passato di crisi diversa (e al contempo simile) a quella che colpisce oggi la popolazione. È una musica che si oppone, con i versi delle sue canzoni, al potere ed è, oggi come allora, portatrice di una corrente di ribellione al conformismo passivo. Vinicio Capossela va alla ricerca di questi musicisti e fonde la propria musica con la loro.

"Indebito" è stato girato in Grecia nel 2012 ed è stato presentato al Festival di Locarno 2013 come evento di apertura. Distribuito da NexoDigital in più di 80 sale italiane il 3 Dicembre 2013, è rimasto per due settimane in sala ad Atene ed ora continua ad essere proiettato in varie sale e vari festival in tutta Italia e non solo. E' una produzione LaCupa e JoleFilm, in collaborazione con RaiCinema.

Documentario, durata 87 min. - Italia 2013

Un film di Andrea Segre.
Soggetto: Vinicio Capossela, Andrea Segre

Con Vinicio Capossela, Theodora Athanasiou, Giorgis Christofilakis, Keti Dali, Pantelis Hatzikiriakos. Dimitris Kodogiannis.
Titolo originale: Rebetiko

Per maggiori informazioni www.politicaresponsabile.it  

Trento, ex Convento Agostiniani, vicolo San Marco 1

Massimo Gorla: un gentiluomo comunista. Cinquant'anni della nostra storia

A cura di Roberto Biorcio, Ida Farè, Joan Haim, Maria Grazia Longoni

Massimo Gorla, un gentiluomo comunista

Sinnos editrice, 2005

 

«Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché era solo una forza, un sogno, un volo, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto quello slancio, ognuno era... come più di se stesso. Era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e, dall'altra, il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo e cambiare veramente la vita.

No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare... come dei gabbiani ipotetici».

Qualcuno era comunista, Giorgio Gaber

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Intrecci. Stralci di narrazioni familiari sullo sfondo della 'piccola' Europa
La copertina del libro

Micaela Bertoldi

Intrecci. Stralci di narrazioni familiari sullo sfondo della "piccola" Europa

Fondazione Museo Storico del Trentino, 2014

 

Protagonisti di questo volume sono solo alcune della piccole "comparse" che hanno animato il grande scenario della storia del Novecento: donne e uomini confusi e dispersi nella grande folla dell'umanità, schiacciati e trasportati dagli eventi come un fiume in piena, ma al tempo stesso ricettori e trasmettitori attenti di quanto intorno a loro stava accadendo. Ed è quanto viene proposto dall'autrice che, in uno stile proprio più alla letteratura che alla storiografia, con un'attenta scelta di espressioni, citazioni e ricordi recupera e collega fra loro non solo i tasselli di tante "microstorie" familiari, ma i tratti fondamentali di quell'universo d'intense emozioni che si celano nel passato di tutta la "gente comune". Ne scaturisce una rappresentazione che, al pari di quella offerta da ben più illustri personaggi, appare il completamento di un mosaico altrimenti povero di sfumature.

Ballata per la figlia del macellaio
La copertina

Peter Manseau

Ballata per la figlia del macellaio

Fazi Editore, 2009

 

"Una fiaba ironica e lieve sul valore della vita e della letteratura"

 

«Ho capito che il fanatismo e la terra si nutrono a vicenda. Prima avevamo la Terra Promessa, la desideravamo ardentemente; quando la ottenemmo, lottammo per tenercela. Non avrei mai creduto che avrei detto una cosa simile, ma dopo aver combattuto per essa, e dopo averla lasciata, non credo che la desidererò più. Mi sembra quasi che starne lontani sia la cura per quella particolare forma di pazzia».

Il conflitto generativo
La copertina

 

Ugo Morelli

Il conflitto generativo

Città nuova, 2014

 

È possibile guardare e vivere il conflitto come fatto positivo? Nel suo saggio “Il conflitto generativo” pubblicato da Città Nuova, Ugo Morelli ci introduce ad approccio nuovo ed originale.

Nel linguaggio di ogni giorno e non solo, quando si dice conflitto si intende guerra. Guerra e violenza, pertanto, restano egemoni su vari piani e in particolare nel linguaggio ordinario e nella narrazione storica. Sono proprio la parola “conflitto” e le fenomenologie che essa indica a non avere cittadinanza nel linguaggio e nella prassi. Il conflitto, infatti, è costantemente confuso con la guerra. Quando si dice conflitto, di solito, si intende guerra, indifferentemente.

Non emerge una domanda di conoscenza rispetto alla distinzione tra guerra e conflitto. Né si afferma ancora il bisogno di conoscere rispetto agli incontri tra differenze, culture, interessi, individuazioni e appartenenze diverse, orientamenti e spiegazioni del mondo. Tende anzi a prevalere la negazione. Eppure la conoscenza potrebbe essere la via per riconoscere la generatività del conflitto e la sua distinzione con l’antagonismo e la guerra, con le conseguenti opportunità per la creazione della cooperazione e della pace. 

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