«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Ali Rashid, il mio amico Ali, mio fratello Ali, non è più fra noi. Il suo cuore malandato si è fermato, non ce l'ha fatta a reggere oltre il dolore di una terra, la Palestina, per la quale aveva speso una vita.
Qualche giorno fa Ali mi aveva inviato le immagini di un ulivo millenario che bruciava da ore alimentato dal vento, anch'esso vittima designata della tragedia che si andava consumando nella Mezzaluna fertile per togliere di mezzo, con il genocidio della sua gente, anche le tracce della sua storia.
Quell'immagine rappresentava, non so quanto inconsapevolmente, il suo ultimo atroce messaggio, un editoriale senza parole perché tutte quelle possibili erano già state consumate. Il mio dolore è grande, caro Ali, alleviato solo dall'immaginare che il tuo corpo stanco ha finalmente trovato pace.
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Riporto la riflessione che Ali scrisse mesi fa di fronte al nuovo tragico capitolo di una guerra infinita nella sua terra.
Eppure una volta eravamo fratelli.
di Ali Rashid
(un numero insopportabile di morti fa) Corre il tempo e cambiano le idee, i concetti fondamentali e i significati. Come fosse arrivato a compimento la negazione di ogni valore! Dio è morto. Viva l’eroica morte, giusto l’annientamento del “nemico”. Dilaga il nichilismo e trionfa la tecnica.
Vivono in me i racconti di mio nonno. Andava a Safad in Galilea per comprare un fulard di seta dalla comunità ebraica sfuggita all'inquisizione in Portogallo, avevano imparato la tessitura della seta dagli arabi in Spagna.
Mi ricordo di Khaiem, socio di mio nonno in una cava vicino a Gerusalemme. Khaiem non ha potuto salvare la mia famiglia dalla pulizia etnica, ma continuò a mandare alla nostra famiglia in esilio la parte del guadagno dell'impresa finché non morì.
Non ho notizie dei figli di Khaiem, ma ho seppellito mia sorella in Norvegia, un fratello negli Stati Uniti, un mio caro e stimatissimo zio una settimana fa a New York, mentre la salma di mio nonno giace in un anonimo cimitero di Amman.
di Federico Zappini
(27 marzo 20225) Le ultime settimane sono state in larga parte dedicate a discutere dello stato di salute dell’Unione Europea, delle sue priorità di fronte a un Mondo in fibrillazione e di alcuni dei contenuti del Manifesto di Ventotene.
In particolare l’attenzione si è concentrata sull’ipotesi di superamento degli Stati nazionali – in chiave federalista e antinazionalista – e sul pilastro sociale a essa collegato, in nome della solidarietà e dell’uguaglianza tra i popoli e in opposizione ad ogni ipotesi di dominio militare, politico o economico dei pochi (o pochissimi, visto il vento che tira) sui molti.
Ce ne siamo occupati anche scendendo in piazza, in quanto abitanti dello spazio urbano e insieme del Mondo intero. Lo abbiamo fatto perché preoccupati della torsione illiberale di cui siamo testimoni e vittime a diverse latitudini (dal sud America al sud-est asiatico, dalla Russia di Putin agli Stati Uniti di Trump, mai come oggi accomunati da interessi e stile, quasi alleati) ma anche perché convinti che esista una specificità europea nell’offrire garanzie allo stato di diritto, nel riconoscimento per tutti e tutte di diritti sociali e civili, nella propensione a modelli di governo democratici, plurali e nonviolenti.
No, non è una fuga. Piuttosto, se si vuole, una boccata d'aria fresca. Così ho messo insieme il bisogno di completare le interviste/conversazioni che mi ero ripromesso nel viaggio dell'estate scorsa e ben raccontato dall'amico Domenico (https://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=5120), e la necessità di vedere da vicino quel vero e proprio “sollevamento popolare” che sta attraversando la Serbia e contagiando la regione, per darmi una certa distanza dalla ritualità velenosa e gridata che segna il dibattito pubblico nostrano...
... Il crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, un governo senza contrappesi che cerca di insabbiare l'accaduto a suggello del clima di impunità che regna in Serbia, la decisione di riprendere l'estrazione del litio per l'industria automotive con effetti devastanti sul piano ambientale, hanno fatto da detonatore ad un movimento che scuote in forme inedite il regime di Belgrado. E non solo...
di Federico Zappini *
(7 marzo 2025) È difficile rimanere indifferenti di fronte alla proposta di Michele Serra di organizzare una manifestazione continentale a sostegno dell’Europa nel momento in cui l’intero Mondo sembra sull’orlo di una crisi irreversibile. E’ bene però che di una chiamata alla mobilitazione così urgente e ambiziosa si riconoscano tanto il valore quanto le contraddizioni, insieme l’innegabile passione e la potenziale ingenuità.
Il primo fattore di rilevanza riguarda evidentemente la contingenza internazionale. L’amministrazione Trump ha accelerato una serie di dinamiche che rischiano di rimodellare l’ordine mondiale secondo i rapporti di forza e non invece rispettando le norme del diritto. La “gestione” muscolare della guerra in Ucraina (e in parallelo di quelle in Medio Oriente) e le conseguenti molteplici tensioni internazionali, i dazi commerciali usati come arma di pressione su nemici e alleati, l’accantonamento degli accordi sul clima sono solo alcune dei dossier aperti sul tavolo. La minaccia, in generale, è che la politica su scala planetaria si sviluppi più per ricatti e accordi di opportunità che per la condivisione di valori e attraverso la cooperazione e il confronto.
Campanili, minareti, sinagoghe
dal 16 al 21 aprile 2025
Una proposta di viaggio con Viaggiare i Balcani
Bosnia-Erzegovina, preziosa tessera del grande mosaico d’Europa! Un viaggio attraverso una terra carica di storia, impreziosita da genti di fedi religiose diverse e da culture e tradizioni che s’incontrano, si combinano e talvolta si scontrano. Un’occasione unica per ammirare questo Paese con i colori della primavera che illuminano fiumi e boschi ed avvolgono abitazioni e campagne, croci e mezzelune.
L’itinerario è mosso da profonda curiosità culturale e umana per una regione spesso scossa dalla Grande Storia, in cui si intrecciano complesse storie personali, familiari e di comunità. Anche se le vicende del XX secolo ne hanno messo a dura prova la specificità, la Bosnia-Erzegovina rimane un ambiente in cui il tessuto multiculturale e multireligioso si avvertono con forza; un luogo che riesce a trasmettere forti emozioni e a stimolare riflessioni.
Venerdì 21 febbraio 2025, alle ore 18.00
presso l'Officina dell'Autonomia della Fondazione Museo Storico del Trentino (via Tommaso Gar 29, Trento)
ci sarà la presentazione del libro di Simone Malavolti
«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia-Erzegovina. Prijedor 1992-1995»
(Pacini editore, 2024)
Prijedor, cittadina bosniaca di quella che un tempo era la Jugoslavia, sale alla ribalta della cronaca internazionale per le terrificanti immagini dei corpi emaciati dietro il filo spinato di un campo di concentramento. E' solo la punta dell'iceberg di un progetto iniziato con l'occupazione militare della città da parte dei nazionalisti serbi nella notte del 30 aprile 1992. Un'escalation di violenza di massa che provocherà la fuga e la deportazione di migliaia di cittadini, l'internamento di circa 5000 persone, l'uccisione di oltre 3000 individui, la distruzione di interi villaggi e l'imposizione di una memoria pubblica unilaterale e negazionista.
Introduce e modera
Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino
Intervengono in dialogo con l'autore Simone Malavolti
Annalisa Tomasi, Associazione Progetto Prijedor
Marco Abram, Osservatorio Balcani Caucaso – TransEuropa
Michele Nardelli, scrittore, già presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani
Incontro promosso dalla Fondazione Museo Storico del Trentino
Vi invitiamo all'inaugurazione della mostra allestita dal 15 al 28 febbraio presso lo Studio d'Arte Andromeda in Via Malpaga, 11 (Trento) alla presenza dei rappresentanti del collettivo MARSAM 301 che si svolgerà sabato prossimo 15 febbraio 2025 alle ore 18.00.
La mostra è il risultato di un laboratorio d'arte specializzato incentrato sull'incisione e sulla stampa come strumenti di espressione in tempi di difficoltà del Collettivo palestinese MARSAM 301, con sede a Betlemme.
In esposizione anche una selezione di opere disegnate da importanti artisti italiani: Altan, Crepax, Igort, Magnus, Manara, Pazienza, Benni, Vincino ecc. riunite nel 1988 nella cartella curata da L’Alfabeto Urbano: “KUFIA Matite italiane per la Palestina”, già esposte in quegli anni nella nostra precedente sede, questo per ricordare da quanto tempola "questione Palestinese” sia presente nelle nostre coscienze e quanto importante sia ricordare e trasmettere memoria.