«Tempi interessanti» (45)
... Lo scarto finale fra Alexander Van der Bellen e Norbert Hofer è stato di 31.026 voti, indicando una geografia politica che ha colorato di blu gran parte del territorio e di verde solo le maggiori aree urbane. Il conflitto “città/campagna” è solo una delle chiavi di lettura (che peraltro abbiamo già tristemente conosciuto nelle fasi più acute di crisi del progetto politico europeo), cui sembra aggiungersi un'analoga geografia in base alla composizione sociale, al grado di istruzione e da ultimo anche all'espressione del voto di genere. Sarebbe interessante (e preoccupante) immaginare, secondo queste tendenze, la nuova colorazione dell'Europa...
Dopo quasi tre anni di attesa, e a più di un ventennio dall'ultimo censimento effettuato nel paese, le autorità bosniache hanno pubblicato i dati completi del censimento 2013
di Rodolfo Toé (da www.balcanicaucaso.org)
La sala della conferenza stampa allestita all'interno dell'Hotel Europa, a Sarajevo, pare quasi colta di sorpresa quando sullo schermo si materializza la diapositiva che tutti, visibilmente, aspettavano. Evo ih, eccoli, mormora qualcuno, riscuotendosi e iniziando febbrilmente a prendere appunti, scrivendo le cifre - le nuove cifre - che finalmente sono lì, nero su bianco, ufficialmente, dopo mesi e mesi di illazioni. Non importa il fatto che alle tre domande relative ad appartenenza etnica, lingua e religione, rispondere non fosse obbligatorio. Né tanto meno conta la raccomandazione di Eurostat, che aveva addirittura esortato le autorità bosniache a tralasciare la questione. Perché quello che importa alle decine di reporter presenti, ma anche alla maggior parte dell'opinione pubblica bosniaca, sono soprattutto le nuove percentuali relative alla composizione etnica della popolazione.
di Tonino Perna
(7 giugno 2016) Sapere invecchiare è un’arte. Significa fare i conti con le energie che vengono meno, con la paura del giorno finale, con il rimpianto per “i bei giorni che furono”, come nella nota commedia di Samuel Beckett. Come diceva Noberto Bobbio il brutto della vecchiaia non è solo la memoria che si perde, ma che tutto diventa più lento e faticoso.
L‘Europa è diventata come una vecchia isterica che vive di paure, si fa prendere facilmente dal panico, cerca di esorcizzare la morte che si avvicina imbellettandosi con lustrini di eventi spettacolari, grandi opere e Quantitative Easing. Assomiglia, perdonate il riferimento personale, ad una mia vecchia zia che viveva all’Eur, splendida persona, femminista ante litteram, che dagli anni ’90 ho visto rinchiudersi sempre più in casa, far mettere sbarre alle finestre, porte blindate, e vivere nel terrore degli immigrati e dei rom.
lunedì, 16 maggio 2016 ore 17:00
Abdel Fattah Mourou, vicepresidente del Parlamento tunisino dialogherà con il sociologo Adel Jabbar, con l’on. Lorenzo Dellai e con Massimiliano Pilati. L'appuntamento è lunedì 16 maggio, alle 17.00 a Palazzo Trentini (Sala Aurora).
Pochi anni fa Egitto, Libia, Syria e Tunisia sono stati attraversati dalla voglia di libertà dei loro popoli. Abbiamo sostenuto e sperato in queste primavere arabe ma abbiamo anche assistito con sgomento al loro declino violento fino all’attuale orrore quotidiano che si vive soprattutto in Syria.
La Tunisia, nonostante le mille difficoltà e i pericoli del terrorismo che la attraversano, ha avuto fortunatamente un percorso diverso. Il popolo tunisino ha cercato di prendere nelle proprie mani l’esercizio della democrazia.
Trento, Palazzo Trentini, Via Manci 27
martedì, 24 maggio 2016 ore 20:00
L'associazione "territoriali#europei" promuove l'incontro "L'Europa è morta. Viva l'Europa" che si svolgerà a Trento martedì 24 maggio 2016, alle ore 20.00 presso il Social Store di Via Calepina 10.
Intervengono:
Steven Forti (storico e giornalista, ricercatore presso l'Instituto de Historia Contemporanea dell'Universidade Nova de Lisboa)
Beppe Caccia (Rosa-Luxemburg-Stiftung Berlino)
Dialogheranno con l'associazione territoriali#europei e gli ospiti in collegamento da Bruxelles, Strasburgo, Belgrado e Reggio Calabria.
Nei giorni in cui ricorre il trentesimo anniversario della morte di Altiero Spinelli sarebbe facile lasciarsi andare al retorico richiamo del pensiero di uno degli autori del Manifesto di Ventotene. Eppure è proprio dall'ipotesi - valoriale e istituzionale - che i padri fondatori descrivevano che l'Europa sembra essersi allontanata. Non è però una crisi che inizia oggi. Non è una crisi passeggera, e neppure solo economica, ma di sistema, profonda e diffusa. Come tale va interpretata e affrontata.
Trento, Social Store, Via Calepina 10
Ryszard Kapuscinski
Shah - In - Shah
Feltrinelli, 2001
«Iran, 1980: lo scià Reza Pahlavi è fuggito, Khomeini ha preso il potere. Chiuso nella stanza di un albergo ormai deserto di Teheran, Ryszard Kapuscinski cerca di ricavare un senso dalla massa di appunti, fotografie e registrazioni che ha accumulato durante il suo lungo soggiorno in Iran. In un libro appassionante, in cui la cronaca diviene storia senza perdere nulla della sua umana immediatezza, Kapuscinski ricostruisce il lento ma inesorabile procedere degli avvenimenti che hanno portato alla rivoluzione khomeinista...».
Un libro da leggere nel susseguirsi di rivoluzioni democratiche finite nel sangue, strategie di destabilizzazione da parte di chi in Occidente non si è ancora rassegnato alla fine del colonialismo e di torbide proteste tipiche di questa oscura postmodernità, che attraversano questo straordinario paese.
sabato, 4 giugno 2016 ore 10:30
Presentazione del libro "Europa anno zero" di Eva Giovannini (2015, Marsilio)
Ne parliamo con l'autrice alle ore 10.30 di sabato 4 giugno. Iniziativa realizzata da territoriali#europei in collaborazione con Associazione Punto Europa
Dove sta andando l'Europa?... Per capirlo è necessario capire quali sono le forze politiche che sfruttano (e amplificano) la crisi delle istituzioni e della tenuta sociale e politica dell'ipotesi europea.
In questi anni dieci del terzo millennio stiamo assistendo a un sostanziale ritorno dei nazionalismi in Europa. Movimenti di una destra radicalmente identitaria, populista e con tendenze xenofobe sono entrati nel Parlamento europeo e nel 2015 i risultati elettorali in ben otto paesi dell’Unione hanno decretato l’avanzata incessante delle destre. Sono destre anomale, nuove, destre che non vogliono essere definite tali. Per lo più «sovraniste», non fasciste, per quanto in alcuni casi presentino frange estreme e pericolose.
Trento, Café de la Paix, Passaggio Teatro Osele
Nessun uomo è un'isola,
completo in sé stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
essa suona per te.
John Donne
poeta e religioso inglese vissuto fra la fine del 1500 e l'inizio del 1600
Genocidio, persecuzione, sterminio: Radovan Karadžić è stato riconosciuto colpevole e condannato a 40 anni. La sentenza, però, delude parte delle vittime e, forse, arriva davvero troppo tardi per favorire la riconciliazione
di Andrea Oskari Rossini*
Alla fine, il verdetto ha deluso sia le vittime che la difesa. Vasvija Kadić, dell'associazione Madri di Srebrenica, ha definito “vergognosa” e “offensiva” la condanna di Radovan Karadžić a 40 anni, e non all'ergastolo. Il presidente dell'associazione dei veterani della Republika Srpska, Milomir Savičić, ha invece definito “ingiusto” il verdetto, mentre gli avvocati della difesa annunciavano il ricorso. Sono passati troppi anni, venti, dalla fine della guerra, e in questi anni le diverse narrazioni sugli anni '90 non hanno fatto che allontanarsi, in un paese in cui tutto, a partire dal sistema dell'educazione, è diviso. Era dunque prevedibile che ognuno si sarebbe sentito rafforzato nelle proprie opinioni dalle parole del giudice O-Gon Kwon, qualunque esse fossero state.
Il referendum per fermare le trivellazioni alla scadenza delle concessioni non ha raggiunto il quorum necessario del 50% più uno degli aventi diritto, fermandosi a quota 31,2%. E' prevalso l'appello all'astensionismo, nobilitando la diserzione dalle urne e la crescente disaffezione verso la partecipazione. Che il governo Renzi si faccia forte di questo risultato, manifestando disprezzo verso milioni di persone che hanno espresso con il voto la loro opinione e il loro senso civico non fa che approfondire la distanza (certamente la mia) da questa politica.
Per un quadro dettagliato sull'esito del referendum www.repubblica.it/static/speciale/2016/referendum/trivellazioni
Il 18 marzo 1996 finiva l’attacco alla capitale bosniaca che durava da oltre mille giorni Ecco cosa resta del conflitto che ha cambiato il volto dell’Europa (da www.dirittiglobali.it)
di Paolo Rumiz
(18 marzo 2016) Quattro Bmw nere ultimo modello con vetri affumicati arrivano sgommando davanti a un ristorante sulla strada fra Tuzla e Sarajevo. Ne escono dieci uomini con giubbotto antiprotettile e pistole nelle fondine, seguiti da civili e qualche valigetta 24ore. L’ultimo ad aprire la portiera è un uomo in giacca e cravatta, faccia rubiconda. Entra senza salutare con la scorta, nella locanda si fa silenzio. Consuma agnello arrosto, patate. Beve un bicchiere di yogurt misto ad acqua, poi butta sul tavolo una manciata di euro spiegazzati e se ne va, seguito dai guardiaspalle. Non è un boss. È un ministro. E la gente dice che è cosa normale. La Bosnia è in mano alla mafia, mentre il popolo è alla fame.
La solitudine in cui viene abbandonata la Grecia è solo il più recente segnale dello smarrimento dell'Europa nella gestione della crisi dei rifugiati (da www.balcanicaucaso.org)
(4 marzo 2016) Le nuove procedure introdotte lungo la rotta balcanica stanno comportando nei fatti la progressiva chiusura della rotta stessa. È quanto si evince dagli eventi degli ultimi giorni al confine di Idomeni, e dalle segnalazioni dei volontari lungo tutte le tappe del percorso che, fino a pochi giorni fa, permetteva ai profughi di raggiungere la Germania dalla Grecia.
Le limitazioni degli accessi sulla rotta balcanica stanno avvenendo in violazione di ogni normativa internazionale sul diritto d'asilo, come già denunciato dall'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Le persone sono selezionate in base alla nazionalità e ad altri criteri stabiliti unilateralmente da alcuni governi della regione, e non sulla base dell'analisi dei singoli casi.
venerdì, 26 febbraio 2016 ore 18:00
Alle radici della paura 1
L'associazione territoriali#europei, nell'ambito del percorso annuale "Fra il non più e il non ancora", ti invita all'incontro dal titolo "Scontro di civiltà? Alla ricerca di un'altra storia"
Venerdì 26 febbraio 2016, ore 18.00 – Sala Volksbank, piazza Lodron - Trento
Ne discutono, prendendo spunto da libri e storie che raccontano “incontri di civiltà”, Michele Nardelli e Adel Jabbar. Il dialogo sarà accompagnato da alcune letture di Antonio Colangelo.
La paura invade l'Europa. S'impadronisce dell'immaginario, condiziona i comportamenti, devasta la coesione sociale, pervade l'agire politico. Riappaiono le frontiere, i muri e il filo spinato. Il mare diviene una fossa comune. Chiedersi perché la paura dilaghi è d'obbligo.
Trento, Spazio archeologco Volksbank, Piazza Lodron
sabato, 20 febbraio 2016 ore 11:00
Quello che segue è un appello firmato da numerosi esponenti del mondo politico, sociale e culturale per dire no al ripristino di barriere contro le persone al confine del Brennero. L'appuntamento è sabato prossimo 20 febbraio 2016, alle ore 11.00 per una catena umana sulla linea del vecchio confine.
Riteniamo che l’annunciata intenzione delle autorità austriache di costruire al Brennero una barriera per separare e registrare i migranti, sia incompatibile non solo con l’idea di un’Europa aperta, ma sia anche inconciliabile con il profondo significato anti-nazionalista che è racchiuso nella nostra autonomia speciale. Come ha scritto qualche tempo fa Étienne Balibar: i confini sono sempre meno geografici e sempre più sembrano ritagliarsi la funzione di “frontiere per l’interiorità”, diventando non solo la linea che divide due Stati, ma il luogo nel quali sono in gioco “le concezioni del mondo” e quindi – anche – “le concezioni dell’uomo”. E se in questo modo i confini diventano il punto “in cui bisogna scegliere” – quali i migranti e chi è di casa, quali i cittadini e chi non ha cittadinanza, dove quelli che i diritti li hanno e dove gli altri che invece, solo, li richiedono – il prossimo sabato 20 febbraio alle ore 11 saremo al passo del Brennero per darci la mano, disposti al di qua e al di là di un confine che non vogliamo diventi una linea d’esclusione.
Per aderire scrivere a Giovanni Agostini giovanni.agostini@consiglio.provincia.tn.it
Passo del Brennero
(27 febbraio 2016) In molti hanno detto la loro sabato scorso al Brennero. Silvano Bert – con la consueta pacatezza – ha saputo centrare meglio di tutti la questione. “Non credo che i confini si possano abolire, perchè confine può voler dire anche avere un territorio in comune. Io sono qui per favorire il dialogo.” Le sue parole sono un monito, un avvertimento per un dibattito che, nato dentro i codici emergenziali imposti del contesto politico e sociale di questo tempo, si pretende (a torto) di poter risolvere con interventi anch’essi di natura emergenziale. Alzare solidi muri da un lato, rivendicare l’abbattimento di ogni limite dall’altro. Due letture eccessivamente semplificate, che non ci aiutano nella comprensione di una fase storica di rara complessità come quella che stiamo affrontando.
La corsa degli Stati europei a costruire barriere “anti-profughi” sulle proprie linee di confine, il costante richiamo a sovranità da riaffermare (nel caso Brexit, un pericoloso precedente), l’assenza di visione comune su qualsiasi tema sono sintomi di un malessere che non ha più le caratteristiche della difficoltà passeggera ma della crisi strutturale, di progetto e di valori. L’Europa diventa quindi automaticamente soggetto terzo da sé con il quale trattare per la difesa dei propri interessi o – nel peggiore dei casi – contro il quale scagliarsi per denunciarne l’inefficienza o l’inutilità, diagnosticandone la fine. “Gli anni spensierati sono alle spalle” afferma in una bella lettera Andrea Seibel, descivendo l’attuale stato dell’Unione.