Europa e Mediterraneo

Diventare Europa
Bergamo, un\'immagine della Conferenza

... il viaggio attraverso i luoghi sarà il nutrimento del mio sguardo. Lungo le strade dimenticate delle regioni italiane, nell'Europa che ancora non ha coscienza di sé, nel Mediterraneo da cui abbiamo appreso (quasi) tutto ma che non riesce ad affrancarsi dall'infelicità dello splendore smarrito, nei Balcani che sanno essere la sfera di cristallo dove leggere la postmodernità...

 

Bergamo, Convento di Sant'Agostino. Sabato 16 novembre 2013. E' importante che si svolga qui, in questa città ancora segnata dal rancore e dalla paura, la Conferenza internazionale "Diventare Europa". Perché ad avere bisogno dell'Europa sono in primo luogo i cittadini europei.

 

La locandina della Conferenza

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sabato, 16 novembre 2013 ore 09:00

Diventare Europa.
Vukovar, Europa

Dalla solidarietà all'integrazione europea dei Balcani e della Turchia

Osservatorio Balcani e Caucaso, Fondazione Serughetti La Porta e Cattedra Unesco - Università di Bergamo; in collaborazione con Fondazione Zaninoni, Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Moltefedi - ACLI Bergamo e Associazione BergamoeBalcani; con il patrocinio di Comune di Bergamo; con il contributo di Unione Europea e Provincia autonoma di Trento; media partner Radio Radicale, Radio Capodistria e L'Eco di Bergamo

Convegno internazionale   

L'Unione Europea, Nobel per la Pace, misura nei Balcani e in Turchia la forza del suo progetto politico. L'eredità degli anni Novanta e le sfide del presente. Ne discutono studiosi, giornalisti, politici e diplomatici. Conferenza internazionale conclusiva del progetto sostenuto dalla Commissione Europea e dalla Provincia autonoma di Trento "Racconta l'Europa all'Europa - Tell Europe to Europe"

Nel 2013, anno dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea quale 28mo stato membro, Osservatorio Balcani e Caucaso e dieci partner europei sono impegnati a diffondere la conoscenza e a stimolare il dibattito pubblico su Balcani e Turchia nell'opinione pubblica degli stati membri.

 

Bergamo, Aula delle Conferenze, Università di Bergamo - Sede di Sant'Agostino,

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Gli intellettuali? Sempre contro il potere. Conversando con Elias Khoury
Elias Khouri

(18 novembre 2013) Di parole create per prestarle a chi non ne ha; di letteratura, impegno politico, coraggio e rivoluzioni. E di un libro che è diventato un villaggio. Intervista a Elias Khoury, ospite in ottobre del Festival di Internazionale. 

di Cecilia Dalla Negra e Omar Radi (da Osservatorio Iraq)

"I libri non sono di chi li scrive, ma di chi li legge. Raccontare una storia ha senso se il lettore se ne appropria, ne fa ciò che vuole, attinge, sottrae, persino la riscrive. Se i romanzi non migrano non hanno valore".

Nell'incontro ferrarese che lo ospita, partecipato ma intimo e raccolto come una lettura collettiva, Elias Khoury si muove a suo agio. Capelli bianchi, voce sommessa, una sigaretta sempre accesa, è tra i maggiori esponenti della letteratura araba contemporanea. E alle pietre miliari della tradizione più classica si ispira quando
scrive, guardando a quelle Mille e una notte che restano, a suo parere, "il più meraviglioso dei libri mai scritti", capace di reinventare il concetto di fine, in una circolarità per cui la conclusione di un racconto diventa l'inizio del successivo, rendendo il lettore autore di una storia tutta sua.

"La storia non finisce, il libro resta aperto. Forse per questo quando scrivo è la fine ad essere il mio inizio", racconta. 

Giornalista e scrittore cresciuto a Beirut in una famiglia cristiana libanese, Khoury è nato nell'anno della Nakba palestinese, il 1948. Ed è la Nakba che spesso, nei suoi romanzi, ha raccontato. Una vita di impegno la sua, che ha visto sempre affiancare il lavoro letterario alla militanza politica, tra le colonne dei quotidiani nazionali come nelle fila dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) negli anni dell'esilio a Beirut.

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Mostar, il vecchio, vent'anni dopo
Il ponte di Mostar ricostruito

di Azra Nuhefendic (www.balcanicaucaso.org)

Il 9 novembre di venti anni fa l'esercito croato bosniaco distruggeva a cannonate il Ponte di Mostar, tesoro dell'architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina. La gente, quando apprese la notizia, reagì d'istinto.

"Che Dio ci salvi dall'eroismo serbo e dalla cultura croata"

(Miroslav Krleža)

"Prendi questa", mi consiglia e, per convincermi, batte con una grossa chiave di metallo contro la pietra. Il blocco di pietra risponde con un suono cristallino. "È con questa che è stato fatto lo Stari Most", mi dice l'artigiano al quale mi sono rivolta per una lapide.

In Bosnia e nei Balcani ci sono molti ponti vecchi e nuovi, belli, antichi, importanti, famosi, grandi, ma quando si dice ‘Stari Most' (il Ponte Vecchio), sappiamo con precisione che si tratta di quel solo e unico ponte: il ponte medievale di Mostar.

Lo Stari Most, costruito quasi cinque secoli fa, fu distrutto durante la guerra in Bosnia Erzegovina nel 1993. Le unità croate lo bombardarono per due giorni finché, il 9 novembre alle dieci e quindici di mattina, il ponte crollò nel fiume. La distruzione del Ponte Vecchio fu l'apice della drammatica guerra che i croati conducevano contro i propri fino-a-ieri amici, vicini e alleati: i musulmani bosniaci.

(Le immagini della distruzione del vecchio ponte http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=aiO_UqAV0Ng)

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Ali Rashid, quelle ombre sulla fine di Arafat. Uno scritto del novembre 2004
Un giovane Ali Rashid con Yasser Arafat

Novembre 2004. Nei giorni successivi la morte di Yasser Arafat, l'amico Ali Rashid scrisse un importante articolo dal titolo "Le sfide del dopo Arafat", un pensiero che - alla luce di un decennio - mantiene tutto il suo valore progettuale soprattutto per quanto riguarda la dialettica politica che allora s'intravvedeva nel mondo arabo e palestinese. Parlò anche delle ombre che gravavano sulla morte del leader palestinese, ombre che in questi giorni sono state confermate dalle ricerche seguite alla riesumazione del cadavere e dalla conferma dell'uso del polonio come fattore determinante nel rapido processo degenerativo che portò alla fine di Arafat. Ecco l'articolo.

Le sfide del dopo Arafat

di Ali Rashid

Per molto tempo ancora Arafat occuperà la memoria, i pensieri, la politica dei palestinesi: anche intorno al suo letto di agonia si sono affollate le più diverse proposte di senso e rivendicazioni di eredità molto simili alle controversie che aveva suscitato da vivo, prima e durante la prigionia nella Mukata.

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Primavere inascoltate e lacerate
Damasco

di Michele Nardelli

(2 settembre 2013) Forse gli strateghi occidentali che in queste ore spingono per un intervento militare contro la Siria nemmeno lo sanno. O forse è proprio per questo. Damasco è considerata la città più antica del mondo. Non l'insediamento umano, ma il contesto urbano più antico, del quale si parla in antiche tavole risalenti al 2500 a.C.

Ci fu un tempo nel quale Damasco era il centro del mondo, nell'intrecciarsi attorno ai suoi meravigliosi giardini della cultura bizantina, araba, persiana e indiana. La lingua colta che vi si parlava era il greco e proprio in quella città nacque fra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo il grande "movimento delle traduzioni" che portò - grazie alla trascrizione in arabo - alla conoscenza della filosofia di Aristotele e di Platone, della matematica di Euclide, Archimede e Tolomeo, dell'astronomia di Aristarco e dell'alchimia di Jābir ibn Hayyān altrimenti conosciuto come "Geber l'alchimnista", considerato il padre della moderna medicina.

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Enrico Levati, disporsi alla meraviglia. Uno sguardo sui Balcani, fra passato e presente
Un momento dell'incontro di Ivrea

Una giornata di riflessione in ricordo di un amico.

(Ottobre 2016) Sabato scorso si è tenuta al Castello vescovile di Albiano nei pressi di Ivrea una giornata di testimonianze e di pensiero in ricordo di Enrico Levati, un caro amico con il quale abbiamo condiviso innumerevoli iniziative di solidarietà e di cooperazione internazionale a partire dal comune impegno verso la tragedia che negli anni '90 sconvolse la Jugoslavia.

Enrico era uno straordinario tessitore di relazioni, in quella sfera nella quale riusciva ad includere con naturalezza la vita pubblica come quella privata. Uno spazio nel quale potevano trovare cittadinanza le tragedie del nostro tempo ma anche l'interesse per la vita delle persone che incontrava.

Ho conosciuto Enrico lungo le strade della solidarietà, nella reciprocità che impone di rispecchiarsi nell'altro, non un dare per ricevere ma quell'essere parte di un comune destino che ci inchioda alle nostre responsabilità. I ponti costruiti con le diverse sponde del Mediterraneo – che richiedevano attenzione e visione ben prima che la disperazione trasformasse questo mare nel cimitero che oggi conosciamo e che la paura e l'ossessione identitaria trasformassero la culla del nostro sapere nell'incubo dello “scontro di civiltà” – erano l'esito di una cooperazione diversa che non divideva il mondo fra donatori e beneficiari, ma che partiva dalla ricchezza dei territori, dalle persone e dalle loro esperienze di vita.

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lunedì, 2 settembre 2013 ore 17:00

Turchia, tra piazza Taksim e il negoziato con l'Unione europea
Istanbul

Nell'ambito del Festival internazionale di danza contemporanea e di teatrodanza Oriente Occidente, sezione "Linguaggi" Osservatorio Balcani e Caucaso è lieto di invitarvi

L'Europa sembra non chiudere la porta alla Turchia, ma il premier Erdogan e il suo
esecutivo islamico-moderato rimarranno sorvegliati speciali almeno fino al prossimo ottobre, quando verrà reso noto il rapporto annuale sui progressi del Paese. I recenti sconvolgimenti che hanno infiammato Ankara e Istanbul e la repressione attuata dal governo turco, sono però percepiti da molti come l'ultima riprova dell'incapacità di conformarsi a standard minimi di tutela della democrazia e dei diritti fondamentali. È possibile pensare a una Turchia pienamente democratica? E l'adesione all'Ue può avere un effetto benefico per il Paese?

LUISA CHIODI, direttrice di OBC dialoga con ALBERTO TETTA, giornalista freelance, corrispondente di Osservatorio Balcani e Caucaso da Istanbul

Rovereto presso la Sala Conferenze del Mart, Corso Bettini 43

Il miraggio della libertà
La copertina

Charles King

Il miraggio della libertà

Storia del Caucaso

Einaudi, 2014

 

«...sarà mai possibile pensare al Caucaso come parte dell'Europa? Concepire l'Europa come un luogo che non si fermi al fiume Oder e neppure al Bosforo, è diventato possibile allorché l'Europa si è ridisegnata come insieme di valori, smettendo di vedersi come insieme di confini ben definiti...»

 

«Montagne maestose e valli impervie che per oltre mille chilometri fanno da barriera tra le immense steppe asiatiche e gli aridi altipiani dell'Anatolia  e dell'Iran, là dove si incontrano Europa, Russia e Oriente. Una terra di struggente bellezza e di quotidiana barbarie, che unisce in un inestricabile groviglio  etnie, cultre e lingue diverse, tra Georgia, Armenia, Azerbajdzan, Cecenia, Ossezia e una miriade di altri piccoli Stati».

 

Sapore di Danubio
Danubio

(26 giugno 2013) Vivere Slow. In battello lungo il fiume per ritrovare le tradizioni locali del cibo e l'impegno civile. Si parte da Novi Sad e si scopre l'altra Europa. Partenza il 25 agosto. C'è ancora la possibilità di prenotarsi.

Oggi su Repubblica un bellissimo servizio di Carlo Petrini sul viaggio all'insegna del turismo responsabile di fine agosto lungo il Danubio promosso dall'associazione trentina "Viaggiare i Balcani" (vedi allegato).

Per saperne di più www.viaggiareibalcani.net  

L\'articolo su Repubblica

sabato, 29 giugno 2013 ore 00:00

L'Europa che non conosci
Ulisse

Viaggi, racconti e immagini tra Trentino e Balcani

L'Associazione Trentino con i Balcani vi invita a prendere parte all'evento "L'Europa che non conosci. Viaggi, racconti e immagini tra Trentino e Balcani", a Trento il 27, 28 e 29 giugno 2013.

Tre giorni ricchi di appuntamenti, eventi e iniziative per raccontare la relazione tra il Trentino e i Balcani, ragionare del suo presente e del suo futuro, di sviluppo e di limite, di turismo sostenibile e di turismo insostenibile, di socialità e di marginalità, di identità inclusive ed esclusive, di Europa e di Mediterraneo.

Sabato 29 giugno 2013

ore 10.30 Spazio Archeologico Sass, Piazza Cesare Battisti

Il Trentino con i Balcani. Narrazioni ed idee per costruire l'Europa dal basso

ore 15.00 Piazza Battisti

Balcanimazione

ore 18.00 Spazio Archeologico Sass, Piazza Cesare Battisti

I volti di Ulisse. Inaugurazione della mostra su Bekim Fehmiu, l'Ulisse venuto dai Balcani con Giuseppe Colangelo, Ugo Morelli, Michele Nardelli

Trento

Il programma della tre giorni

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giovedì, 13 giugno 2013 ore 09:00

Il presidente Pacher incontra il Ministro dell'agricoltura palestinese Waleed Assaf
Ulivo millenario

Seconda giornata di visita in Trentino della delegazione palestinese guidata dal ministro dell'agricoltura Waleed Assaf. Un intenso programma che inizierà alle 9.00 con l'incontro nella presidenza della PAT con Alberto Pacher e l'assessore all'agricoltura Tiziano Mellarini, a cui parteciparanno anche Ali Rashid, Michele Nardelli e Mario Zambarda.

Al centro dei colloqui le relazioni fra i due territori nel campo agroalimentare. Già nel corso della prima giornata di incontri sono emerse grandi opportunità di scambio attorno alla produzione dell'olio di oliva (Agraria di Riva del Garda) e alla lavorazione della frutta, in parcolare del melograno (Dolomiti Fruits di Nanno).

Trento, Piazza Dante

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Che Europa vogliamo?
Istanbul

di Eric Maurice

Assicurare la prosperità al suo popolo non gli è bastato ad evitare la contestazione. Secondo le previsioni della Commissione europea la Turchia dovrebbe registrare una crescita del 3,2 per cento nel 2013 e del 4 per cento nel 2014, contro una media dell'eurozona di -0,4 e +1,2 per cento.

Eppure centinaia di migliaia di turchi sono scesi in piazza per contestare il loro primo ministro, Recep Tayyip Erdoğan. Le manifestazioni sembrano destinate a durare a lungo, anche senza le violenze eclatanti dei primi giorni.

 

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sabato, 1 giugno 2013 ore 18:00

L'autonomia come risorsa di (multi)sistema: Trentino e Catalogna a confronto
Barcellona

Da un'idea lanciata mesi fa in una chiacchierata con qualche amico (Luca Paolazzi, Steven Forti, Andrea Ciambra ..) è nata la volontà di organizzare un evento interno al Festival, promosso dal Consiglio provinciale, che mettesse al centro i particolari modelli autonomistici di Trentino e Catalogna. Della Catalogna si è parlato molto, negli ultimi mesi, in ragione dell'inasprirsi delle tensioni tra Comunità autonoma e Stato centrale, con forti spinte indipendentiste: ben poche, purtroppo, sono state le occasioni per riflettere in modo approfondito su quella realtà e, più in generale, sui processi che in tutta Europa stanno facendo emergere forti contraddizioni tra i diversi livelli di governo, in assenza di un quadro unitario articolato e sufficientemente solido.

Trento, Sala Depero, Piazza Dante

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Trentino e Palestina, un nuovo protocollo di collaborazione
La firma dell\'accordo

Cooperazione e agricoltura le materie al centro dei colloqui avuti dal presidente Pacher a Ramallah

(19 marzo 2013) Cooperazione e ricerca scientifica: questi i temi emersi dai colloqui avuti nei giorni scorsi in Palestina, a Ramallah, dal presidente della Provincia autonoma di Trento Alberto Pacher con i ministri all'agricoltura e al lavoro dell'Autorità palestinese Wallid Assaf e Ahmed Madjalani, e con il consigliere del presidente Abu Mazen, Nehmer Hammad. Il settore dove la collaborazione potrebbe dare maggiori frutti è quello agricolo, vitale per l'economia della Cisgiordania. Da un lato, la Palestina considera preziose le competenze della Fondazione Mach, soprattutto nel campo della genetica. Dall'altro, vi è un forte interesse per l'esempio della cooperazione trentina, nell'ambito del credito così come in quello della commercializzazione. Al termine della breve visita, il presidente Pacher ha siglato con il ministro all'agricoltura un accordo che impegna Trentino e Palestina ad approfondire le relazioni, coinvolgendo San Michele e la Federazione trentina della cooperazione. Fra le azioni possibili: formazione di personale palestinese, collaborazione con il centro di ricerca in campo agricolo di Al Arroub, presso Hebron, sostegno alla realizzazione di un laboratorio di analisi della produzione locale, la cui assenza costituisce un elemento di ulteriore freno all'export palestinese, che si somma a quelli creati dalla politica.

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