(23 aprile 2011) Dopo la Tunisia e l'Egitto è il momento della Siria. La primavera araba non sembra conoscere confini, centinaia di migliaia di persone nelle piazze a rivendicare libertà e dignità, ovvero la fine del regime dispotico e corrotto che per decenni hanno tenuto questo paese in una condizione di letargo politico, sociale e culturale.
Uso questo termine non casualmente, perché l'effetto del potere personale degli Assad è stato proprio la progressiva marginalizzazione di un paese come la Siria che, al pari dell'Egitto, rappresenta storicamente uno dei riferimenti più importanti del mondo arabo.
E nel quale - a guardar bene - dieci anni fa la "primavera araba" è nata. Senza rumore, nelle petizioni degli intellettuali, nel riflesso di un giornalismo coraggioso che aveva Beirut come centro motore, nei tentativi di aprire una forte dialettica nel partito Ba'th, nel chiedere la fine dello stato di emergenza, come ci raccontava Samir Kassir nei suoi articoli prima che un attentato metesse a tacere per sempre la sua voce.
Un potere che è arrivato al capolinea e che di fronte alle piazze gremite di gente nel "venerdì santo cristiano e musulmano" prova l'ultimo disperato tentativo di sopravvivere attraverso la repressione. Solo ieri più di ottanta persone sono state assassinate dalle milizie e dai cecchini, in un rituale che abbiamo già visto fallire in Tunisia e in Egitto.
Nei giorni scorsi il regime di Assad ha finalmente decretato la fine dello stato di emergenza. Sulla "Primavera di Damasco" non è affatto calato il sipario.
di Christophe Solioz e Wolfgang Petritsch
L'ennesima crisi a quindici anni da Dayton. I nazionalismi destabilizzano lo Stato, mentre la comunità internazionale sembra impotente e confusa. La Bosnia cerca la propria via per entrare nell'UE tra tante difficoltà e ferite ancora aperte. Un interessante commento dal sito http://www.balcanicaucaso.org/
(18 maggio 2011) Una quindicina d'anni dopo la firma degli Accordi di Dayton, il 14 dicembre 1995 a Parigi, la Bosnia resta invischiata in quel che rimane di una transizione post-bellica interminabile. Le crisi hanno il gusto amaro del "già visto", scandiscono il ritmo della vita quotidiana dei suoi cittadini (dis)illusi. Ogni volta si prevede il peggio, il sollievo che segue è dunque grande quanto illusorio.
sabato, 16 aprile 2011 ore 17:00
La tradizione della lavorazione delle palme in Sardegna e nel Mediterraneo. Giornata nell'ambito di "Euromediterranea", promossa dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani in collaborazione con il Circolo Sardo G.Dessì
Ore 11.00, Inaugurazione Mostra delle Palme Chiesetta Sant'Anna, piazzetta Anfiteatro, Trento Ore 17.00, Incontro pubblico "La tradizione delle palme in Sardegna e nel Mediterraneo" Centro di Formazione alla solidarietà internazionale - Vicolo S. Marco, 1 Conversazione con Nevina Dore, antropologa e ricercatrice Adel Jabbar, sociologo Introduzione di Salvatore Dui, Presidente Circolo Sardo "G. Dessì"Trento, Centro di Formazione alla solidarietà internazionale
di Michele Nardelli
(29 marzo 2011) «...Le forze della repressione sono impressionanti - dicono i giovani siriani - ma non abbiamo paura. Noi faremo come i nostri fratelli egiziani e tunisini. Ci fermeremo solo quando avremo abbattuto il regime». Questa è la rivoluzione dei gelsomini, giovane, democratica, laica, nonviolenta, priva di ogni simbolo novecentesco, che si trasmette via facebook e twitter. E' una primavera, non la notte dei kalashnikov o dei bombardamenti.
In Siria il regime di Bashar al-Asad, mentre promette riforme radicali, scatena la polizia contro i manifestanti. Ma i giovani scesi in piazza sono disarmati, hanno dalla loro la forza della ragione e della vita, che mettono in gioco per la dignità e la libertà. Il loro riferimento sono i fratelli egiziani e tunisini, non quello che accade in Libia. Che invece è tutta un'altra storia. E che getta un'ombra cupa sulla primavera araba.
sabato, 26 marzo 2011 ore 16:00
Sabato 26 Marzo 2011, dalle ore 16.00 alle 18.00, nella Corte di Palazzo Adami, P.zza S.Marco 7, Rovereto
Caffè-dibattito
L'Italia solidale.
Dalla Giovine Europa alla mobilitazione per i Balcani
intervengono:
Luisa Chiodi, Direttrice di Osservatorio Balcani e Caucaso/Fondazione Opera Campana dei Caduti
Francesco Privitera, storico, Università degli Studi di Bologna
Fabrizio Bettini, Progetto Colomba, Associazione Papa Giovanni XXIII
Michele Nardelli, presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Rovereto, Palazzo Adami
di Fabio Pipinato
(16 marzo 2011) Vili. Non possiamo che definirci altrimenti. Davanti ad operai, contadini, studenti mal'armati e per nulla addestrati che invocano davanti a miliziani, genocidari e carri armati "dignità e libertà" l'Italia, l'Unione Europea, il Mondo tace. Sarà un'ecatombe.
mercoledì, 9 marzo 2011 ore 20:30
Incontro promosso dai Circoli del PD del Centro storico e Oltrefersina sulla rivoluzione che attraversa i paesi arabi del Mediterraneo.
Interventi di Adel Jabbar, sociologo e saggista; Raffaele Crocco, giornalista, Associazione 46° parallelo, autore di "Atlante delle guerre"; Michele Nardelli, presidente del Forum per la pace e i diritti umani; Saadi Brahami, portavoce dei magrebini a Trento; Monica Joris, in Tunisia nei giorni della rivolta. Coordinano: Micaela Bertoldi e Luciana Chini
Trento, Museo di Scienze Naturali, Via Calepina
venerdì, 11 marzo 2011 ore 20:15
(1 marzo 2011) Si possono tracciare dei parallelismi tra gli straordinari eventi che in queste settimane stanno coinvolgendo molti Paesi del mondo arabo e il 1989 nell'Est Europa? La questione è aperta al dibattito ma certo rappresenta un'occasione per pensare al Mediterraneo che abbiamo in comune. Un commento della direttrice di OBC Luisa Chiodi
"L'89 arabo", "Cade il muro del Maghreb" sono solo due dei tanti titoli di giornale che in questi giorni hanno tracciato un parallelismo mediaticamente efficace tra l'89 dell'Europa dell'est e il 2011 arabo. Analogie ce ne sono, come è ovvio che ci siano alcune differenze significative e che dalla comparazione tra le due esperienze possano emergere alcuni spunti interessanti. (...)
(2 marzo 2011) A proposito di catastrofe umanitaria e di invasioni barbariche, una bella testimonianza dell'amico Ezio Pilati che scrive da Tunisi.
*... a ogni incrocio, all'entrata di ogni paese- grande o piccolo-, controlli con tanto di STOP e transenne e tante, tantissime "divise". Quello che sconcerta è che i controlli non sono rivolti all'osservanza delle giuste regole di circolazione, sono "verifiche" rivolte in particolar modo ai "locali", che consci della "discrezionalità" degli agenti (polizia) si devono "adeguare" ai loro, a volte estenuanti, tempi di verifica e se uno ha fretta e lascia perdere le proprie ragioni, senza il rischio certo di doversi sottoporre a ulteriori e più approfonditi controlli, basta un volontario-codificato-piccolo contributo e il tutto si risolve...
domenica, 20 febbraio 2011 ore 11:00
Bologna, La Scuderia, piazza Verdi 2
(13 febbraio 2011) Quello che sta succedendo nel mondo arabo e in particolare in Tunisia e in Egitto, come nello Yemen, in Giordania, in Algeria, sta a dimostrare che è terminato un periodo nel quale quasi tutti i paesi arabi hanno convissuto con la paura. Hanno convissuto con la repressione, spesso feroce, con sistemi assolutamente autoritari, dittatoriali, dispotici, con una componente di corruzione molto evidente, con dei regimi che hanno escluso per anni buona parte della popolazione dalla partecipazione alla vita pubblica e politica, non solo impaurendo ma anche impoverendo. (...)
(Omaggio alla Sardegna e a Fabrizio De Andrè)
In li Monti di Mola
la manzana
un'aina musteddina era pascendi
Sui Monti di Mola
la mattina presto
un'asina dal mantello chiaro stava pascolando
(21 febbraio 2011) Le notizie che arrivano dalla Libia in queste ultime ore sono drammatiche. Si parla di duecentocinquanta morti nella sola giornata di lunedì e della capitale in fiamme. I caccia bombardano i manifestanti, ma si manifestano le crepe nell'esercito e nello stesso regime. Avvenimenti tragici, che però non inficiano la riflessione che ho proposto nei giorni scorsi.
di Michele Nardelli
Quel che si è messo in moto nei paesi arabi in queste settimane è di straordinario interesse e non solo per il destino di questa regione. E' ancora presto per comprenderne l'esito e le notizie che arrivano dalla Libia in queste ore non possono che preoccuparci. Ma ciò nonostante siamo in presenza di un grande e nuovo risorgimento regionale, laddove la formazione degli stati nazionali dopo la fine della seconda guerra mondiale era avvenuta sotto il rigido controllo delle grandi potenze coloniali, lasciando una lunga scia di regimi addomesticati, dispotici e corrotti.