A conclusone di un confronto tutt'altro che rituale Michele Nardelli è stato eletto Presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Vicepresidente è Erica Mondini. Eletto a scrutinio segreto anche il Consiglio della Pace.
Quello che segue è l'intervento che Michele ha inviato ai componenti l'assemblea del Forum.
Si è parlato in questi giorni di “guerra” nel Forum trentino per la Pace. E’ una descrizione che può essere ad effetto, certo. Ma che non aiuta affatto a comprendere la realtà, ovvero come un corpo vivo qual è il Forum – luogo d’incontro fra istituzioni, associazioni, gruppi di volontariato, realtà museali, centri di ricerca, enti locali – si stia interrogando non tanto sul proprio futuro, quanto su come corrispondere agli obiettivi che la legge provinciale che l’ha istituito nell’ormai lontano 1991 si era data: far vivere nella nostra comunità la cultura della pace.
Non pensando quindi alla pace come a qualcosa che riguarda luoghi lontani segnati dalla guerra, o almeno non solo. Ma a come far emergere nella solidarietà globale gli stimoli di crescita per la nostra stessa comunità, ad imparare ad avere buoni conflitti perché questi sono il sale dell’esistenza umana. A farli evolvere in forma nonviolenta, e ad indagare come i nostri comportamenti possono essere generatori – specie nel tempo dell’interdipendenza – di nuovi squilibri.
Credo che, in estrema sintesi, sia proprio questo il nodo di cui si discute, perché la violenza con la quale abbiamo a che fare è strutturale, connessa con l’ingiustizia, con le politiche di esclusione, ma anche con la “banalità del male”, ovvero con l’assunzione o meno di responsabilità verso ciò che accade intorno a noi ma anche dentro di noi.
E’ stato proprio questo sguardo non banale verso la pace e la cooperazione internazionale a far sì che il Trentino in questi anni rappresentasse un luogo di elaborazione originale su questi temi, punto di riferimento per molti che di pace e mondialità si sono occupati in altri luoghi. Esperienza di cui dovremmo far tesoro e dalla quale dovremmo partire perché, specie in un tempo di profonde trasformazioni, non possiamo permetterci di vivere di rendita. Né basarci semplicemente sul buon cuore, perché l’amore verso il prossimo non può essere disgiunto dalla comprensione di quel che accade e dall’elaborazione delle strade per uscirne. Per dire che l’aiuto senza una visione d’insieme può diventare controproducente, in Africa come in Abruzzo.
Nelle associazioni, nei luoghi della memoria, nelle stesse istituzioni è dunque bene che ci si confronti, apertamente e senza infingimenti, su come rinnovare il proprio pensiero e le proprie azioni. E non ci si deve affatto scandalizzare che in una istanza aperta e che riflette una quota importante della nostra comunità qual è il Forum trentino per la Pace e i Diritti umani possano emergere idee e candidature diverse. Nelle precedenti occasioni questo non è accaduto solo perché la legge prevedeva che il presidente del Forum dovesse essere per forza un rappresentante del Consiglio Provinciale.
Ora così non è. Alcune associazioni e rappresentanti delle istituzioni hanno proposto la candidatura di Franca Bazzanella, altre associazioni per bocca di Massimiliano Pilati, rappresentante del Movimento Nonviolento, hanno avanzato la mia. L’esito del voto, come si sa, è stato davvero singolare e in democrazia, quando due candidati ricevono lo stesso numero di preferenze, si torna a votare. Non nascondo un po’ d’imbarazzo e sofferenza. Con Franca abbiamo lavorato insieme in molte occasioni, condividendo scelte anche in controtendenza.
Perché allora ci dividiamo oggi? Non è certo perché io rappresenterei le istituzioni e Franca le associazioni: sono consigliere provinciale da soli sei mesi, dopo trent’anni e più passati nel volontariato e nell’impegno per la pace. E diventando consigliere non ho certo abbandonato l'attenzione e la passione verso questi temi. Il testo dell’appello per la pace in Medio Oriente di Moni Ovadia e Ali Rashid è stato accolto dal Consiglio Provinciale grazie ad una mia mozione sottoscritta dalla quasi totalità dei consiglieri, così come a breve sarà discussa in Regione una mozione affinché il Parlamento Italiano destini a fini sociali i 15 miliardi di euro previsti dal Governo per l’acquisto di 131 cacciabombardieri.
Molto più semplicemente ho proposto che, dopo anni nei quali il Forum trentino per la Pace si è dovuto difendere da chi lo voleva affossare, avvenisse un salto culturale. Una sfida per far uscire la pace dalle secche della ritualità, abitando il territorio in un “corpo a corpo” con l’obiettivo di far crescere la cultura della pace e della nonviolenza anche in luoghi non usuali. Penso ai Comuni, ad esempio, dove la pace non può limitarsi ad una insignificante voce di bilancio da destinare a qualche aiuto, ma interagire con ogni scelta amministrativa. Nella sostenibilità di ogni decisione infatti possiamo ritrovare l’impronta della pace e della responsabilità verso questo mondo. Ma per far questo bisogna sapersi rinnovare, proporre senza paura una diversa idea della pace capace di farci riflettere su di noi e sui nostri comportamenti.
Dopo tanti anni nei quali ho cercato di abitare conflitti degenerati in forma spaventosa, laddove sono riapparsi dopo mezzo secolo e proprio nel cuore dell’Europa i campi della morte, dopo aver visto da dentro quel che può accadere a società ancora più evolute della nostra, posso dire che non dovremmo mai considerarci al riparo. E che è proprio la paura verso il futuro l’ostacolo principale da superare.
Per questa ragione ho dato e confermo la mia disponibilità alla Presidenza del Forum. Non si tratta di “guerre” ma di idee e di proposte concrete. Se l’assemblea del Forum vorrà utilizzare la mia esperienza nel mondo del volontariato e quel che essa può esprimere, ora anche come espressione del Consiglio Provinciale, io ci sono. Non certo per occupare una poltrona, ma per continuare il mio impegno sociale e politico, e contribuire a rinnovare la proposta culturale originale del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani.
Michele Nardelli