"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Una politica culturale non condizionata dalla ricerca del consenso

Trento vista dal Durer

Dopo gli interventi di Michele Nardelli e di Giuseppe Ferrandi seguiti al reportage del Corsera sul Trentino, osptiamo oggi un nuovo contributo al dibattito. 

di Micaela Bertoldi

(31 agosto 2010) Il dibattito stancamente in corso in queste settimane d'estate, circa la collocazione e l'autonomia del Trentino in base a peculiari aspetti culturali che ne rappresenterebbero l'identità, ha visto molte forzature (...)                                                         

... da un lato l'assessore Panizza, dedito a far coincidere la trentinità con Schűtzen e Andreas Hofer, dall'altro chi contesta il nesso del Trentino con la stagione risorgimentale italiana, o chi s'appropria di Cesare Battisti per piegarlo ai nazionalismi del periodo fascista. Su tutto ciò si innestano le "provocazioni" a metà fra il grillismo e il leghismo, di due giornalisti di testate nazionali famose che, un po' sprezzantemente, soffiano sotto il fuoco dell'invidia, suggerendo alla popolazione di altre regioni di considerare l'autonomia del Trentino come indebito privilegio, dimenticando che essa si inserisce in un equilibrato assetto europeo conquistato alla fine della seconda guerra mondiale.

Credo che sia doveroso un processo di discussione larga e serena con approfondimento di queste tematiche, affinché la cittadinanza di tutto il Trentino possa  misurarsi con i territori in cui  vive, sapendo collegare il presente con il proprio passato. Per questo dovrebbe essere perseguita una politica culturale che non si prefigga acquisizione di consenso e produzione di eventi, bensì la formazione e la promozione umana, la costruzione di capacità creative, la partecipazione dei ragazzi, la consapevolezza dell'importanza di fare rete tra i diversi soggetti produttori di cultura.

E ciò puntando a valorizzare la tradizione, facendo però riferimento ai punti culturalmente alti e non ad aspetti minori o riferentisi a culture regressive, evitando che brani della storia passata vengano ridotti a mitizzazioni, con interpretazioni infondate e patenti scorrettezze. Il caso della sovraesposizione degli Schűtzen mostra un uso strumentale e distorto della storia. Si devono al contrario mettere in luce figure e apporti esemplari dei trentini allo sviluppo della scienza, della cultura e della società nelle diverse epoche storiche. Nel celebrare le figure significative del Novecento, Battisti e de Gasperi in primis - occorre anche ricordare l'apporto di idee e di governo offerto alle politiche riformiste settecentesche di Giuseppe II e di Pietro Leopoldo di Toscana da parte di illustri trentini,  l'antico valore del rispetto del territorio, dell'auto-organizzazione negli usi civici, del solidarismo cooperativo, la partecipazione alle spedizioni garibaldine, alle idealità risorgimentali e all'irredentismo, le tradizioni musicali e di coralità rappresentate dall'apporto di singoli esponenti, dal contributo significativo della Sat e della cultura di montagna e di emigrazione trentina espressa nei canti popolari.

E' poi auspicabile che venga dato spazio in modo continuativo al confronto tra culture di diversa provenienza in modo che la multi etnicità della popolazione, che sarà una costante in aumento, possa trovare modalità di espressione, accoglienza e confronto da parte di cittadini informati e capaci di apprezzare l'arricchimento culturale che ne deriva.

Se a ciò si unisse poi una vera valorizzazione dell'ambiente e dei beni culturali dei Comuni e delle Comunità di valle, permettendone la conservazione e la conoscenza da parte dei cittadini, allora si potrebbe avere la certezza di aver compiuto qualcosa destinato a durare nel tempo a presidio della capacità del Trentino di fare evolvere in positivo il senso di comunità e di difendere il riconoscimento della propria Autonomia.

Per questo vorrei rivolgere un invito a tutti a riprendere in spirito unitario un confronto che sappia uscire dalle logiche di piccolo cabotaggio e guardare lontano.

 

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