"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Costruire nuove sintesi

Nell’incontrare le persone che in questi mesi hanno condiviso la speranza in una nuova e partecipata stagione politica, la domanda è sempre la stessa: ma che cosa sta accadendo? Il riferimento è al Presidente Dellai e alla coalizione del centro sinistra autonomista che ha appena vinto le elezioni, oppure direttamente al Partito Democratico, che pure a novembre è uscito come il partito più votato della coalizione. A volte lo sguardo è rivolto a quel che accade sul piano nazionale, ma lo sgomento è forte anche per la politica trentina e per la rappresentazione che i giornali ne danno.
Devo dire la verità che faccio fatica a rispondere, perché anch’io mi scopro a leggere con un certo stupore articoli e titoli gridati che raccontano di lunghi coltelli nei luoghi che frequento quotidianamente. Non che le contraddizioni non ci siano, ci sono eccome, specie fra chi in questi anni non ha avuto modo di confrontarsi sulle profonde trasformazioni in atto e ha inteso la maggioranza di governo prevalentemente come luogo di gestione del potere. Come ci sono nel Partito Democratico del Trentino, dove forse si è dedicato troppo tempo a discutere di regole e ben poco al confronto e alla ricerca di nuove sintesi di pensiero. Per non parlare della dialettica per certi versi imbarazzante che caratterizza il PD nazionale.
Non sono nuovo alle cose della politica e abbastanza smaliziato per non vederne le diverse facce, anche quelle meno nobili. Ciò nonostante fatico a riconoscermi in una narrazione che cerca lo scoop ad ogni costo.
Non credo affatto che i panni sporchi si debbano “lavare in Arno” come dicono a Firenze, tutt’altro. Ma proprio perché vorrei che il dibattito, anche aspro, si svolgesse alla luce del sole, credo che si debba esplicare nel merito dei contenuti, sugli orientamenti di fondo come sulle scelte contingenti, incluse sia chiaro anche le forme dell’agire politico. Perché sono qui i problemi.
Quando Lorenzo Dellai descrive il PD come un “moderno partito socialista” opera una semplificazione che può risultare offensiva per tutte le anime che hanno concorso alla sua costituzione  e in particolare per chi non viene da quella tradizione. Ma al tempo stesso coglie qualcosa di vero, ovvero la fatica a dar vita a sintesi più avanzate rispetto alle culture di provenienza. Questo, per la verità, non riguarda solo il Partito Democratico e onestamente dovrebbe in primo luogo interrogarsi su quale innovazione culturale è avvenuta nell’UpT o nel Patt. Ciò nonostante non possiamo negare il lungo letargo delle idee che ha segnato i partiti del centrosinistra, tanto da far avvizzire la politica in una dimensione sempre più virtuale ed autoreferenziale, ridotta al commento dei giornali piuttosto che nella ricerca di interpretazione del reale. E pensare che questo ritardo svanisca d’incanto nel percorso che ha portato alla nascita del PD del Trentino è quanto meno bizzarro. E’ un’eredità che ci portiamo appresso e non possiamo negare che la politica sia spesso ridotta a rincorrere gli avvenimenti, tanto che l’approccio emergenziale diviene molte volte il suo tratto distintivo. Pensiamo ai grandi temi del nostro presente, dallo sgretolarsi dei castelli finanziari alla recessione mondiale, dalle crisi regionali che infiammano il pianeta ai moderni conflitti fra inclusione ed esclusione nelle periferie delle nostre città, dalle mutazioni ambientali e climatiche che mettono in discussione la vivibilità stessa del nostro pianeta alla necessità di ripensare lo sviluppo … e di quanto la politica fatichi ad andare oltre i vecchi paradigmi.
Per questo ritengo che la miglior risposta alle preoccupazioni di chi ti ferma per strada o alle sferzate (quand’anche caricaturali) che vengono dalla stampa non sia la difesa d’ufficio ma la capacità di leggere il nostro tempo e di provare risposte innovative. E di farlo attraverso una grande e diffusa discussione collettiva, attraverso i circoli, i gruppi di lavoro tematici, la commissione per il programma, i luoghi della formazione, facendo del primo congresso del Partito Democratico del Trentino una grande agorà capace di coinvolgere il popolo delle primarie e tutte le persone che a partire dal proprio impegno sociale, civile e professionale intendano portare un contributo di idee per il Trentino, l’Europa e il mondo.
Non in nome di questa o quella componente di provenienza ma ritrovando nelle idee nuove sintesi, ma anche orientamenti e sensibilità che esprimano candidature diverse nell’ambito di una cornice condivisa da tutti. Insomma, un congresso vero.

 

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