"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Imparare dalle lezioni

mirò

(15 novembre 2010) Si apre la crisi di governo. Ma siamo in grado di indicare un'alternativa? Serve un nuovo modello di sviluppo globale, dice Benedetto XVI. Ma ancora si insiste sulla crescita e si ignora il concetto di limite. Giuliano Pisapia vince le primarie milanesi. Ma i vertici del PD di Milano non trovano di meglio che dimettersi. E' davvero urgente cambiare lo schema di gioco.

Un commento di Michele Nardelli

Nel volgere di qualche ora accadono tre fatti di un certo rilievo. Il primo. L'invincibile armata che alle ultime elezioni politiche aveva fatto man bassa di deputati e senatori si è sgretolata. Con la remissione dei mandati ministeriali da parte della delegazione di "Futuro e Libertà" si è aperta a tutti gli effetti la crisi del governo Berlusconi dichiarando il "venir meno del rapporto fiduciario". Insomma, è accaduto l'inimmaginabile...

Difficile dire ora quel che accadrà, ma intanto il Presidente Napolitano ha già convocato i presidenti di Camera e Senato al Quirinale per domani alle 16.00. Intanto Berlusconi si aggrappa ad ogni possibilità pur di proseguire nel proprio delirio, compresa l'idea del tutto bizzarra e immotivata di un rinnovo di uno solo dei due rami del Parlamento.

Si è tanto parlato nelle scorse settimane di un governo di transizione per mettere mano ad una legge elettorale considerata da tutti una porcata. E credo che questo sia assolutamente condivisibile, facendo convergere su questa strada il più ampio schieramento possibile. credo altresì che il centrosinistra abbia comunque bisogno di tempo per delineare una proposta che esprima una proposta di governo capace di dire sin d'ora qualche parola chiara sul futuro di questo paese e magari dell'Europa. Perché l'alternativa a Berlusconi non può essere la riedizione per quanto aggiornata dell'Ulivo, ma un progetto nuovo, culturalmente nuovo intendo. Una nuova sintesi che provi ad affrontare le sfide poste dalla crisi finanziaria globale indicando, se non altro, una strada da seguire.

Ci ha provato, ad esempio, Benedetto XVI parlando prima dell'Angelus di ieri a San Pietro, invocando un nuovo modello di sviluppo globale. E' il secondo fatto. "La crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà - ha detto il Papa - essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale. La crisi è un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l'emergenza ecologica e, ormai anch'esso generale, il problema della disoccupazione". "Nell'attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche - ha denunciato il Santo Padre - è quella di ricorrere ad alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio agli uomini affinché la coltivino e la custodiscano". "E' importante - ha continuato Benedetto XVI - decisivo il rilancio strategico dell'agricoltura in questo momento di crisi economica - ha detto il Papa - è necessario rivalutare l'agricoltura non in senso nostalgico ma come risorsa indispensabile per il futuro".  L'alleanza della terra, dell'economia vera contro quella virtuale, l'economia finanziaria. E' un programma politico, la terra. Che corrisponde poi al diritto alla vita, alla sostenibilità, alla pace.

E arrivo al terzo fatto. La vittoria di Pisapia nelle primarie di Milano. Anni di sconfitta portano la sinistra milanese a mobilitarsi al sostegno della candidatura più netta, della serie "se dobbiamo perdere, almeno perdiamo su delle idee che segnano una chiara discontinuità". Ma dobbiamo perdere per forza? Non è detto che sia così e molto dipenderà da quanto sapremo parlare e da che cosa sapremo dire alla gente. Non centra nulla l'idea che per parlare al centro occorre un moderato. E quindi, ben venga Pisapia. Purché proviamo davvero a rovesciare lo schema di gioco, proponendoci di riprendere un dialogo con le persone che fanno bene il loro lavoro, che amano la loro terra, che pensano al futuro della loro città, che s'interrogano sulla sostenibilità dei loro comportamenti, che si fanno carico della paura verso un futuro incerto. Queste persone possono avere orientamenti culturali diversi, ma a loro dobbiamo saper parlare.

 

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