"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Ugo Morelli
(25 maggio 2011) Il benessere è diverso dalla ricchezza. Quest'ultima ne può essere una condizione, a patto che si combini con la giustizia, l'eguaglianza, la tolleranza, l'etica e l'attenzione allo sviluppo delle capacità.
Per condurre una ricerca durata un'intera vita, sull'intreccio tra questi e altri temi così impegnativi, Amartya Sen ha messo in tensione tra loro l'economia, la psicologia e la filosofia. Con il suo contributo non solo ha concorso a ridefinire decisamente il senso e il significato dell'economia (valga per tutti il contributo alla elaborazione del concetto di sviluppo umano), ma ha fornito basi decisive per la costruzione di una teoria e di una prassi della cooperazione economica e sociale che ha grande rilevanza per la nostra realtà attuale. Per il mondo intero che si misura con la ridefinizione stessa del rapporto tra risorse, valori e sviluppo, e per l'economia locale in cui la cooperazione ha tanta rilevanza.
Il rapporto tra forme dello sviluppo, democrazia economica e giustizia sociale è, infatti, un costante punto di attenzione della ricerca del Premio Nobel Amartya Sen. Se le scelte umane non sono governate da una razionalità in grado di prevederne tutte le conseguenze, ma da continui incontri tra fattori almeno in parte governabili e l'incertezza, l'incontro tra differenze e la cooperazione e il conflitto tra esse si propone come uno dei campi privilegiati per comprendere e governare l'azione economica e le sue implicazioni sociali.
I vincoli e le possibilità della cooperazione sono perciò centrali nelle vicende umane oggi, su scala locale e planetaria. La presenza del professor Sen nel sistema della Cooperazione trentina e a Trento in generale, per il Festival dell'economia, si carica di significati che più rilevanti non potrebbero essere. Si tratta di non farne solo un evento importante sul piano della comunicazione, ma di aprire mente e cuore al contenuto e allo spessore del messaggio di civiltà che l'opera di Amartya Sen propone.
È un'occasione per prendere sul serio la riflessione e la prassi per ridisegnare il nostro modello di sviluppo e cambiare la nostra vita. La fiducia come fattore critico nella costruzione dello scambio e nel governo dell'economia, che è uno dei tratti distintivi della cooperazione e del modo cooperativo di fare impresa, nonostante le difficoltà e le crisi, è l'esito della libertà e della giustizia, secondo Sen. Il suo punto di vista, profondamente documentato con analisi su scala planetaria, assume nella nostra realtà il timbro di un monito da cui trarre scelte concrete e azioni precise.
Un altro aspetto della ricerca di Sen che ha molto da dire oggi alla nostra autonomia riguarda un concetto che oggi si utilizza con un eccesso di enfasi e di ideologia; l'identità. "L'identità può anche uccidere, uccidere con trasporto", scrive Sen e ci invia un monito a distinguere tra l'identità come riconoscimento aperto e in divenire di quel che siamo e l'identità come strumento di arroccamento e di offesa. Come è possibile constatare, anche da queste brevi considerazioni, il contributo di Sen è, probabilmente, uno dei più rilevanti per modernizzare la cooperazione e pensarla, intimamente collegata com'è, unitamente al presente e al futuro del modello di sviluppo dell'autonomia.
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