"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Michele Nardelli
(27 maggio 2011) Domenica ci sono i ballottaggi. Se la sconfitta del centrodestra di quindici giorni fa verrà confermata potrebbe segnare l'inizio della fine dell'era Berlusconi. Non ancora del berlusconismo e nemmeno del leghismo, culture penetrate in profondità ed in modo devastante nella società italiana, che richiedono un lungo lavoro di ricostruzione di un tessuto sociale (e culturale) andato in frantumi. Ma l'inizio della fine di un signore che ha occupato in maniera pervasiva le istituzioni e una parte importante dell'informazione, rendendole un docile strumento al servizio di chi paga di più, questo sarebbe già un passo non indifferente.
Lo squallido spettacolo dei voti di fiducia comprati a suon di sottosegretariati a fronte della crisi politica della coalizione che aveva vinto le elezioni politiche, l'esplicito svuotamento dello strumento referendario non per recepire l'orientamento degli elettori ma per evitarne il pronunciamento emotivo, la vergogna a cui questo paese è sottoposto in ogni parte del mondo per effetto di un uomo che ha perso il senso del reale e del limite nella sua volgarità quotidiana, richiedono un segnale chiaro ed inequivocabile.
I cittadini hanno nelle loro mani questa possibilità, nel ballottaggio di domenica prossima come nei referendum fra quindici giorni. Spero ne sappiano fare un buon uso. Temo però che in un caso o nell'altro si apra una situazione pericolosa, di scasso istituzionale e di divisione profonda che lascia trasparire scenari preoccupanti. Per questo all'espressione del voto è necessario corrisponda una stagione di partecipazione e di responsabilità, capace di ricostruire quel terreno condiviso, minimo comune denominatore, un nuovo patto costituzionale condiviso nel quale ridisegnare le componenti politiche, magari mettendo in campo uno sforzo di originalità.
E' quel che dovremmo fare anche qui, in Trentino, dove pure c'è un quadro diverso. Evitando di accontentarci di quello che c'è, dovremmo avere il coraggio di proseguire sulla strada della sperimentazione politica verso quel soggetto territoriale, locale ed europeo, di cui avverto la necessità per uscire dalle secche di una rappresentazione politica (PD compreso) che fatica a costruire nuove sintesi di pensiero. Magari potremmo iniziare a parlarne già in occasione della conferenza programmatica di sabato.
Solo così al segnale positivo potrebbe corrispondere una nuova stagione. Perché se Berlusconi perde, non è detto che il centrosinistra sia messo benissimo. Per uscire dal berlusconismo (e dal leghismo, che appare oggi più capace di intercettare le dinamiche della modernità del suo alleato di governo) occorre un progetto del tutto nuovo, un disegno europeo in dialogo con il territorio e il mediterraneo, un nuovo sguardo sul tempo fatto di sostenibilità, sobrietà e autogoverno.
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