"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Uranio impoverito: Melis morì per negligenza dello Stato

Valery Melis
Il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire 584 mila euro alla famiglia del caporale Valery Melis morto nel 2004. Aveva fatto parte del contingente Nato in missione nei Balcani.

di Marco De Vidi (dal portale "Terra")

(14 agosto 2011) Ucciso da un linfoma a 27 anni per colpa dello Stato che rappresentava durante la missione Nato in Kosovo. La sentenza del Tribunale di Cagliari non lascia spazio a dubbi di sorta: Valery Melis, caporalmaggiore di Quartu Sant'Elena in provincia di Cagliari, contaminato dall'uranio impoverito utilizzato nei Balcani a fine anni Novanta, colpito dal linfoma di Hodkin e deceduto nel 2004 dopo una lunga agonia, è morto a causa della negligenza del ministero della Difesa.

Che pertanto deve risarcire i suoi familiari, pagando 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 a ciascuno dei due fratelli, più 23 mila euro di spese processuali. Dura la critica del Tribunale civile all'Esercito: «Nonostante fosse stato avvertito da un comando alleato - scrive il giudice Vincenzo Amato nella sentenza - il corpo non ha fornito alcuna informazione del pericolo e d'altra parte non ha adottato alcuna misura protettiva per la salute, esponendo così Valery Melis alla contaminazione».
 
Nel 1997 e nel 1999 Melis aveva partecipato alle missioni del contingente internazionale schierato in Albania e Kosovo. Secondo il giudice non v'è dubbio che abbia contratto la malattia «proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani». Inoltre Amato sottolinea che i vertici dell'Esercito sapevano che i territori balcanici erano «disseminati di minuscole polveri potenzialmente nocive provocate dall'esplosione di bombe e proiettili, tra cui quelli all'uranio impoverito. Erano stati avvertiti dagli Alleati che operavano da tempo in quelle terre martoriate da anni di guerra civile. Eppure non informarono del pericolo i propri militari mandati lì in missione di pace. Né, soprattutto, fecero nulla per dotarli di protezioni in grado di metterli al riparo dal rischio di contrarre malattie mortali».
 
«Si tratta di una sentenza storica» ha dichiarato Ariuccio Carta, l'avvocato della famiglia Melis, al quotidiano L'unione sarda, che in anteprima ha pubblicato la sentenza. «È la prima volta che un Tribunale sardo riconosce il nesso di causalità tra l'esposizione alle polveri provocate dai proiettili all'uranio impoverito e l'insorgere di malattie tumorali. Lo dovevamo a Valery e ai suoi parenti» ha concluso Carta. «La sentenza di Cagliari è la quarta che va in questa direzione, quindi sulla vicenda si sta affermando una incoraggiante giurisprudenza, anche se solo nel campo civile» commenta Francesco Palese, ideatore e curatore del portale Vittimeuranio.com. «Adesso - aggiunge - c'è da augurarsi che anche in questo caso il ministero della Difesa non si opponga e che riconosca ai familiari di Valery Melis quel che è loro dovuto». Proprio il sito di Palese riportava qualche mese fa drammatiche statistiche.
 
Il ministro della Difesa La Russa, in risposta a un'interrogazione parlamentare, ha infatti comunicato i dati delle patologie riscontrate nell'esercito fino al 31 dicembre 2009: sono ben 2727 i casi di militari affetti da malattie neoplastiche. Si tratta del numero più alto fornito negli ultimi anni. Questi sono del resto dati incompleti, in quanto queste malattie hanno tempi di latenza di anni e alcuni militari nel frattempo sono stati messi in congedo, quindi non sono più considerati dalla sanità militare, bensì da quella civile. Si spiega così forse anche la grande differenza nel dato sulle morti: per l'Esercito si è fermi a 77, mentre le associazioni ne contano più di 200.

 

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