"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Questo commento è apparso oggi sul "Corriere del Trentino".
di Michele Nardelli
(26 ottobre 2011) "Con internet questa storia di proibire è finita" diceva qualche anno fa Elias Khury nell'intervista che costituiva la postfazione del libro di Samir Kassir "Primavere". Forse non immaginava che il contributo delle nuove forme di comunicazione sarebbe stato così decisivo nel processo di cambiamento che la primavera araba ha impresso al Mediterraneo, ma la realtà talvolta va oltre l'immaginazione. E così i diritti digitali dei cittadini sono entrati a pieno titolo a far parte degli strumenti della partecipazione democratica e della libertà.
Il disegno di legge sul "Software libero e open source" - presentato la scorsa settimana dal gruppo consiliare del PD del Trentino e di cui sono primo firmatario - ci parla esattamente di questo tempo, di sollevazioni che grazie al passa parola digitale hanno spazzato via regimi vecchi e corrotti, di movimenti che attraversano gli oceani con la stessa velocità della finanza globale che intende contestare, dei "pirates" che in nome del "diritto di navigazione" ottengono a Berlino (da sempre laboratorio politico) il 9% alle elezioni amministrative. Ci racconta della capacità di abitare un presente in rapida trasformazione, senza doverne rincorrere più o meno goffamente gli effetti. E dell'opportunità che la ricerca e l'innovazione tecnologica non siano appannaggio solo delle grandi multinazionali ma della creatività diffusa.
Come ogni cosa globale, ci parla anche di interdipendenze. E dunque del nostro territorio. Con lungimiranza la Provincia Autonoma di Trento ha investito in questi anni nel cablaggio e nella banda larga. Ovvero nel collegamento di ogni angolo del Trentino con la connessione veloce, per favorire una forte riduzione delle distanze ed una mobilità più razionale, ecologica e sostenibile. La banda larga ci permette un diverso rapporto fra il cittadino e la pubblica amministrazione, ci mette nelle condizioni di attuare una vera riforma della pubblica amministrazione (telelavoro, responsabilizzazione del personale, un diverso approccio nell'organizzazione del lavoro...), reti di collegamento più efficienti e rapide, strumenti di informazione e di conoscenza alla portata di tutti.
L'altra faccia della "banda larga" è il software libero. Al cablaggio del territorio dovrebbe corrispondere un cambio di passo culturale, un'opportunità per accelerare in questa direzione i processi di ammodernamento dei nostri apparati amministrativi. Ed una capacità di attrezzarsi sul piano dell'autonomia gestionale e della trasparenza.
In questo senso il software libero non è una semplice alternativa tecnica al software proprietario. E', infatti, contrariamente a quest'ultimo, una "res extra commercium": non un bene economico ma un bene "non scarso" che può essere utilizzato liberamente, un bene comune.
Anche in questo caso fini e mezzi sono fortemente intrecciati, fino a sovrapporsi. Diventa la concretizzazione di un ideale sociale e culturale, uno strumento per eliminare una delle barriere d'accesso alle risorse informatiche per tutti i cittadini e per tutti gli esseri umani. Rilasciando il software secondo i termini di una licenza di software libero, viene riconosciuta a tutti gli utenti pari dignità e diritti: sono gli stessi valori riconosciuti dall'art. 3 della Costituzione Italiana e dall'art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 di libertà d'espressione e d'informazione, libertà di cultura, libertà d'iniziativa economica, uguaglianza e cooperazione e il diritto ad informare ma anche il diritto ad essere informati.
Il software libero e l'accessibilità dei dati rappresentano inoltre delle straordinarie opportunità sul piano economico. Le ricadute possono essere duplici. Da una parte rappresenta un contributo all'obiettivo di ridurre i costi della pubblica amministrazione, considerato che la PAT spende ogni anno svariati milioni di euro di licenze proprietarie. Dall'altra, con l'apertura delle "sorgenti" e dei programmi, si apre la possibilità per la pubblica amministrazione, i ricercatori, le aziende, di sperimentare programmi adatti al proprio contesto, che in buona sostanza significa opportunità di innovazione.
La migrazione della Pubblica Amministrazione dal sistema proprietario al software libero è, del resto, un impegno assunto da tempo dalla Provincia Autonoma di Trento attraverso varie delibere di giunta e ordini del giorno approvati dal Consiglio. Rappresenta il compimento di una raccomandazione dell'Unione Europea ed una scelta già positivamente sperimentata nell'amministrazione di molti Comuni trentini fra i quali Rovereto, Trento e Riva del Garda e sostenuta dal Consorzio dei Comuni trentini. Ora si tratta di rendere organico questo passaggio.
Come ogni innovazione provoca qualche resistenza, fa emergere pigrizie. Ma questo non è il tempo, se mai ne esiste uno, in cui possiamo adagiarsi sul passato.
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