"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Più di una voce è giunta dell’inferno dei lager, staliniani o hitleriani. Ma quel che rende “I racconti di Kolima” alquanto differenti è che l’autore coltivò, con tenacia e disperazione, la sua voce fin da dentro il gulag, la protesse dalla morte e la follia che l’attendeva, cosciente dell’obbligo del poeta di rendere testimonianza.
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