"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Sicilia. Quel che il voto ci racconta...

Cefalù, Sicilia

(30 ottobre 2012) Appare azzardato parlare di vittoria di fronte ad un esito elettorale che vede meno di un elettore su due esercitare il proprio diritto di voto. Il fatto che il 52,3% degli aventi diritto abbia scelto di non recarsi alle urne è una sconfitta della democrazia sulla quale tutti dovrebbero interrogarsi. Senza contare che poi ci sono i voti nulli e le schede bianche di cui i network non parlano.

Credo che per i partiti ci sia di che riflettere sulla propria capacità di entrare in comunicazione con la società. A partire dalla semplice constatazione che - alla luce dell'astensione - le percentuali ottenute dalle liste, da chi ha vinto e da chi ha perso, dal 30,5% di Crocetta come il 13,4% del PD, in termini assoluti rappresentano rispettivamente il 15% e il 6,7% degli elettori aventi diritto. Mettiamo pure che sia fisiologica un'astensione dal voto che in questi anni è stata crescente, ma ciò nonostante il tasso di rappresentatività della politica rimane comunque ai minimi storici.

Credo che ogni valutazione da parte della politica debba partire da un bagno di umiltà, senza per questo nulla togliere al fatto che, in questa cornice non certo rassicurante, il candidato del centrosinistra abbia ottenuto i maggiori consensi. Basta scorrere i risultati che trovate sul sito http://www.regione.sicilia.it/famiglia/elettorale/ per comprendere quanto sarà difficile costruire una maggioranza e governare una regione tanto complessa.

Sarà anche un banco di prova per il Movimento 5 stelle e i suoi quindici eletti, come sarà ancora più interessante vedere come il padre padrone si rapporterà con le persone di questo movimento chiamate a far parte dell'assemblea regionale quando si dovranno cimentare con le scelte concrete.

Si era detto che le elezioni siciliane sarebbero state un importante test in vista delle elezioni del 2013. L'esito del voto ci dice che la rappresentazione della politica nazionale è tutta da ricostruire e che per farlo sarebbe necessario mettere mano ai fondamentali, nel pensiero come nelle forme dell'agire politico. (mn)

 

5 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Tancredi Margarito il 30 ottobre 2012 14:06
    Condivido le tue osservazioni!
  2. inviato da Giorgia Cardini il 30 ottobre 2012 14:04
    Michele, hai perfettamente ragione. Ieri sentir dire da Alfano che quello di Musumeci era comunque un risultato straordinario mi ha suscitato soprattutto un'enorme tristezza per la caparbia cecità con cui i partiti si stanno affollando sull'orlo del burrone, rischiando tra l'altro di lasciare l'Italia nelle mani dell'ennesimo "unto del Signore" di cui, purtroppo, molti sentono il bisogno. Mentre di buona politica, di perseguimento dell'interesse generale, di strategie di crescita davvero sostenibile ed equa sì, che avremmo tutti bisogno
  3. inviato da Giovanni Battista Flor il 30 ottobre 2012 14:03
    Mi piace. Condivido la definizione "di padre padrone" che in Italia non è una novità.
  4. inviato da Diaolin il 30 ottobre 2012 14:01
    Il problema di fondo è che, di fatto, la parte da ricostruire è il pensiero delle persone comuni. Solo in questo modo possiamo sperare che la rappresentazione della politica nazionale possa diventare qualcosa di diverso dal distillato del peggio delle aspirazioni popolari. Bell'articolo Michele, mi trovo un poco in dubbio sulla definizione di padre padrone, ma per il resto condivido in toto.
  5. inviato da Vincenzo il 30 ottobre 2012 14:00
    Una volta i voti si contavano. Parlare di vittoria con il 7% dell'elettorato... concordo con la tua analisi: 41 consiglieri su 90 con la zeppa dell'UDC non bastano.
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