"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un nuovo patto sociale

Paul Klee

di Michele Nardelli

Dopo l'esito delle primarie del centrosinistra, Silvio Berlusconi tenta la carta del "tutto per tutto". Tutti i sondaggi danno perdente il PDL e allora prova a rinverdire la sua immagine istrionica e a rimettere in campo il suo apparato di consenso, contando sul fatto che gli italiani di oggi in fondo non sono poi molto diversi da quelli di ieri che l'avevano preferito a Romano Prodi.

Dal ventennio berlusconiano l'Italia è uscita cambiata... e non in meglio. Ci ha lasciato una forte atomizzazione sociale, un diffuso spaesamento, l'idea che ci si salva da soli o nella rappresentazione corporativa del "non nel mio giardino", il disprezzo verso la politica e le istituzioni, una profonda devastazione culturale.

Ciò nonostante l'illusione che il mercato sarebbe stato il regolatore sociale è svanita con la crisi finanziaria. Il resto l'ha fatto un ceto politico di manigoldi che, come il loro capo, hanno inteso la politica come un affare privato. E quindi nonostante tutto un cambio politico s'impone.

Perché questo non sia solo un'alternanza di potere, serve un progetto politico capace di riscrivere un nuovo "patto sociale" che dai territori arrivi all'Europa. E non per effetto di un antico richiamo al federalismo europeo che pure accarezzo, ma perché la chiave per abitare il presente sta nella connessione fra il locale e il globale, in una visione che propone il "ritorno alla terra" come paradigma dell'economia reale e l'incontro di civiltà che, nello smarrire del senso di un comune destino terrestre, hanno lasciato impoverire il pensiero.

Saprà la politica (ed il PD in primo luogo) contribuire ad un'impresa così grande? Dalle primarie del centrosinistra credo (e spero) che tutti siamo usciti un po' diversi e che questo ci possa aiutare a riprendere nelle nostre mani quella ricerca di una nuova sintesi fra le culture che il Novecento ci ha lasciato in eredità e con questo la necessità di un nuovo sguardo sul presente. Non è una responsabilità da poco e non è solo nelle mani di Pierluigi Bersani.

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 07 dicembre 2012 14:14
    Nel 2013 e nel 2014 raccoglierai ciò che hai seminato. Ti sorprenderai nello scoprire che le tue tesi minoritarie saranno considerate delle ovvietà. La tua vittoria coinciderà con la tua (e mia) improvvisa condizione di superfluità (e quanti saliranno sui carri dei vincitori).
    Ci dovremo reinventare ;o)
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