"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(19 gennaio 2013) Dopo giorni e giorni di trattative si è finalmente trovato un accordo fra i principali partiti del centrosinistra autonomista per i collegi senatoriali del Trentino. A sbloccare la situazione la disponibilità da parte del PD del Trentino di candidare il proprio rappresentante nel collegio di Pergine Valsuaga (Alta e Bassa Valsugana, Primiero, Valli di Fiemme e di Fassa, Valle del Fersina).
La dislocazione sotto il simbolo che include i loghi del PD, del PATT e dell'UpT sarà dunque la seguente: Franco Panizza nel collegio di Trento (che comprende anche la Piana Rotaliana, la Paganella, le Valli di Non e di Sole, la Val di Cembra e la Valle dei Laghi), Vittorio Fravezzi (sindaco di Dro) nel collegio di Rovereto (Vallagarina, Basso Sarca, Valle di Ledro e Valli Giudicarie) ed infine Giorgio Tonini nel collegio di Pergine Valsugana. L'impegno in caso di elezione è quello di rappresentare l'esperienza del centrosinistra e l'autonomia trentina.
Nelle ultime ore aveva preso consistenza la proposta che insieme ad altri avevo avanzato, ovvero di azzerare le candidature sul tappeto e di indicare tre figure di area di riconosciuto profilo. Una proposta che avrebbe sparigliato la situazione, permesso l'emergere di candidature femminili, favorito la dimensione coalizionale anche in vista delle scadenze di autunno.
Richiedeva che venissero meno la rigidità che in questi giorni non ci hanno certo aiutati a trovare una soluzione e che il PD nazionale si fosse fatto carico di indicare a Giorgio Tonini, figura rappresentativa di una sensibilità politica nazionale, un altro collegio in una diversa Regione. Il partito nazionale non ci ha affatto aiutati, come non ci hanno aiutati le rigidità locali. Non ha giovato l'orientamento assunto nell'assemblea di domenica scorsa a Trento che - incautamente - questa rigidità aveva fatta propria. Come non hanno aiutato le analoghe rigidità che sono emerse anche negli altri partner, evidenziando in questo una sorta di autismo autoreferenziale dei luoghi della politica che non possiamo più eludere.
Il risultato conclusivo è diverso da quello che abbiamo auspicato in molti ma almeno l'unità della coalizione è salvaguardata. Andare divisi sarebbe stato a dir poco disastroso e avrebbe aperto un solco incolmabile di qui a settembre. Rimangono però intatte le contraddizioni e i limiti di cultura politica che si sono evidenziate in questa vicenda, tanto sul piano di una cultura coalizionale tutta da coltivare, quanto sulla necessità di impostare il confronto non sulla base del reciproco interesse ma a partire dala verifica di un sentire comune.
Ora si tratta di vincerle queste elezioni, senza mettere via nulla ma nella consapevolezza che il fondo del barile non esiste e che sapremo andar oltre solo se non avremo fra i piedi troppe macerie (e, ovviamente, nemmeno Berlusconi).
Passato il 25 febbraio avverto l'esigenza di un chiarimento, di un congresso o di un momento politico forte, che ci aiuti ad affrontare la scadenza di autunno sulla base di una idea condivisa di Trentino, che getti nuove basi per una comunità politica di centrosinista autonomista capace di un profilo alto, che indichi la necessità di un diverso rapporto con il quadro politico nazionale ed europeo.
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