"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Due no e un sì

Perché non abrogare una porcata? Penso che l'Italia rappresenti l'unico paese al mondo il cui sistema di elezione del Parlamento sia  comunemente definito in questo modo. Del resto così lo ebbe a definire uno dei suoi ideatori, il ministro leghista Calderoli. La risposta potrebbe sembrare ovvia, dunque. Se non che il fondo del barile non esiste mai e, gratta gratta, si trova sempre qualcosa di peggio.

E se domenica dovesse prevalere il sì sui primi due referendum rimarrebbe in vigore la "porcata" emendata del premio di coalizione che verrebbe assegnato al primo partito della stessa, configurando così un sistema bipartitico anziché bipolare.

Se è vero che oggi è la stessa idea di bipolarismo ad essere in crisi, non si capisce come possa essere maggiormente rappresentativo e democratico un sistema fondato su due partiti, espressione di una cultura radicalmente maggioritaria, che non mi appartiene e che ha già prodotto guasti piuttosto seri. Riducendo la partecipazione dei cittadini nell'esercizio del diritto di voto, alterando l'equilibrio dei poteri, cancellando dal Parlamento minoranze politiche significative anche sotto il profilo dei numeri. L'esito del voto europeo, con un 10% di elettori (quanto conta la Lega che queste elezioni le ha vinte) privi di rappresentanza per effetto della soglia elettorale, forse dovrebbe indurci a qualche riflessione.

L'antipolitica assume molte forme. Sotto le sembianze della riduzione del numero dei parlamentari o dei consiglieri, sotto quelle del taglio del numero dei parlamentari da eleggere (come se questo fosse il problema dei costi della politica, e non in primo luogo la sua dequalificazione) o degli enti locali (penso al dibattito in Trentino sul taglio del numero dei Comuni o per altro verso delle Circoscrizioni), si annida la pretesa (demagogica e autoritaria) di ridurre lo spazio della politica in nome del potere della tecnica, del pragmatismo del fare, della cultura plebiscitaria.

Permettetemi di dire che non sono d'accordo. So bene che il mio orientamento non corrisponde a quello del PD, ma non condivido l'idea che il mondo sia diviso fra conservatori e progressisti. La realtà è ben più complessa, e per quanto ritenga necessario giungere a nuove sintesi, non possiamo costringere il pensiero e l'azione politica ad una tale semplificazione.

La mia storia politica come quella del collettivo di Solidarietà (e prima di DP del Trentino) testimonia il valore dell'autorappresentazione e al tempo stesso la maturità del mettersi in gioco e di navigare in acque meno stagnanti. Consapevoli della fatica ma anche dell'efficacia dell'interagire con altre storie e sensibilità. Credo sia stata la scelta più giusta, ma una scelta appunto. Non la costrizione dettata dagli sbarramenti elettorali, funzionali alla costruzione di cartelli poco credibili e che il giorno dopo tornano a frammentarsi più di prima.

Tutto questo per dire che al referendum di domenica prossima andrò a votare e voterò due no ed un sì. Voterò "no" al bipartitismo (schede viola e beige), e voterò "sì" all'abrogazione della possibilità del capo di stabilire chi viene eletto e chi no (scheda verde). (m.n.)

 

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