"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(10 maggio 2014) Quando, in quei giorni di fine agosto del 1992, venne incendiata la Vijećnica, la Biblioteca nazionale di Sarajevo, l'Europa volse il suo sguardo altrove. Non solo i potenti, sia chiaro, anche i cittadini europei - che evidentemente ancora non lo erano (e non lo sono) - pensarono che quella cosa non li riguardasse più di tanto.
Come avvenne per i successivi tre anni e mezzo, quello che accadeva di là del mare non li turbava affatto, chiusi nei propri luoghi comuni che descrivevano quella tragedia come l'ennesimo capitolo della ferocia tipica di quella gente, guerre etniche e arcaiche – si diceva – che nemmeno il quotidiano stillicidio di morte riusciva a turbare più di tanto.
Tanto è vero che nemmeno oggi, a più di vent'anni dalla guerra che lacerò il cuore balcanico dell'Europa, si è saputo elaborare quella moderna tragedia europea. Terre che producono più storia di quanta ne riescano a digerire, si usa dire, e tanto basta per continuare ad osservarle distrattamente.
E invece, proprio in quell'episodio che per due notti illuminò suo malgrado la città che divenne martire, ci poteva cogliere la chiave di tutto. O almeno una delle chiavi importanti per leggere gli avvenimenti. Perché in quel rogo voluto, dove andarono in fumo un milione e mezzo di libri (leggete lo splendido racconto di Azra Nuhefendić), bruciava l'idea di Europa come insieme di minoranze, di un'Europa la cui identità in continuo divenire non potrà mai essere riconducibile alle sole sue radici cristiano giudaiche, di un'Europa che nasce fuori di sé (come ci racconta la mitologia greca).
Perché della storia europea quel luogo, al pari dell'Istituto Orientale di Sarajevo bombardato prima ancora della Vijećnica, era il custode nei suoi antichi manoscritti che venivano da Oriente come dall'Andalusia, della cultura islamica e bogomila come di quella ebraica sefardita. Che gli aggressori volevano cancellare per imporre un'altra storia, insieme alla prosaicità dei loro affari.
Ieri la Vijećnica, a conclusione di un lungo restauro, è stata riaperta al pubblico. Sarà, decisione discutibile, quello che era prima di diventare biblioteca nazionale, ovvero il nuovo municipio di Sarajevo. In ogni caso un grande momento per la rinascita di questa straordinaria città.
Ecco le immagini della nuova Vijećnica.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=K5IzkygP5U0#t=28
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