"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Rendere tutto ciò desiderabile

neve

di Fabio Pipinato*

(17 agosto 2010) Un'anomalia. Ci siamo raramente occupati di "politica interna" in quanto lo sguardo del nostro portale è, come dice il nome stesso, soprattutto "politica estera" ma, visto il clima, corre l'obbligo. (...)

Tutte le guerre civili hanno un inizio comune: lo squadrismo mediatico verso un "avversario" politico e dai tempi di Aristotele si "muore più di fuoco amico". Ciò accadde sia nei sud che nei nord del mondo, Italia compresa, ove la pace/convivenza civile non è affatto "per sempre". Preoccupa, quindi, vedere la terza carica dello Stato venir completamente privata d'ogni dignità. Vilipesa. Messa a nudo. Fu così anche per il collega Boffo di Avvenire e sarà così per chiunque osi "discutere" che, peraltro, è il sale della "polis".

In passato non abbiamo più volte condiviso le politiche dell'On. Fini. Dal G8 di Genova alla legge che porta il suo nome "Bossi - Fini" ma il dialogo non è mai venuto meno. Anzi. Giusto un anno fa l'abbiamo incontrato  in occasione del Convegno di studi delle ACLI dal titolo Cittadini IN-COMPIUTI.

Credo possa partire anche da quel momento l'attuale frattura nella maggioranza di governo in quanto il Presidente della Camera aveva fatto un'inedita apertura verso il riconoscimento di cittadinanza agli immigrati. Un'apertura, per stare sull'attualità e con le debite proporzioni, paragonabile a quella dello scorso week end di Obama sulla moschea a Ground Zero o, ancor prima, di Michael Bloomberg, sindaco di New York, ebreo, che disse: "c'erano anche musulmani americani tra le vittime dell'11 settembre. Sono parte della comunità di Manhattan e hanno tutti i diritti di costruire a Ground Zero". Insomma, politici veri. Alcuni di questi scese in campo orgoglioso di non "aver mai fatto politica".

L'abbiamo detto altre volte. Il problema, come in passato, non è chi parla dal balcone di Piazza Venezia ma le migliaia di persone che stanno ad ascoltare, il milione di persone che Bossi minaccia di portare in piazza, peraltro riuscendoci. Una massa pronta ringhiosa pronta, come ai tempi del Colosseo, veder cadere l'avversario per indicare pollice verso.

Ed a tal proposito il direttore dei Famiglia Cristiana Sciortino include anche noi, come associazionismo, società civile tra gli incapaci della politica, tra coloro che non riescono a dare un orizzonte a questo paese. Autocritica, quindi. I capipopolo hanno certo le "bocche di fuoco" per parlare alle masse ma sanno nuovamente incantarle. Sanno rendere desiderabile ogni cosa. Anche il conflitto violento. A Pontida non aspettano altro che una levata di scudi come nel ‘ 15 o nel ‘40.  

Noi del disincanto, da troppo tempo rinchiusi in una torre d'avorio, dobbiamo trovare le energie per rendere socialmente desiderabile un'altra società che nulla abbia a che vedere con l' "egoismo e l'individualismo" ben descritti da Tettamanzi. Per farlo, paradossalmente, dobbiamo stare tra la gente.

Insomma,non basta scrivere 150 guide per un mondo migliore. Non bastano le campagne dei nostri partner per una società più civile. Nemmeno  una copertura mediatica quotidiana per poche migliaia di resistenti. Urge rendere tutto ciò "di massa".  Per far questo abbiamo l'obbligo di "aprire a 360° il dialogo" sui temi dell'inclusione, del federalismo, della solidarietà con la gente comune, la massaia, il macellaio, il barbiere, l'artigiano. Con coloro che,  per il "buon vivere", non entriamo in contraddittorio. Dobbiamo, invece, imparare a smentire nei bar e nelle piazze. Un corpo a corpo continuo con chi maledice la politica come dice buongiorno.

Insomma, anche noi internauti dobbiamo cambiare strategia: il momento storico c'impone di scendere là dove si rischia il banale.  Oggi è stato attaccato il Presidente della Repubblica come mai in precedenza. Non possiamo rimanere a guardare. Una promessa, quindi. Ci occuperemo sempre più di "politica interna" in quanto i confini con la "politica estera" sono sin troppo sottili.

* direttore di Unimondo

 

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