"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
La Provincia che vuole togliere poteri ai Comuni, Trento che vuole controllare le valli, i Partiti che impongono le scelte ai territori. Secondo questa lettura sembrerebbe che le Comunità di valle siano nate per aumentare il potere al centro e ridurre le valli ad essere solo periferia...
di Roberto Pinter
Una lettura che traspare da alcuni interventi di chi considera le Comunità degli enti inutili o di chi cerca di essere eletto nelle assemblee delle Comunità lanciando liste civiche alternative ai partiti.
Io credo che la riforma delle Comunità sia un'occasione importante per l'Autonomia e anche per la partecipazione politica. Credo anche che questa riforma non sia ben vista da quei sindaci che non riescono o non vogliono vedere oltre il loro campanile, da quei consiglieri provinciali che temono di non essere più il riferimento della valle nei rapporti con la Provincia, di quegli assessori provinciali che temono la cessione di parte del loro potere e più in generale da quelle forze politiche, per lo più del centrodestra, che sono abituate alla politica populista e accentratrice di Berlusconi.
Una riforma non può accontentare tutti, poteva anche essere diversa o perfino migliore, ed è naturale che susciti una iniziale diffidenza. Ma il successo della riforma non è legato al testo di legge, dipende piuttosto dall'atteggiamento con il quale la si affronta.
Fino a pochi anni fa c'era effettivamente il rischio che la riforma istituzionale potesse essere vista come il tentativo politico di controllare meglio il territorio, oggi non è più così: non c'è più un partito che possa dettare legge, e nella coalizione vincente c'è equilibrio e pluralismo delle forze che la compongono; non ci sono volontà politiche di partiti che possono essere imposte sul territorio, perché ognuno è geloso della propria autonomia e perché l'elettorato ha dimostrato di essere libero scegliendo anche nelle ultime amministrative un deciso rinnovamento.
E' vero che si parla molto del ruolo di regia dei partiti a livello provinciale, ma è un ruolo che è chiesto proprio dai territori che stentano in questa fase a trovare soluzioni condivise.
In ogni Comunità di valle il centrosinistra autonomista si è ritrovato a lavorare per l'idea di comunità, per un programma di governo e per la scelta delle persone che la possono guidare. Ci sono però le legittime aspettative di ogni componente ad assumere il ruolo guida e ci sono contrapposizioni a livello comunale che non sono state completamente superate nelle ultime elezioni. La coalizione è alla prima prova di coesione sul territorio e va accompagnata da una forte volontà politica. La stessa che è richiesta per far nascere le Comunità di valle.
Le Comunità non sono i Comprensori che funzionavano per deleghe provinciali, sono enti che hanno significative competenze e che richiedono un grande lavoro di costruzione con le amministrazioni comunali e con tutte le componenti economiche e sociali di ogni valle. Non è solo una riforma amministrativa, è la prima vera occasione di ridurre il peso enorme della Provincia e del suo governo a favore dei territori. Fino ad oggi tutte le scelte sono passate da piazza Dante, anche quelle a valenza locale, con le Comunità abbiamo la possibilità di rendere i territori protagonisti delle scelte del loro futuro. Passando dagli ambiti comunali alla dimensione più ampia delle valli, dove ha senso la gestione di molti servizi e dove è giusto collocare le scelte riguardanti la gestione del territorio, lo sviluppo economico e le politiche di cittadinanza.
I partiti sono chiamati a fare la loro parte, condividendo con le amministrazioni comunali gli obiettivi delle comunità, perché le comunità non nascono contro i comuni ma insieme ai comuni, e condividendo anche i candidati o le candidate a presidente delle comunità.
A dispetto dei pessimisti si stanno scegliendo persone che non provengono solo dai partiti e che non sono affatto imposte dai partiti, ma scelte a livello di comunità tra coloro che hanno la competenza e il consenso necessari e che comunque, ricordiamolo, saranno sottoposte al voto di tutti gli elettori.
Il voto disgiunto dalle elezioni comunali e troppo a ridosso delle stesse non favorisce la partecipazione né la disponibilità di potenziali amministratori, ma l'attenzione dei giornali e delle Tv sta recuperando il vistoso deficit di informazione e favorendo la partecipazione, anche di annunciate liste civiche che quasi sempre sono espressione di singole volontà di affermazione elettorale.
Molti non conoscono il nuovo ente e le sue competenze, comunicarlo può trasformare, attraverso la partecipazione, questa riforma in una opportunità per rendere le Comunità locali vere protagoniste.
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