"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Sulla riforma dell'Ordinamento dei Comuni - aprile 2009

Leggo con un certo stupore le dichiarazioni rilasciate il 17 aprile all’Adige dall’Assessore Margherita Cogo a proposito dell’ipotizzato progetto di riforma dell’Ordinamento dei Comuni. Mi riferisco nello specifico all’intenzione di ridurre il numero degli assessori anche nei Comuni più piccoli (quelli sotto i 2.000 abitanti) e contestualmente azzerare la relativa indennità, ritornando ai tempi in cui l’attività amministrativa era puramente “volontaria”.

di Alessandro Branz*

Premetto che la mia critica è di merito e non è per nulla dettata da ragioni venali. Già oggi l’attività degli assessori nei Comuni più piccoli è “di fatto” volontaria: io stesso spendo in telefonate, tempo impiegato, risorse personali molto di più di quanto introito (e penso che ciò valga anche per la stragrande maggioranza dei miei colleghi).

Trovo invece la proposta poco chiara ed incoerente per almeno due motivi. Il primo è di carattere generale e di equità: per quale recondita ragione dovrebbero essere solo gli assessori dei Comuni minori a “pagare” il costo della riforma, mentre l’indennità spettante ai livelli più alti (a partire proprio dagli assessori provinciali e regionali) non sembra venir intaccata?

Il secondo motivo è di natura istituzionale. L’Assessore Cogo, infatti, propone giustamente di riequilibrare i poteri fra Consiglio comunale e Giunta: sta di fatto però che la riduzione del numero degli assessori (che dagli attuali quattro diverrebbero probabilmente due) e la cancellazione della relativa indennità, depotenzierebbe notevolmente il ruolo assessorile non solo nei confronti del Sindaco, ma anche del Consiglio comunale. Con quale autorevolezza, infatti, assessori costretti a sottrarre risorse personali e di tempo alle loro attività private e lavorative, per nulla retribuiti, probabilmente poco motivati e comunque costretti a correre di qua e di là senza riconoscimento alcuno (perlomeno dal punto di vista istituzionale), potrebbero rispondere alle richieste ed alle interrogazioni di un Consiglio opportunamente (lo ripeto) potenziato nel suo ruolo? Ancora una volta tutto ruoterebbe attorno alla figura del Sindaco e comunque l’equilibrio fra Giunta e Consiglio ne uscirebbe compromesso.

Sia chiaro che le riforme vanno fatte, a partire però da quella “maestra” e più ragionevole: l’accorpamento dei Comuni, da perseguire -a mio avviso- con coraggio, determinazione e con tutti gli strumenti necessari. Sembra però che a livello di classe dirigente non vi sia l’esatta percezione dell’insostituibile ruolo di governo del territorio e di rappresentanza delle istanze dei cittadini che i “piccoli” assessori svolgono quotidianamente.

*Alessandro Branz
assessore alla cultura ed alle attività sociali
del Comune di Sanzeno

 

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