"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

L'inquietudine e la meraviglia

Nabil Hanani

di Michele Nardelli

In queste ore le immagini di Betlemme entrano nelle nostre case. Non so con quale effetto, posso solo sperare che la vista dei luoghi in cui nacque Gesù di Nazareth possa aiutare ad aprire gli occhi, il cuore e la mente delle tante persone che, nella paura verso i cambiamenti che segnano il nostro presente, tendono invece a chiudersi. A difendere con le unghie quel poco o tanto che si ha, a vivere le altre persone - nel vicinato come nella propria famiglia - quasi rappresentassero un'insidia.

Non mancano, certo, motivi di preoccupazione. Chi vive del proprio lavoro si è accorto da tempo che le conquiste sociali e civili di un tempo non reggono più di fronte ad un'umanità che rivendica semplicemente il diritto all'esistenza, ad una finanza che scommette sulla fame o ad un'economia che ha smarrito le proprie radici etiche o territoriali. I giovani che hanno già messo in conto un'esistenza di precarietà, dove i diritti delle generazioni che li hanno preceduti, come una pensione, sono solo retaggi del passato. Le persone anziane, che della solitudine del nostro tempo sono le prime vittime. Tutti quanti insieme, nella fatica di dare un senso alle nostre esistenze e a relazioni che si consumano nella fretta e nella superficialità.

Eppure, ogni cambiamento porta con sé straordinarie opportunità, a cui guardare con curiosità e speranza. Sarebbe tempo di fermarsi ed interrogarsi su tutto questo ed altro ancora. E invece il delirio dell'uomo senza qualità, che non sa accettare né il limite insito nella natura, né quello indicato dal timor di dio, sembra indisturbato nella corsa all'inutilità e all'effimero. Dove il limite fra chi è incluso e chi no è sempre più incerto ed a-geografico. E la guerra sembra diventata la condizione normale per regolarne le sorti.

Temo che, in questo iato profondo fra realtà in trasformazione e conservatorismo, l'esito sia la deriva del "tutti contro tutti". Che si chiama, a seconda della latitudine, scontro di civiltà, guerra santa, razzismo o "non nel mio giardino".

Occorre, come in ogni passaggio cruciale della storia, uno scarto di pensiero. Non è cosa da poco. Come augurio che mi sento di rivolgere in queste ore è quello di provare a tirare il fiato, andando oltre le apparenze e cercando la profondità di uno sguardo non distratto dalla quotidianità. Riconoscendo la paura nel suo manifestarsi quotidiano, prendendola per mano, provando a trasformare l'ansia dell'inquietudine nella bellezza della meraviglia.

* presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani

 

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