Nel 1992, quando il consigliere Roberto Pinter e Solidarietà lanciarono
la prima battaglia contro i privilegi dei consiglieri regionali, era
difficile non solo trovare supporto da parte di altri consiglieri
(perché a prescindere dalla “casta” è purtroppo vero che chi acquisisce
dei privilegi tende a conservarli) ma perfino trovare spazio sui mezzi
d’informazione che se ne guardavano bene dal denunciare i privilegi
della classe politica e che ancora faticano a toccare i tanti altri
privilegi.
Sono passati sedici anni e per fortuna qualcosa è cambiato. Le
battaglie, prima solitarie poi supportate dai mass media, dalle
organizzazioni sindacali e dalla parte piò sensibile della politica,
hanno fatto risparmiare qualche decina di milioni di euro: dapprima
bloccando i privilegi piò assurdi, dalla pensione di invalidità alla
tredicesima all’assegno funerario, poi riformando i vitalizi fino ad
arrivare al loro superamento, infine sganciando le indennità dal
perverso meccanismo di adeguamento di cui gode il parlamento e che
segue i privilegi dei magistrati. Una riforma significativa e solitaria
nel nostro paese, sempre pronto ad emulare i ricchi e ad identificarsi
con le loro fortune piuttosto che a metterle in discussione.
E se all’inizio di questa battaglia l’obiettivo era la messa in
discussione del vitalizio, piano piano si sono messi in discussione i
privilegi accessori, gli aumenti ed infine l’ammontare stesso delle
indennità, giudicandolo troppo elevato. La condizione di privilegio
c’è, ed è inutile negarlo, anche per chi prima di fare il consigliere o
il deputato riceveva stipendi o parcelle altrettanto discutibili e che
quindi trova del tutto naturale il fatto di conservare l’indennità di
provenienza, così da riproporre il censo come distinzione nel governo
della cosa pubblica.
In questo contesto, vorrei ricordare alcune cose.
1) Nel mese di dicembre 2008 ho ricevuto il primo stipendio di
consigliere per un ammontare netto di 7.338,54 euro. In campagna
elettorale ho assunto con gli elettori un patto che prevede che la metà
dell’indennità venga destinata alla costruzione di una rete provinciale
di confronto permanente fra cittadini e politica, collegando su base
informatica luoghi d’incontro in ogni comunità di valle, nonché alla
formazione politica e all’attività del Partito Democratico. Ciò
significa che, per quanto mi riguarda, ho trattenuto 3.667,27 euro. Con
questo non intendo ovviamente giustificare gli attuali importi, ma
credo ci sia un distinguo doveroso da fare tra chi fa politica per
passione e chi la usa anche per trarne un vantaggio economico, e mi
dispiace che il Partito Democratico del Trentino abbia iniziato
riducendo la percentuale versata dai consiglieri al partito, passata
dal 45% della scorsa legislatura all’attuale 20%. Per quanto mi
riguarda l’impegno è e rimane del 50%.
2) Qualcuno potrebbe obiettare che la scelta di destinare metà dello
stipendio di consigliere per nobili finalità siano fatti miei. E’ vero,
come è altrettanto vero che è bene saperlo. Così come è bene saper
distinguere fra chi non batte ciglio e chi si è fatto in quattro per
ridurre i privilegi nelle istituzioni. La mia storia politica è lì a
dimostrare che prima di altri ho considerato l’impegno contro i
privilegi un tratto distintivo del mio agire politico.
3) Concordo con la riduzione delle indennità di carica e ricordo che il
disegno di legge presentato dalla Sinistra democratica nella scorsa
legislatura andava esattamente in questa direzione. Così come la prima
mozione che abbiamo presentato nelle scorse settimane come Gruppo
consiliare del Partito Democratico in Regione. Analogamente credo che
sia doveroso mettere mano agli sprechi e che non servano, per fare un
esempio, tre auto e autisti per presidente e per i due vicepresidenti
del Consiglio regionale.
4) Si può discutere su quale sia l’importo giusto delle indennità di
carica, ma senz’altro questo è elevato. E per questo ritengo che
bloccare l’adeguamento automatico sia oggi doveroso, come sarebbe
doveroso bloccare tutte le indennità dei pubblici amministratori,
alcune delle quali andrebbero messe letteralmente in discussione,
restituendo alla politica il valore di impegno volontario.
5) In attesa del blocco ritengo altresì doveroso che gli aumenti siano utilizzati per azioni di solidarietà sociale.
Per finire, un’ultima considerazione. Nella scorsa legislatura si sono
ottenuti risultati per certi versi impensabili. In questa che è appena
iniziata in un contesto di grave crisi economica e sociale, sarebbe un
bel segnale riprendere da dove si era arrivati per andare oltre.
Michele Nardelli
Consigliere provinciale del Partito Democratico del Trentino