I rituali della brutta politica trovano eco
sulla stampa locale. Li avverto come una sorta di rigurgito che tende
ad oscurare il bel risultato delle elezioni che hanno portato alla
formazione del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento.
Vorrei che questo vociare sugli incarichi assessorili lasciasse il
posto a qualche ragionamento su come rispondere con responsabilità ad
un elettorato che ci chiede idee e buone pratiche per delineare il
governo di questa terra. Facendo corrispondere i “Dieci progetti per il
Trentino” con i quali Lorenzo Dellai si è presentato agli elettori
(nella loro declinazione di priorità e sensibilità che il risultato
elettorale ha indicato assegnando al Partito Democratico del Trentino
la maggioranza relativa dei consensi) alla formazione del nuovo governo
provinciale. E, altrettanto importante, nel riprendere il dialogo con
il territorio, quel lavoro di ascolto e di costruzione di una fitta
rete interattiva che riannodi pensiero, competenze, partecipazione
responsabile e politica.
Partiremmo con il piede sbagliato se pensassimo di modulare gli
assessorati sulle persone (il cosiddetto toto-assessori). Al contrario,
si tratta di interrogarci sul profilo degli incarichi e sugli obiettivi
che intendiamo indicare alla comunità trentina come segnale su dove si
vuole andare, in coerenza con ciò che di buono si è fatto nelle
precedenti legislature ma anche indicando le necessarie discontinuità.
Lo richiede in primo luogo la necessità di dare risposta a quel senso
di paura e di incertezza verso il futuro che segna il nostro tempo e
che abbiamo avvertito in maniera così forte nel dibattito elettorale.
E, se non bastasse, ce lo impone l’obbligo di legge nel ridurre gli
assessorati da 11 a 8 con quel che comporta in termini di ridisegnare
obiettivi e funzioni.
Ciò significa che già nell’indicare le competenze assessorili dovrebbe
emergere un nuovo profilo politico del futuro governo provinciale. La
scelta delle persone che comporranno la squadra del presidente verrà di
conseguenza.
Provo quindi a consegnare qualche idea affinché le competenze non siano
la fotocopia di quelle precedenti, chiedendo alla politica quello
sforzo di fantasia di cui è stata negli ultimi tempi piuttosto avara.
Tanto per incominciare vedrei bene la formazione di un assessorato alla
conoscenza. Se vogliamo stare nei grandi processi di trasformazione
senza subirli ed interagendo con essi è necessario avere una comunità
consapevole. Dovremmo darci un grande progetto di innovazione sul piano
del sapere e dell’educazione permanente che investa la scuola,
l’università, le politiche giovanili ma anche la riqualificazione
professionale ad ogni livello, ivi compresa la formazione per chi
svolge compiti di responsabilità nelle istituzioni e nel governo della
cosa pubblica.
La nostra dimensione locale e la nostra stessa autonomia va messa alla
prova in un contesto aperto alle sfide della complessità. E’ in questo
orizzonte che s’inserisce la proposta di un assessorato dove la sfida
di una cultura ancorata al territorio sia capace di dialogare
virtuosamente con una dimensione piò ampia, europea e globale. Per
questo propongo la formazione di un assessorato alla mondialità, che
faccia sistema fra cultura e politiche della memoria, dimensione
transnazionale e cooperazione internazionale.
Abitare i flussi significa costruire un’identità economica connessa al
territorio, improntata dunque alla valorizzazione delle risorse, delle
vocazioni e delle tradizioni che possono costituire l’unicità
dell’offerta. Una filiera che sa fare sistema integrato richiede un
assessorato all’economia capace di far convergere agricoltura, turismo,
commercio, industria e artigianato, cooperazione e patti territoriali.
E’ la consapevolezza che solo la qualità e la dimensione sistemica
possono fare la differenza nel mercato globale, sostenute da un sistema
del credito che trova in Trentino una straordinaria tradizione e forti
legami territoriali.
Quel legame indissolubile che caratterizza il rapporto fra ambiente e
pianificazione urbanistico territoriale, da pensarsi in un unico
assessorato alla sostenibilità le cui competenze dovrebbero comprendere
anche la grande sfida avviata già nel corso delle ultime due
legislature sulla risorsa idrica e le fonti energetiche.
Analogo ragionamento andrebbe preso in considerazione per quanto
concerne il tema della mobilità. E’ la sfida delle infrastrutture che
vanno pensate in divenire piuttosto che nel rispondere alle emergenze
del momento. La rivoluzione informatica riduce le distanze e ridisegna
il rapporto fra centri e periferie. Per questo la PAT dovrà scommettere
sulle forme di viabilità alternativa a favore della rotaia, sul
rafforzamento del sistema di cablaggio e delle reti di collegamento,
sulla circolazione delle informazioni prima ancora che delle persone.
Ecco che s’impone un assessorato alle comunicazioni, passaggio decisivo
fra qualità della vita e democrazia.
Il tema della partecipazione e della democrazia passa attraverso un
riassetto delle funzioni istituzionali ai vari livelli, nell’obiettivo
già insito nella proposta delle Comunità di Valle di favorire il
rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione. Ne va del
funzionamento della nostra autonomia, della dialettica politica sul
piano locale, della valorizzazione delle nuove forme di partecipazione
diretta e responsabile. Sono le funzioni di un assessorato alla
cittadinanza attiva, includendo in questo le riforme istituzionali, gli
enti locali e le pari opportunità.
In ultimo, ma non in ordine di importanza, si pongono due grandi
questioni sociali sulle quali misuriamo l’attenzione verso le fasce piò
vulnerabili della nostra comunità. In primo luogo come far fronte, in
una fase di transizione che espone migliaia di persone e famiglie alla
riorganizzazione dei processi produttivi, al tema della sicurezza
sociale, nelle sue declinazioni relative al lavoro e al welfare
comunitario. Politiche che richiedono sensibilità, attenzione ed
approcci innovativi. In secondo luogo la sicurezza verso il bene
primario per ognuno di noi, ovvero la salute dei cittadini, in una
legislatura che risulterà un passaggio chiave nell’organizzazione della
sanità trentina. Sono le competenze di un assessorato alla sicurezza
che inglobi il tema del lavoro, dei servizi alla persona e alla
famiglia e le politiche per la casa.
Sono in realtà sette competenze e dunque vi sarebbe lo spazio per un
altro assessorato. Penso alla trasparenza e alla gestione ella pubblica
amministrazione, per avvicinare i cittadini alle istituzioni e al
governo dell’autonomia. Potrebbe essere un bel segnale anche questo.