"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Vukovar, vent'anni dopo

Vukovar, il centr storico nell\'immediato dopoguerra

Il 18 novembre di vent'anni fa la città di Vukovar cadeva, dopo mesi di assedio da parte dell'esercito federale e delle milizie serbe. Poco dopo, a Ovčara, avvenne la strage di quanti avevano trovato rifugio nell'ospedale cittadino

di Andrea Rossini (www.balcanicaucaso.org)

(18 novembre 2011) L'hangar dove sono state rinchiuse le persone prese all'ospedale di Vukovar, la notte prima della loro esecuzione, ha oggi le porte murate. "Così non potranno mai più essere chiuse", mi spiega il custode di quello che è oggi uno dei più importanti memoriali della Croazia. Il luogo si trova in aperta campagna, a pochi chilometri da Vukovar. È una domenica mattina, ci sono molti visitatori che arrivano in macchina o in pullman. Ascoltano in silenzio le parole della guida, prendono il depliant, alcuni comprano dei gadget, poi ripartono.

All'interno ci sono 261 stelle, sul soffitto, che ricordano le vittime del 21 novembre 1991. Sulle pareti 261 immagini si accendono e spengono, riaffiorando come ricordi dalle mura buie del magazzino. Per terra, mescolati nel cemento del rozzo impiantito, ci sono decine di bossoli.

Nel centro dell'hangar i nomi delle vittime percorrono delle volute che terminano in una spirale di luce. Sotto una teca, vicina alle pareti, ci sono gli oggetti personali trovati nella fossa comune che è stata scoperta a distanza di alcune centinaia di metri dall'hangar, tra Ovčara e Grabovo, dove oggi sorge un monumento in pietra nera. Nel 1996, dalla fossa sono stati esumati i resti di 200 persone. 61 persone, portate via dall'ospedale di Vukovar con uno dei cinque pullman, non sono ancora state trovate. Le ricerche degli occupanti del cosiddetto "quinto pullman" continuano ancora oggi.

Nel novembre 2010, il presidente serbo Boris Tadić si è recato sui luoghi dell'eccidio insieme al presidente croato Ivo Josipović, dichiarando che "con il riconoscimento di questo crimine si apre la strada al perdono e alla riconciliazione". I due presidenti hanno visitato anche il memoriale edificato poco distante per ricordare i civili serbi uccisi nella cittadina di Paulin Dvor. A Ovčara, Tadić ha dichiarato: "Sono qui per offrire una volta di più parole di scuse, per esprimere il rimorso e per creare una possibilità per i serbi e i croati, per la Serbia e la Croazia, di aprire una nuova pagina della storia".

Secondo le statistiche riportate dal portale informativo B92, 15 persone sono state condannate a un totale di 207 anni di carcere per i fatti di Ovčara, nel corso di processi condotti in Serbia e presso il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja. Il 20 luglio di quest'anno è stato arrestato l'ultimo latitante ricercato dal Tribunale dell'Aja, Goran Hadžić. Hadžić, ex presidente della Repubblica serba di Krajina, deve rispondere di fronte ai giudici anche della strage di Ovčara. Il suo processo non è ancora iniziato.

 

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