"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani propone per sabato pomeriggio alle ore 17.00 a Trento (Via Belenzani - Piazza Duomo) un sit in di solidarietà con le popolazioni arabe
(23 novembre 2011) Quel che accade in queste ore nei due più importanti paesi arabi, l'Egitto e la Siria, è fonte di grande inquietudine. La primavera che pure tante speranze ha aperto in tutto il Mediterraneo rischia di trasformarsi in un bagno di sangue. Nella grande Siria i morti dall'inizio della protesta contro il regime di Assad sono più di cinquemila e, nonostante le proteste della Lega araba, il regime non accenna ad allentare la repressione. Eppure, anche in un potere che fino a ieri sembrava monolitico si aprono contraddizioni profonde, crescono le diserzioni e le voci critiche, si fa più forte la pressione internazionale. In Egitto, a meno di una settimana dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento, sono già quaranta le vittime della repressione da parte dell'esercito, a configurare una sorta di colpo di stato militare o comunque a condizionarne l'esito. E il governo dà le dimissioni. Eppure una rinata dialettica politica ha fatto sì che siano almeno cinquanta i partiti in lizza, come si evince dalla mappa molto interessante che ha elaborato un giovane trentino che vive al Cairo e che opera presso le Nazioni Unite. Si chiama Jacopo Carbonari e lo ringraziamo per questo lavoro di analisi che vi proponiamo in allegato.
Riportiamo dal sito www.repubblica.it un reportage sulle ultime ore a piazza Tahrir
Dopo un fine settimana di sangue e scontri in piazza Tahrir, al Cairo, a una settimana dalle prime elezioni legislative dalla caduta dell'ex presidente Hosni Mubarak, questa mattina sono riprese le violenze. Le vittime sono salite complessivamente a più di 40 secondo fonti mediche e i feriti oltre 1.800, mentre il bilancio ufficiale è di 22 morti. "Stiamo cercando auto e bare, perché non ne abbiamo abbastanza", ha detto una fonte dell'obitorio, che ha chiesto l'anonimato e un medico, Mona Mina, ha riferito di aver visto almeno 15 vittime uccise con colpi d'arma da fuoco.
Mancano sangue e cibo. I medici presenti in piazza hanno chiesto aiuto ai colleghi per assistere i tanti feriti mentre i siti pubblicano appelli a donare sangue, "più importante dei medicinali in questo momento". Attivisti stanno raccogliendo in varie zone della città cibo e generi di conforto per i manifestanti, tra cui anche caschi e maschere antigas per i medici. Intanto la dirigenza dell'università-moschea islamica di Al Azhar ha emesso una 'fatwa' che condanna come peccato gli spari contro i manifestanti.
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In quattromila in piazza. La polizia ha sparato lacrimogeni contro i manifestanti per impedire loro di marciare verso il ministero dell'Interno. A piazza Tahrir, riempitasi nuovamente, gli scontri si sono concentrati soprattutto nella parte sud-ovest. Gli agenti sono schierati nella via Mohamed Mahmoud, che si trova a poca distanza dal ministero, difeso da carri armati. Secondo alcuni corrispondenti del quotidiano egiziano Al-Masry al-Youm, nella piazza vi sono almeno 4mila dimostranti.
Attivisti di 35 partiti uniti come 'scudo umano'. ''Gli attivisti di 35 partiti e movimenti egiziani stanno convergendo verso piazza Tahrir, al Cairo'', per creare uno ''scudo umano a difesa dei manifestanti'' coinvolti negli scontri. Lo annuncia ad Aki - Adnkrronos international Mohamed El-Beltagy, esponente del partito Libertà e giustizia dei Fratelli Musulmani, che parla a nome degli attivisti dei 35 gruppi. ''La colpa degli ultimi scontri - afferma El-Beltagy - è tutta delle forze di sicurezza perché sono stati gli agenti ad attaccare per primi, sabato scorso, i manifestanti'', riuniti a piazza Tahrir. Gli attivisti che si stanno mobilitando per formare lo ''scudo umano'' appartengono ai 35 partiti e movimenti che hanno indetto per domani una manifestazione al Cairo contro i militari al potere. I promotori dell'iniziativa sperano nella partecipazione di ''milioni'' di persone.
Ministro cultura conferma dimissioni. Il ministro egiziano della Cultura, Emad Abu Ghazi, ha confermato le proprie dimissioni in segno di protesta contro il governo per quanto avvenuto nelle ultime ore a piazza Tahrir, al Cairo, ed ha dichiarato al sito web di Al Ahram che non le ritirerà".
Imam tenta mediazione. Questa mattina l'imam della moschea Omar Makram sulla piazza Tahrir, lo sceicco Mazhar Shahine, aveva detto alla televisione pubblica di essere arrivato a un accordo con le autorità militari e che la situazione era tornata tranquilla. La tregua, però, è durata poco. La polizia è nuovamente intervenuta pesantemente per sgomberare parte della piazza, dove è stata nuovamente installata una tenda.
Generale Said Abbas: "sit-in diritto garantito". In un'improvvisata conferenza stampa in piazza Tahrir il generale Said Abbas, assistente del comandante militare della regione, ha voluto rassicurare che il sit-in è un diritto garantito, a condizione che non venga danneggiato l'interesse pubblico. L'ufficiale ha anche affermato che sulla piazza non sono presenti agenti di polizia né militari, ma un servizio d'ordine è stato organizzato per proteggere la zona dei ministeri, specie quello dell'Interno. Ha quindi detto di aver chiesto ai manifestanti se sentivano la necessità che l'esercito predisponesse servizi per garantire la loro sicurezza.
Liberata la candidata alle presidenziali. È stata liberata, intanto, Butaina Kamel, l'unica donna in corsa per la presidenza della repubblica egiziana, fermata ieri mentre con un gruppo di manifestanti si recava verso la sede del ministero dell'interno. A quanto si è saputo, l'esponente politica, rilasciata dopo essere stata fermata per circa mezz'ora, ha preteso che fossero rilasciati anche tutti i manifestanti che la polizia aveva fermato con lei.
Video shock in rete. Ma le testimonianze e i documenti che vengono pubblicati in Rete in queste ore restituiscono un livello di brutalità che difficilmente può esaurirsi in una tregua temporanea. Un video diffuso su Youtube 3 mostra alcuni poliziotti mentre trasportano e scaricano il corpo di una vittima in un cassonetto. Altre manifestazioni sono in corso ad Alessandria - dove ieri almeno un manifestante è stato ucciso negli scontri con la polizia - Suez, Ismailia, Qena e Assiut.
Governo, riunione d'emergenza. Il premier Essam Sharaf ha convocato una riunione di emergenza dell'esecutivo per gestire la crisi, a sette giorni dal primo turno delle legislative; i manifestanti accusano l'esercito di volersi mantenere indefinitamente al potere.
Consiglio nazionale per i diritti umani aprirà inchiesta. Sulle violenze del fine settimana, il Consiglio nazionale per i diritti umani aprirà un'inchiesta: lo ha anticipato l'attivista e membro del gruppo umanitario Adel Koura al quotidiano Youm7, al quale ha descritto la situazione come disastrosa, sottolineando che influenzerà negativamente l'economia e la sicurezza nazionale dell'Egitto.
La preoccupazione dell'Unione europea. L'Unione europea segue con "grande preoccupazione" gli eventi in Egitto e rivolge a tutte le parti coinvolte un appello alla calma e alla moderazione, senza "puntare l'indice in particolare contro nessuno": così il portavoce dell'Alto rappresentante Catherine Ashton ha risposto ad una domanda sulla responsabilità dei militari negli scontri di piazza Tahrir. La Ue riconosce che la transizione è un processo difficile, ma l'ordine va mantenuto "nel pieno rispetto dei diritti umani ed accogliendo le aspirazioni democratiche dei cittadini". L'Unione europea auspica che le elezioni possono tenersi nel pieno rispetto degli standard internazionali e democratici. Allo scopo, la Ue ha messo a disposizione osservatori e finanziamenti.
Map of Egyptian political parties
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