"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(13 febbraio 2012) Condannati a 16 anni i vertici dell'Eternit di Casale. E' la decisione pronunciata dal giudice Giuseppe Casalbore al maxi processo di Torino contro lo svizzero Stephan Schmidheiney, 64 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 89 anni.
L'accusa aveva chiesto per i due, accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato. (da www.lastampa.it)
Il tribunale, secondo quanto si ricava dalla lettura del dispositivo della sentenza, che è tuttora in corso, ha ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per le condizioni degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria). Per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere perchè il reato è prescritto.
Il Presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore è passato a elencare gli indennizzi a favore delle parti civili, che sono alcune migliaia. Per tutti i familiari delle vittime la Corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Per alcuni ammalati la corte ha stabilito 35mila euro di risarcimento. Deciso anche un risarcimento di 100 mila euro per ogni sigla sindacale, 4 milioni per il comune di Cavagnolo, e una provvisonale di 15 milioni per l'Inail. Il risarcimento al Comune di Casale è stato quantificato in 25 milioni. «La sentenza rende giustizia alle famiglie» ha detto Bruno Pesce, presidente della Aneva, l'associazione che riunisce i familiari delle vittime dell'amianto. «I 16 anni inflitti agli imputati - ha aggiunto Pesce - dimostrano che nell'accaduto vi furono consapevolezza e dolo. Purtroppo - ha concluso - il disastro che hanno provocato è ancora in corso».
Quindici sindaci della zona del Monferrato, nell'Alessandrino, erano presenti nell'aula del Palazzo di giustizia di Torino, con indosso la fascia tricolore. All'ingresso stamane si era formata una lunga coda di parenti delle vittime che hanno esposto pannelli che ritraggono Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati del processo, dietro le sbarre di una prigione. «Comunque vada quello che si conclude oggi sarà un processo storico» ha detto il pm Raffaele Guariniello entrando nell'aula.
Il capo d'accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati a causa delle patologie correlate con l'amianto (dato ora da aggiornare in negativo), circa 6.400 richieste di costituzione di parte civile, quasi interamente accolte. Il processo Eternit di Torino per i morti e malati d'amianto è stato la più grande causa in materia mai celebrata in Europa.
L'accusa, rappresentata con il sostituto procuratore Raffaele Guariniello anche dai sostituti Gianfranco Colace e Sara Panelli, ha individuato nei due imputati gli «effettivi responsabili della società Eternit Spa»: lo svizzero Stephan Schmidheiney, 64 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 89 anni. Erano accusati di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro, in riferimento al periodo dal 1952 al 2008 negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Per loro, i pm avevano chiesto la condanna a 20 anni di carcere.
Prima della sentenza Guariniello aveva detto: «Comunque vada quello che si conclude oggi sarà un processo storico», perché «Si è trattato - ha aggiunto - del più grande processo del mondo ed è la dimostrazione che un processo si può fare anche su tematiche come questa. Abbiamo avuto l'interessamento di molte comunità e l'aiuto di diverse amministrazioni. Ora è il momento - ha concluso - che venga fatta giustizia».
Al palazzo di giustizia di Torino erano presenti circa 160 delegazioni straniere delle parti lese da tutto il mondo. Soddisfatti i legali delle famiglie: «Sono soddisfatto - ha detto ad esempio l'avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili -. Finalmente c'è l'accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni. Quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica».
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