"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Lo scorporo

acqua

di Emilio Molinari *

Sulle colonne del quotidiano "L'Adige" si è avviato in questi giorni un acceso dibattito attorno al tema dello scorporo del settore "acqua" dalla multiutility Dolomiti Energia, per affidarla ad una nuova S.P.A. in house di proprietà dei Comuni che fino ad oggi avevano delegato la gestione del servizio idrico a DE.

Sono già intervenuti oltre al consigliere provinciale Michele Nardelli anche esponenti del movimento dell'acqua come Marco Bersani sul contenzioso in atto che vede il comitato trentino contrastare lo scorporo, visto come una specie di foglia di fico, che copre il vero imperativo che è il passaggio del servizio idrico ad azienda speciale e non a SPA in house come invece si profila da parte dell'amministrazione.

Quando mi è stato chiesta la mia opinione sono stato molto in dubbio sull'opportunità di esprimere chiaramente il mio pensiero, mentre è in corso un contrasto e un confronto tra movimento e Comune di Trento. Pensiero che peraltro ho già espresso più volte in dibattiti pubblici in Trentino.

Ma mi son detto, nella mia lunga vita politica non ho mai taciuto le mie opinioni nei partiti o movimenti in cui ho militato, mai, anche quando queste mi procuravano la più completa solitudine.

Ecco, penso che sia più che giusto chiedere e battersi per l'azienda speciale, perchè un soggetto di diritto pubblico interpreterebbe al meglio la volontà popolare, anche se personalmente non mi sento al sicuro nemmeno con le aziende speciali che pure hanno il carattere industriale e l'obbligo del "recovery cost" (in buona sostanza il pareggio in bilancio). La mia simpatia va semmai alle vecchie e onoratissime Municipalizzate e ai Consorzi. Ciò che non capisco è il perchè non valorizzare il processo di scorporo che sta avvenendo in Trentino come un fatto decisamente positivo. Non è tutto, ma è innegabilmente un significativo passo avanti, va in senso contrario alla privatizzazione e alla finanziarizzazione del servizio idrico, metterebbe l'acqua trentina al riparo dal progetto devastante e da noi combattuto con priorità: quello della grande Multiutility del Nord di cui Dolomiti Energia è parte integrante. E dunque riportando nelle mani del territorio la gestione di un servizio essenziale che rischia, con la grande multiutility padana, di veder reciso ogni legame con la comunità locale.

Perchè non rivedicare che lo scorporo di quella parte dell'acqua trentina che viene gestita da Dolomiti Energia non nasce solo in stanze istituzionali, ma nasce soprattutto dal nostro lungo lavoro. Nasce da campagne, da migliaia di iniziative, raccolta di firme, che hanno prodotto una crescita della coscienza popolare tale da creare attenzione, sensibilità ed anche contraddizioni reali in una politica molto spesso fagocitata dalle ragioni del mercato e della finanza. E credo quindi che andrebbe considerata come un nostro successo, da rivendicare e valorizzare come tale. Parziale fin che si vuole ma è nostro.

La realtà è che noi andiamo avanti a successi parziali, ma spesso lo neghiamo perché non rappresentano l'obiettivo ideale. Aver impedito l'obbligo alla privatizzazione è cosa parziale, ma è un successo quanto lo è l'incontro con il ministro che ha aperto un parziale spiraglio alle aziende speciali e alla eliminazione del 7% dei profitti.

Aver fermato a più riprese l'ingresso dei privati nella gestione dell'acqua in Lombardia è stato un successo. Aver quanto meno incasinato tutti i piani d'ambito e imposto l'esigenza di una legislazione organica, è anche questo un successo. Avere, in una provincia governata dal centro destra come quella di Milano, ottenuto l'accorpamento in una unica SPA la proprietà e la gestione delle reti è cosa parziale, ma è un risultato del movimento e dello stesso referendum.

Stiamo lavorando nel bel mezzo di una devastante crisi che aggredisce la nostra iniziativa in tanti modi e non possiamo avere come unico parametro del nostro successo le Aziende speciali. Se così fosse, se dopo dodici anni di lavoro solo Napoli si avvia verso questo traguardo, dovremmo dirci che abbiamo fallito. Ma non è così, abbiamo risposto colpo su colpo ed oggi se alle SPA quotate, che si apprestano ad una colossale fusione che stravolgerà l'intero panorama dei servizi pubblici locali, cominciassimo ad aggredirle con la richiesta dello scorporo dell'acqua (non solo a Trento ma anche a Reggio Emilia, Genova, Piacenza, Monza, Brescia e quasi tutto il nord lombardo), non ci saremmo solo difesi ma avremmo segnato un punto sulla strada della ripubblicizzazione.

* Emilio Molinari, ex presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua

 

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