"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(13 marzo 2012) Una cinquantina di firme autorevoli sotto il messaggio al Consiglio di sicurezza riportato dalla Sueddeutsche Zeitung: da Umberto Eco a David Grossmann, da Shirin Ebady a Jergen Habermas. "Crimini orribili, non si resti indifferenti davanti a tragedia". Pressione su Cina e Russia perché lavorino con i partner internazionali
Un appello
Urge fermare i massacri in Siria, l'Onu deve fare di più, e soprattutto Russia e Cina devono decidersi a smetterla di difendere Assad con i loro veti al Consiglio di sicurezza. Ecco il senso del drammatico appello lanciato da una cinquantina di intellettuali di fama mondiale, di cui riferisce l'autorevole quotidiano liberal di Monaco Sueddeutsche Zeitung. Secondo cui tra i firmatari figurano Jergen Habermas, Umberto Eco, gli ex presidenti tedesco e sudafricano Richard von Weizsaecker e Frederik Willem de Klerk, David Grossmann, le premio Nobel Shirin Ebady e Jody Williams, la militante russa per i diritti umani Ljudmila Aleksejeva.
"La responsabilità del bagno di sangue la portano coloro i quali oggi in Siria permettono o commettono crimini orribili", dice l'appello. E continua: le divisioni nella comunità internazionale hanno dato al governo Assad la falsa sensazione che la repressione violenta sia una via percorribile. L'appello è stato consegnato ai 15 paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Di cui i cinque permanenti (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) hanno il diritto di veto. Specie alla Russia e alla Cina si rivolgono i grandi intellettuali del mondo. "Per rompere questa situazione bloccata dobbiamo far sì che la Russia lavori insieme ai suoi partner internazionali. Chiediamo al nuovo governo russo di unirsi agli sforzi collettivi per porre fine presto al conflitto e riportare pace e stabilità in Siria". L'appello continua auspicando un forte impegno di tutti, "incluse Russia e Cina", per superare le divisioni attuali.
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