"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Monti vede Abu Mazen e Netanyahu. "Servono due Stati e i confini del '67". La Pasqua del premier italiano in Palestina e Israele. Ma intanto prosegue la politica di occupazione delle terre palestinesi. L'appello che viene da Beit Jala.
Da tempo vado dicendo che la questione palestinese potrà trovare soluzione in una diversa prospettiva regionale e mediterranea. E che la soluzione "due popoli, due stati" per quanto considerata realistica è stata continuamente calpestata dai nuovi insediamenti e dalla politica di Israele tesa ad evitare continuità territoriale nei territori gestiti dalla ANP, peraltro anch'essi contesi come nella zona C. Ciò nonostante le dichiarazioni di Monti sul riconoscimento dei confini del '67 vanno considerate un passo importante di discontinuità del governo italiano rispetto al recente passato, sempre che i comportamenti e le relazioni verso il conflitto ne siano conseguenti. Perché questo vuol dire una cosa in primo luogo: la messa in discussione di tutti gli insediamenti illegali dei coloni. Staremo a vedere. Anche perché nel frattempo Israele continua con la sua politica del fatto compiuto, come si evince dall'appello che proprio in queste ore ci viene da Beit Jala, comunità nei pressi di Betlemme e con la quale il Trentino ha avviato da tempo una relazione speciale di scambio e di cooperazione (m.n.)
(9 aprile 2012) «La questione palestinese va risolta al più presto». Sono le parole del presidente del Consiglio Mario Monti, giunto a Ramallah dove ha incontrato il presidente del'Anp, Abu Mazen. L'Italia, ha spiegato il premier, sostiene in Medio Oriente la soluzione di «due Stati», uno per Israele e palestinesi che vivano «in pace l'uno accanto all'altro», da raggiungersi attraverso «il negoziato». «L'Italia non riconosce nessuna modifica dei confini rispetto agli accordi del 1967», ha ribadito Monti sulla questione israelo-palestinese. «La posizione italiana è inequivocabile e ancorata all'Ue», ha aggiunto.
Monti ha poi incontrato in Israele il premier Netanyahu: «Il negoziato tra le parti non ha alternative per la soluzione del conflitto» israelo-palestinese, ha affermato. Monti ha auspicato «l'adozione di misure che ristabiliscano la fiducia» e aiutino a superare «lo stallo negoziale».
(Beit Jala-Palestina 9 aprile 2012)
Suzan Qabar, che ricopre il ruolo di Public Relation della Beit Jala Municipality, ha lanciato l'sos e in Trentino -dove i contatti sono solidi da tempo - l'appello è subito rimbalzato via mail.
Le terre del Makhrour sono l'unico polmone verde della cittadina alle porte di Betlemme: presto questa striscia di terra sarà chiusa completamente all'interno del muro che lo Stato di Israele sta costruendovi attorno: gli abitanti di Beit Jala non potranno più raggiungere le campagne, gli orti, il bosco che da sempre hanno fatto parte del loro territorio.
"Il muro è costruito illegalmente non sulla linea verde che doveva costituire la linea di confine tra i due stati ma entra nel territorio ella Cisgiordania, rubando terra, campagne, rendendo sempre più difficile spostarsi, lavorare, sopravvivere " afferma Suzan Qabar che sottolinea come queste azioni si ripetono ogni giorno.
"Sono azioni contro la legge e costituiscono una grave lesione dei diritti umani di una popolazione, quella palestinese, a cui non si riconosce nemmeno il diritto fondamentale di avere una terra in cui vivere liberamente".
Associazione onlus Pace per Gerusalemme ha rilanciato l'appello per affidarlo alla sensibilità ed all'indignazione di tutti coloro che non ne possono più della prepotenza di uno stato che non ascolta nessuno, nemmeno le voci di quanti, anche di Israele, vorrebbero finalmente una soluzione pacifica per i due popoli.
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