"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
La relazione in aula di Michele Nardelli sulla LP "Norme per la promozione della società dell'informazione e dell'amministrazione digitale, per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti". In allegato l'Ordine del giorno sul Comitato permanente per l'evoluzione del Sinet.
Quando si parla di amministrazione digitale, di software libero, di dati aperti, di diritti digitali dei cittadini si pensa di avere a che fare con cose per addetti ai lavori. Ed in effetti, non è sempre facile muoversi con cognizione di causa in questo mondo, tanto è consistente il divario digitale. E però nell'affrontare questi argomenti dobbiamo essere consapevoli di aver a che fare con il nostro tempo e che stiamo trattando di questioni sempre più decisive per la democrazia, la partecipazione, i processi che governano la società dell'informazione.
Quella che Orson Walles descriveva in "Quarto potere", il celebre film uscito negli Stati
Uniti il 1 maggio 1941 che iniziava e si chiudeva con la stessa inquadratura, un cartello su una recinzione con la scritta "Vietato l'ingresso". Erano i confini della libertà, che ci accompagneranno lungo tutto il Novecento.
Voglio riprendere questa immagine per dire che quella stessa visione del futuro è oggi
necessaria per comprendere quel che sta avvenendo attraverso una rivoluzione informatica che sta cambiando le nostre vite, ma che ha messo in discussione l'economia, l'organizzazione del lavoro, la gestione della pubblica amministrazione, il
concetto di mobilità (le autostrade informatiche), perfino il nostro tempo libero. Processi inimmaginabili fino a solo pochi anni fa. Basta alzare lo sguardo su questa stessa aula per vedere come quasi tutti noi in ogni momento siamo connessi con il mondo.
Una vera e propria rivoluzione informatica che corrisponde ad altri passaggi cruciali
nella storia dell'umanità, penso alla rivoluzione industriale o alla comunicazione radiofonica e televisiva. Ma se qualcuno vi dicesse che fra qualche anno la televisione sarà considerata un ferro vecchio, probabilmente lo prendereste per matto. Eppure si può sin d'ora ipotizzare che sarà così, perché per certi versi è già oggi così.
L'evoluzione della ricerca sta facendo passi da gigante. Nei giorni scorsi parlavo con Guido Tonelli, del Cern di Ginevra, mio vecchio amico e ora candidato al Nobel per la
Fisica per la scoperta della "particella di Dio". Mentre mi parlava della soddisfazione nel suo lavoro di ricercatore, mi veniva alla mente quando, qualche anno fa, mi diceva della sua inquietudine di fronte alle frontiere di una ricerca spesso al servizio di chi la finanzia. Analogamente potremmo dire per una rivoluzione informatica fatta da straordinarie opportunità ma anche da inquietanti scenari.
Non è affatto casuale che la relazione del DDL originario di questa legge avesse come
prologo una frase di Elias Khoury, uno degli intellettuali della "primavera di Beirut" che così rispondeva ancora sette anni fa ad una giornalista che lo intervistava sulla repressione da parte dei regimi arabi dei moti di risveglio della democrazia: "Con internet, questa storia di proibire è finita".
Abbiamo visto quel che questo ha significato nel processo di cambiamento in corso nel
Mediterraneo dove le voci della primavera correvano attraverso l'informazione elettronica, un moderno passa parola che non conosce confini. Ma potremmo dire la stessa cosa per il fenomeno degli "Indignados" che si battono contro lo strapotere di una finanza internazionale, oppure dei "Pirates" che a partire dai diritti di navigazione sono entrati nella scena politica tedesca con risultati sorprendenti. Quello che voglio dire che stiamo parlando di questo tempo.
In questo processo di cambiamento, gli strumenti diventano sostanza. Ecco perché la
rivoluzione informatica richiede una particolare attenzione sul piano della democrazia digitale. Per questo la proposta del software libero e il dotarsi di un sistema di dati aperti diviene essenziale.
Nella fattispecie, stiamo parlando di un DDL che di tutto questo parla. E da qui la sua importanza. Quella che andiamo a discutere è la prima legge organica in materia di società dell'informazione in Provincia di Trento. Siamo partiti dal software libero e
dalla necessità di avere dati aperti e siamo arrivati ad una proposta che investe l'insieme della società dell'informazione e dell'amministrazione digitale. Un passo importante per attrezzarci ai cambiamenti tecnologici in atto ma anche per saper affrontare la crisi globale che investe il nostro territorio.
Abbiamo più volte affermato nel corso di questa legislatura che il modo più corretto per affrontare la crisi è quello di investire nella conoscenza, nell'innovazione, nella
creatività. E proprio questo disegno di legge ci può aiutare ad affrontare la crisi con uno strumento in più nella possibilità di adeguare i programmi informatici alle esigenze del territorio e dell'economia locale, ma anche di avere una pubblica amministrazione più vicina ai cittadini.
Si è parlato molto, all'atto di presentazione della proposta sul software libero, dei costi
relativi alle licenze proprietarie che pure sono rilevanti. La cifra ufficiale è di 1.480.000 euro all'anno di costi della PAT per le licenze, costo relativo alle circa 5.000 postazioni della PAT in senso stretto. A queste si devono però aggiungere circa 4.800 postazioni dell'Azienda Sanitaria, oltre 2.000 postazioni dell'autonomia scolastica, l'Università, i Comuni del Trentino, le società di sistema, le fondazioni... Numeri che ci raccontano di un intervento finanziario dunque ben più consistente, che oggi finiscono nelle casse delle multinazionali.
Questo non significa che, almeno nell'immediato, queste cifre verranno risparmiate, anche se da uno studio di simulazione compiuto dall'agenzia Gartner sui costi di
migrazione verso Open Office, già a partire dal secondo anno avremmo un risparmio significativo. Costi che comunque potrebbero avere significative ricadute territoriali.
Ma, lo ripeto, non è questo l'aspetto di maggiore rilievo. Oltre alle ragioni che investono principi di libertà e di democrazia, vorrei mettere in rilievo altre ricadute importanti.
In primo luogo questo DDL rappresenta l'altra faccia del cablaggio del territorio. In
questi anni la Provincia Autonoma di Trento ha investito significativamente nella "banda larga" ovvero nelle autostrade informatiche, vera e propria mobilità alternativa che riduce le distanze, contribuendo a costruire un diverso rapporto con il territorio, mettendo in discussione la distinzione fra centri e periferie.
In secondo luogo, creare condizioni più favorevoli per la riforma della pubblica amministrazione, nel decentramento di funzioni verso le Comunità di Valle, condizione
ineludibile per l'autonomia integrale. La banda larga, ad esempio, è la condizione per il telelavoro, una diversa organizzazione del lavoro e dell'apparato provinciale.
Infine, apre nuove opportunità per l'economia trentina. Dati aperti come opportunità di
sperimentazione di programmi applicati alle caratteristiche del territorio. Non è affatto un caso che l'ultima direttiva europea del dicembre 2011 si intitoli proprio così: "Dati aperti, un motore per l'innovazione, la crescita e una governante trasparente".
Ricadute territoriali che pure sono emerse nei lavori della Prima Commissione Legislativa Provinciale, nell'esame del DDL 249 che si poneva l'obiettivo della migrazione dell'intero sistema provinciale al software libero, all'uso dei dati aperti e sui diritti digitali dei cittadini, nella scelta di unificarlo con il DDL 6 del cons. Bombarda sul divario digitale, nel confronto avvenuto nel gruppo di lavoro istituito dalla Commissione con l'amministrazione provinciale, nell'accogliere la richiesta da parte della Giunta di trasformare il DDL in una legge quadro sulla società dell'informazione e dell'amministrazione digitale.
In particolare nelle audizioni è emersa una forte condivisione alla proposta, a testimonianza che una parte del Trentino è già più avanti del paese legale, fornendo un contributo di idee che sono state raccolte nella stesura definitiva di questo provvedimento legislativo.
I cui punti qualificanti sono:
- l'apertura dei dati e la loro accessibilità completa e trasparente come valore
inderogabile;
- lo sviluppo della società dell'informazione all'insegna dell'innovazione, della trasparenza, della semplificazione, dell'integrazione e della cooperazione;
- l'adozione del software libero e a codice sorgente aperto;
- il polo archivistico digitale territoriale del Trentino;
- il superamento del divario digitale;
- la realizzazione del SINET (il sistema informativo elettronico trentino come
evoluzione del precedente SIEP) mettendo in rete il territorio favorendone l'interoperatività e la cooperazione, nonché gli strumenti di indirizzo e di controllo.
Per concludere, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno contribuito all'elaborazione del Disegno di Legge originario e che poi ne hanno seguito l'importante evoluzione. Grazie a loro siamo arrivati sin qui ed insieme dovremmo far sì che i contenuti di questa legge diventino realtà.
Trento, 18 luglio 2012
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