"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Sabato e domenica prossimi si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo. Nel resto del paese si vota anche per il rinnovo dei Consigli Comunali e Provinciali e devo dire che questa "promiscuità", al di là della demagogia con la quale si è chiesto a gran voce un'unica tornata elettorale, non aiuta il dibattito politico. Tant'è vero che di Europa, in questa campagna elettorale, non si è parlato affatto. Anche perché parlarne non fa guadagnare voti, tanto è distante l'idea di un'appartenenza europea dal modo di pensare della gente.
Eppure quella europea è una dimensione ineludibile. Perché riguarda ormai ogni aspetto della nostra vita economica, sociale e culturale. Perché se non avessimo avuto la moneta unica la crisi finanziaria internazionale avrebbe avuto un impatto ancora più drammatico, perché la vicenda Fiat ci indica come i mercati siano da tempo in una prospettiva post nazionale, perché la questione delle migrazioni non può che essere affrontata in un'ottica euro-mediterranea, perché la dimensione sociale non può prescindere dal lavoro e dai servizi che vengono svolti dai nuovi cittadini, perché l'ambiente non conosce confini e le questioni energetiche non possono prescindere dall'approvvigionamento del gas o del petrolio che arrivano in Italia attraverso corridoi internazionali, perché i flussi culturali hanno smesso da tempo i panni nazionali... perché siamo - anche se molto spesso non lo vogliamo capire - nel tempo dell'interdipendenza.
Ciò nonostante, continuiamo a ragionare immersi nel paradigma novecentesco degli stati nazionali, la politica sorvola i territori incapace di abitare il glocalismo, l'informazione è spesso ridotta a pettegolezzo, senza per questo non indignarsi verso un Presidente del Consiglio imbarazzante ma che ben sa rappresentare l'umore rancoroso degli italiani e l'antipolitica che pervade ogni segmento della vita pubblica di questo paese.
Smarcarsi, rifuggire da questa logica, parlare dell'Europa come progetto politico in grado di fornire una diversa cornice alla nostra quotidianità, non è facile. Allo stesso modo, far crescere una diversa prospettiva prima ancora culturale che politica richiede pensiero, visioni originali ma anche la capacità di tenere vivo un progetto politico innovativo nel quale questo pensiero possa germogliare e nel quale credo fermamente, nonostante tenda a riprodurre quel che vorrebbe mettersi alle spalle.
Per queste ragioni la mia scelta va al Partito Democratico e a Michele Nicoletti che, malgrado tutto, continua a parlare di Europa.
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