"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(29 novembre 2012) Un voto storico quello di oggi al Palazzo di Vetro. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con 138 sì, 9 no e 41 astenuti accoglie la Palestina come "Stato osservatore". Il voto è venuto dopo il discorso del presidente dell'Anp Abu Mazen di presentazione della risoluzione poi approvata a larghissima maggioranza.
"La Palestina viene all'Assemblea Generale oggi perchè crede nella pace e la sua gente ne ha un disperato bisogno. Dateci il certificato di nascita", aveva detto Abu Mazen convinto di "rilanciare il processo di pace" anche se con paletti ben piantati. "E' arrivato - ha detto il leader palestinese - il momento di dire basta all'occupazione e ai coloni, perché a Gerusalemme Est l'occupazione ricorda il sistema dell'apartheid ed è contro la legge internazionale". E ha ribadito che i palestinesi "non accetteranno niente di meno dell'indipendenza sui territori occupati nel 1967 con Gerusalemme Est".
Prima del voto sul riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro dell'Onu. Israele e Stati Uniti avevano chiaramente espresso la propria opposizione alla richiesta e alimentato una campagna per il no, mentre Russia e Cina si sono espresse a favore del riconoscimento.
All'appuntamento l'Europa è arrivata divisa. Il voto favorevole è venuto da Italia, Spagna, Francia, Irlanda, Grecia e Islanda. Si è astenuta la Germania, la Gran Bretagna, l'Olanda e la Repubblica Ceca.
L'Italia, da parte sua, ha deciso di dare il proprio sostegno alla risoluzione. La decisione è stata annunciata nel pomeriggio da una nota di Palazzo Chigi. La decisione, si legge nella nota, "è parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento". "A questo fine, il governo si è adoperato in favore della ripresa del dialogo e del negoziato, moltiplicando le occasioni di incontro con le parti coinvolte nel conflitto Medio-Orientale, in particolare da parte del presidente del Consiglio, ricevendo conferma della loro volontà di riavviare il negoziato di pace e giungere all'obiettivo dei due Stati".
Per giustificare il sì italiano, Mario Monti ha telefonato sia a Netanyahu che a Abu Mazen. Al presidente dell'Anp il premier ha chiesto di accettare il riavvio immediato dei negoziati di pace senza precondizioni e di astenersi dall'utilizzare l'odierno voto dell'Assemblea Generale per ottenere l'accesso ad altre Agenzie Specializzate delle Nazioni Unite, per adire la Corte Penale Internazionale o per farne un uso retroattivo. Allo stesso tempo Monti ha rassicurato Netanyahu sulla "forte e tradizionale" amicizia fra Italia e Israele ed ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale.
Non si sono fatte attendere reazioni. L'ambasciatore israeliano a Roma si è detto "molto deluso", mentre dopo l'annuncio il presidente Abu Mazen ha "espresso il proprio ringraziamento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti". Lo ha comunicato all'Ansa Nemer Hammad, consigliere dello stesso Abu Mazen. "Questo è un voto nella direzione giusta e naturale per un grande Paese come l'Italia", ha detto Hammad, convinto che "una stagione in cui l'Italia aveva perso la sua identità e il suo ruolo nel Mediterraneo sia passata".
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