"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Nei giorni scorsi si è svolto a Trento un interessante convegno a carattere regionale dal titolo "A Nord di Trento, a sud di Bolzano. Immagini del territorio, osservazioni delle trasformazioni". Pubblichiamo qui l'intervento introduttivo del convegno.
di Giovanna Ulrici - Michele Stramandinoli (Istituto Nazionale di Urbanistica - Sezione Trentino e Sezione Alto Adige-Südtirol)
(3 dicembre 2012) La storia dell'uomo dentro il suo contesto di vita è una storia di lente ma inesorabili modificazioni che hanno la forza di trasformare un ambiente totalmente naturale in un ambiente antropizzato, un «paesaggio». È in esso che si rende manifesta l'opera degli uomini e delle donne sulla terra e nella terra, ed è in esso che si esprime lo spirito delle comunità che abitano un certo spazio per un certo tempo.
Nel paesaggio convivono i bisogni della natura e le tensioni dell'uomo. È, per usare un espressione di Martin Schwind, «un'opera d'arte collettiva» perché «tutto un popolo crea il suo paesaggio».
Esistono paesaggi molto delicati in cui l'opera dell'uomo si intreccia con particolare sensibilità all'ambiente: è questo il caso dei paesaggi di montagna, in cui l'uomo ha intessuto un dialogo di grande rispetto con la forza della Natura, basato su opere leggere e delicate, costruite con la fatica del lavoro manuale e in virtuoso equilibrio con i cicli naturali.
Con il Novecento molti contesti alpini hanno subìto trasformazioni importanti, capaci di entrare in conflitto con la storia e destinate a sperimentare, più o meno consapevolmente, nuove modalità di espressione della propria "civiltà" nel territorio. L'arrivo violento e subitaneo della contemporaneità, con i suoi flussi, i suoi materiali, le sue reti, i suoi bisogni di auto rappresentazione, ha così creato nuovi paesaggi che si impongono al nostro sguardo con tutte le loro contraddizioni e la loro breve vita. I frammenti di questa costruzione del paesaggio sono ciò che la nostra cultura è stata in grado di produrre negli ultimi cinquant'anni: un paesaggio inaudito dentro al quale siamo invitati a riconoscere innumerevoli dicotomie.
Il territorio della Valle dell'Adige che si estende dalle propaggini nord della città di Trento fino a quelle collocate a sud della città di Bolzano, o viceversa, è lì a testimoniarci l'evidenza di questi fenomeni. Si tratta di un paesaggio che ha raccolto dentro le sue pieghe il lavoro agricolo sulla natura mediato dalla sensibilità di due culture affatto diverse: quella di stampo germanico, che si estende dal capoluogo altoatesino fino alla Piana Rotaliana e quello di matrice latina, che si estende da quel confine a meridione. Un territorio ricco di segni, caratterizzato da un ruolo di connessione tra l'Italia e l'Europa centrale, che ha avuto la forza di adattarsi ai tempi sempre cangianti della storia umana.
Si tratta di un territorio tradizionalmente accomunato dalla presenza dell'Adige che attraversava l'ampio pianoro fluviale in larghe anse e in profondi meandri. Fu proprio la presenza di un importante via di comunicazione come il fiume ad attrarre i primi abitanti di questa terra: il transito di popolazioni e di merci fu alla base dello sviluppo di insediamenti stabili che vivevano in simbiosi con il corso d'acqua ed in rapporto con il sistema di vita delle valli laterali. Ma fu anche un luogo di conquista e di difesa: il confine naturale della stretta di Salorno lo rese teatro di guerre e di conquiste quando la civiltà latina pretendeva di invadere quella germanica, o viceversa.
Con i secoli, questo territorio è stato luogo di grandi costruzioni. Nell'Ottocento si lavorò molto nella regimazione del fiume, rendendo la pianura,prima dominata da paludi e malaria, molto fertile: una delle piane «più ubertose d'Europa» come la definì Cesare Battisti all'inizio del Novecento. La canalizzazione del fiume fece certamente perdere una parte della naturalità dell'area, ma dall'altra aprì la strada per un'infrastrutturazione importante: con la Ferrovia del Brennero (1859), la Ferrovia Trento-Malè (1909) e l'Autostrada del Brennero (1968). A fianco dell'agricoltura, quindi, si è andato sviluppando il ruolo di "cerniera" per questo territorio, caratterizzato dai flussi di traffico della modernità.
A partire dagli anni Sessanta la piana tra Trento e Bolzano ha conosciuto i fenomeni della suburbanizzazione e dell'arrivo della città diffusa. Il carattere compatto degli insediamenti, ormai privato di molti punti di riferimento come il fiume e il sistema stradale storico, ha lasciato il posto a una colonizzazione diffusa del territorio. Questo sistema insediativo meno puro ma probabilmente interessante, è capace di raccontare e di testimoniare le modalità con cui le società contemporanee costruiscono il loro
paesaggio. Una modalità che deve sfuggire alla semplice e banale condanna: nelle pieghe della città diffusa, infatti, possono emergere elementi identitari non meno interessanti di quelli presenti nella città storica.
Per queste ragioni il territorio compreso tra Trento e Bolzano si mostra a noi come un testo da leggere e da decifrare con molta attenzione, e non si tratta solo di informazioni storiche. Dalla lettura dei segni lasciati sulla terra emerge la modalità sempre mutevole con cui l'umanità imprime l'impronta del proprio spirito nel contesto che abita. E le immagini dei fotografi che hanno lavorato a questo progetto sono un suggerimento importante per capire meglio: uno strumento in più per decifrare le regole con cui la società modella i propri luoghi, per cogliere i segni che compongono la nostra «opera d'arte collettiva», quelli positivi e quelli meno nobili, su cui occorre ancora lavorare.
Il lavoro degli 8 fotografi è stato messo al centro di questo progetto di osservazione e studio dedicato ad un frammento della valle dell'Adige. Le loro immagini verranno offerte alla lettura delle comunità che vi abitano, e di studiosi e testimoni di svariate discipline attinenti il territorio. Il progetto prevede una mostra itinerante, convegni, incontri e confronti. Non un semplice catalogo di immagini, quindi, ma la base per un "esperimento di studi sul paesaggio" che vuole allontanarsi dalle procedure e dagli
strumenti tradizionali del mestiere, lontano da sguardi convenzionali e scontati.
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