"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
A mezzogiorno di sabato 22 dicembre, nella bella sala del Falconetto a Palazzo Geremia nel cuore di Trento, Emiliano Bertoldi e Samuela Michilini si sono sposati. Ad officiare la cerimonia, una persona che con i matrimoni non ha mai avuto molta dimestichezza, né quelli degli altri (era la mia prima volta), né con il proprio visto che la mia convivenza con Gabriella prosegue felicemente da trentaquattro anni.
Eh sì, a sposare Emiliano e Samuela c'ero proprio io, emozionato quanto gli amici che qualche mese fa hanno chiesto che a dir loro la celebre frase di rito fossi proprio io. E così nelle ore precedenti alla loro unione civile ho messo a soqquadro la mia biblioteca per cercare le parole giuste per accompagnare un atto altrimenti ridotto alla semplice lettura degli articoli di legge.
Così il matrimonio di questi cari amici avrebbe potuto assumere il fascino dei racconti mediterranei di Fatima Mernissi o le parole di Robert Musil dedicate alla valle incantata, di un intimo racconto di Luce Irigaray o il ritmo orientale della "sevdalinke" (la canzone d'amore) della Bosnia Erzegovina.
Poi invece, come sempre più spesso mi accade, è venuta in mio soccorso la poesia, quel nutrimento del pensiero di cui - in mezzo a tanta barbarie - abbiamo davvero bisogno. In questo caso i versi di Georges Brassens tradotti e magistralmente interpretati negli anni '60 da Fabrizio De Andrè. Non solo un vecchio vinile, ma il mio primo disco, quel volume che raccoglieva altre poesie come "Via del campo" o "Preghiera di gennaio", "Si chiamava Gesù" o "Barbara", testi che allora vennero censurati dalla Rai e dal Vaticano.
Parlo del brano intitolato "Marcia nuziale", "le povere nozze di mio padre e mia madre", per dire ai piccoli Sofia e Nicolò che anche negli anni sessanta accadeva che i figli assistessero al matrimonio dei propri genitori, anche se allora venivano messi all'indice dal bigottismo del tempo, e di andarne orgogliosi.
Per dire anche che ci manca lo sguardo intelligente di Fabrizio, sempre così attento e sensibile nel raccontare il proprio tempo. Pensieri e parole... oltre il delirio del fare che segna il nostro presente. E proprio grazie alla poesia e alla letteratura è nata l'amicizia con un altro poeta, Vinicio Capossela, nella riflessione sulla figura dell'Ulisse e di quella dell'artista che diede un volto al personaggio dell'Odissea.
"Ovunque proteggi" è un messaggio d'amore di rara intensità, i cui ultimi versi ho scelto di dedicare a questa unione, accompagnato al pianoforte dal genio artistico di Antonio Colangelo:
In ricchezza e in fortuna,
in pena e in povertà,
nella gioia e nel clamore,
nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole,
nel sonno e nell'amore...
ovunque proteggi la grazia del mio cuore,
ovunque proteggi la grazia del tuo cuore.
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