"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
"...l'idea che in primavera allo zaino delle terre alte si affianchi la topolino amaranto di un altro viaggiare attraverso i borghi e le città del bel paese..."
(31 gennaio 2013) Quello che trovate in allegato è il testo della relazione tenuta da Michele Nardelli il 24 gennaio scorso dal titolo "La bellezza del passare la mano. Rottamatori e rottami: ma l'unico linguaggio è quello dello sfasciacarrozze? E' possibile trasmettere le esperienze, le passioni e le competenze in politica, senza costringere qualcuno a portarci via, a forza, dai luoghi del potere?", tenuta nella cornice della Scuola di formazione politica "Danilo Dolci" di Roma.
La bellezza del passare la mano
di Michele Nardelli
Il tema del "passare la mano" non è dei più frequentati, lo è ancor meno quando ci si trova in un contesto elettorale dove semmai si spiegano le ragioni del proprio "mettersi a disposizione" o, per altri versi, dellarivendicazione di un ricambio generazionale che fa fatica ad imporsi.
Non voglio affatto aggiungere la mia voce a quella di chi invoca il rinnovamento purchessia, nel nuovo frequentemente si annida il vecchio e francamente questa
contrapposizione non mi appassiona. So bene invece quanto pesi il fascino del potere, riconducibile all'umana contraddizione fra delirio di onnipotenza e caducità delle nostre esistenze.
Fernando Pessoa, grande poeta e scrittore portoghese, affermava a questo proposito: "Ogni uomo che meriti di essere celebre sa che non ne vale la pena". Con questa consapevolezza non comune vorrei provare ad avvicinarmi al tema che intendo trattare e che con dubbio gusto viene ridotto al "concetto" di rottamazione... (vai alla relazione)
Il testo della relazione di Michele Nardelli
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