"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Studiare le mafie, per saperle contrastare

il manifesto della winter school

"Mafie senza confini. Economie, territori, comunità"

Trento, 7-8-9 marzo 2013

L'intervento di Michele Nardelli nella Tavola rotonda iniziale della "winter school" del Forum trentino per la la Pace e i Diritti Umani "Mafie senza confini"

Era il 27 marzo 2012. Al Teatro Petruzzelli di Bari va in scena la prima nazionale del film di RAI Storia sulla cosiddetta "quarta mafia", quella "Sacra Corona Unita" che oggi rappresenta l'anello di congiunzione fra la criminalità organizzata del nostro paese e le mafie dell'est.

In quello splendido scenario, da poco ricostruito dopo l'incendio per mano mafiosa che l'aveva completamente distrutto (è emblematico come l'accanimento contro la cultura stia diventando sempre più sistematico tanto nelle guerre come nell'azione della criminalità organizzata), nel confronto con il sindaco di Bari ed ex magistrato Michele Emiliano, con il capostruttura RAI Piero Corsini e il regista Aldo Zappalà sulle nuove mafie e sul loro carattere postmoderno, è emersa la proposta di proseguire quel dialogo a Trento, realizzando un ponte fra nord e sud nella consapevolezza che la presenza della criminalità organizzata non conosce confini e che nessun territorio può considerarsi un'isola.

Nasce così la proposta di realizzare una winter school 2013 "Mafie senza confini", coinvolgendo in questo percorso l'associazione Libera, le istituzioni locali, la cooperazione trentina, l'Università di Trento, i luoghi della formazione e gli osservatori che il nostro territorio ha contribuito a realizzare come Transcrime o per altri verso Osservatorio Balcani Caucaso.

Un incrocio di sguardi che ci aiutino a mettere a fuoco due aspetti che riteniamo cruciali e che rappresentano gli obiettivi di queste tre giornate di lavoro. Il primo è quello corrisponde alla domanda: "Di che cosa stiamo parlando?", ovvero la necessità di mettere a fuoco la natura delle organizzazioni criminali, la loro capacità di interagire con i processi di finanziarizzazione dell'economia, la loro natura tutt'altro che arcaica. Il secondo aspetto che vorremmo analizzare intende rispondere alla domanda su quanto siano attrezzate le comunità locali a difendersi dai processi di penetrazione e radicamento delle mafie sui territori, tanto sul piano delle normative come su quello culturale.

La natura post moderna della criminalità organizzata

In questi giorni i talk show televisivi ospitano la presentazione di un film di Gabriele Salvatores tratto da quello che ormai è diventato un caso editoriale, "Educazione siberiana" di NicolajLilin. Ne parlo perché nel libro di Lilin uscito qualche anno fa con Einaudi esce una visione quasi romantica della cosiddetta "criminalità siberiana" che nonncorrisponde alla realtà ben più prosaica di quello stato offshore che in pochi conoscono e che si chiama Transnistria e che dal 1992 rappresenta uno dei passaggi cruciali del traffico internazionale di armi e di esseri umani. Seppure in maniera distorta, che se ne parli non è male perché questo paese ci introduce meglio di ogni nostro discorso nel carattere moderno (o meglio postmoderno) delle mafie transnazionali e di quella russa in particolare che rappresenta una sorta di forziere internazionale del crimine.

Ci aiuta, in altre parole, a mettere a fuoco il ruolo delle mafie nel tempo dell'interdipendenza, mafie che hanno smesso da tempo di essere fenomeni di natura solo locale assumendo una cifra po o che mi preme sviluppare, ovvero il ruolo delle mafie nel tempo dell'e continuità che ha a che vedere con i moderni processi di finanziarizzazione dell'economia. Le mafie oggi proliferano sui traffici internazionali (armi, droga, rifiuti tossici, esseri umani...), sul riciclaggio del denaro (speculazione edilizia, centri commerciali, casinò...), sugli appalti (oligopoli che condizionano le gare, cooperative addette al massimo ribasso...), sulle tangenti e sull'usura, sui prodotti contraffatti e il gioco d'azzardo... Un fiume di denaro valutato nell'ordine del 10% del PIL italiano.

Il contesto di crisi accresce oltremodo la capacità di penetrazione dell'economia criminale proprio a partire da una liquidità finanziaria che non ha pari e che attraverso il riciclaggio ripulisce il denaro e gli investimenti rendendo così particolarmente insidioso e sottile il rapporto fra legalità e illegalità.

Esamineremo in questi giorni le caratteristiche delle diverse mafie che segnano il nostro paese e di quelle che si sono formate nel contesto europeo ed internazionale, per capirne i caratteri e i contesti culturali nei quali prolifera.

Ragioneremo infine sulla zona grigia, ovvero sul confine fra legale e illegale, quel terreno sul quale interagiscono professionisti, uomini d'affari, politica, pur non essendo definibili come mafia ma dei quali la mafia ha bisogno per capitalizzare i profitti e la sua capacità di controllo sociale.

La mafia da noi esiste?

E qui arriviamo al secondo degli obiettivi di queste nostre giornate di lavoro. Quello cioè di interrogarsi su quanto le nostre comunità locali siano attrezzate a comprendere e a far fronte ad una presenza finanziaria che ci ricicla nel mercato azionario, in quello immobiliare, nel commercio...

Si è discusso molto in questi anni se la mafia esiste anche in Trentino. Se possiamo dire che l'autogoverno e la coesione sociale rappresentano importanti antidoti verso la penetrazione mafiosa nei territori, dobbiamo dirci con altrettanta franchezza che nessun territorio può chiamarsi fuori. Dovremmo averlo compreso da tempo, da quando nel 1997 scatta a Madonna di Campiglio l'operazione "Scacco matto" con la quale si mettono le manette ad alcuni esponenti della "Brigata del Sole", l'organizzazione più potente della mafia moscovita. Nelle lussuose sale del "Golf Hotel" era infatti riunito il summit di quell'organizzazione criminale che aveva deciso di impiantarsi nel nostro paese come luogo di riciclaggio e di affari.

Quell'operazione venne condotta dall'allora capo della squadra mobile di Trento Paolo Sartori, che oggi è qui con noi per questa tre giorni di lavoro, e che da quasi dieci anni ormai lavora a Bucarest per intercettare i traffici internazionali della criminalità organizzata.

Da allora sono passati quindici anni ma ancora oggi non credo ci sia piena consapevolezza sulla capacità di penetrazione della criminalità nelle nostre comunità e fin dentro le nostre vite. Perché quando si altera il mercato immobiliare, perché quando la dimensione finanziaria prende il sopravvento sull'economia reale, perché quando il credito diventa usura, si altera il contesto sociale, le relazioni, l'economia del territorio.

Basta leggere la cronaca quotidiana per comprendere come la penetrazione mafiosa al nord abbia compiuto nel frattempo un vero e proprio salto di qualità. Nel controllo degli appalti, si pensi allo scioglimento da parte del Ministero degli Interni dei consigli comunali di Bordighera e di Ventimiglia in Liguria, oppure alle inchieste sull'usura dell''ndrangheta in Lombardia o sul riciclaggio in una realtà come la Valle d'Aosta dove le inchieste hanno scosso l'amministrazione regionale.

Allora la domanda è la seguente: siamo attrezzati a tutto questo? Le comunità locali, le regioni, le province autonome come la nostra... sono in grado di comprendere e di difendersi da processi tanto sofisticati? Siamo in grado di opporci a quella cultura che fa da sfondo al potere mafioso?

Affronteremo in questi giorni gli strumenti legislativi, dalle leggi a sostegno della cultura della legalità a quelle sulla trasparenza negli appalti. Ma occorre anche interrogarsi sulla nostra capacità di indagare a cominciare dall'incrocio dei dati di cui siamo in possesso, laddove abbiamo un insolito numero di subentri nelle attività commerciali, laddove siamo in presenza di acquisti immobiliari consistenti da parte di persone giovani o di persone molto anziane, laddove ci sono cambi eccessivi di volumetrie, laddove c'è un eccesso di richieste di banconote da 500 euro (lo sapete che secondo l'Agenzia inglese sul crimine organizzato nel Regno Unito il 50% della domanda di banconote di questa taglia viene dalle organizzazioni criminali?) ... questi ed altri indicatori di mafiosità, una sorta di termometro del rischio, possono aiutarci a rispondere alla domanda iniziale.

Su tutto questo lavoreremo così come sulle questioni relative all'affermazione della cultura della legalità, a quanto investiamo su questo piano come in coesione sociale.

Iniziamo questa tre giorni di lavoro di approfondimento. Lo faremo in tre luoghi simbolici di questa terra. In questa sala prestigiosa (Depero), simbolo della nostra autonomia. Domani saremo nella sala don Guetti della Cooperazione trentina, un tratto dell'economia sociale del trentino. Ed infine sabato nel Palazzo degli Agostiniani dove ha sede il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, uno dei nostri importanti luoghi formativi alla globalità. Auguriamoci buon lavoro.

 

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